Nella accezione comune il cemento rappresenta quel materiale atto a costituire la struttura di un edificio, di un ponte, di elementi di pratica costruttiva. Esso è sinonimo di robustezza, peso, staticità e così è nella maggior parte dei casi, ma spesso lo si trova in funzioni che trascendono la sua natura e per magia si fa delicato e leggero come un vestito decorato indosso ad un edificio, o come epidermide sul corpo.
Parlo di quel risultato inatteso che si svela agli occhi, nell'osservare le decorazioni esterne di palazzi, ville e monumenti che nel periodo del nuovo stile hanno reso elegante anche la più classica costruzione. Nel programma del comitato della prima Esposizione Internazionale di arte decorativa di Torino del 1902, si legge:
Bisogna avvicinare la vita all'arte se si vuole che l'arte ritorni alla vita. Le nostre città, le nostre case, le nostre stanze, sono spesso antiestetiche, disarmoniche, illogiche, schiave come sono di tradizioni d'altri tempi o di una produzione puramente commerciale. Bisogna che l'arte, come avvenne nelle età passate, porti nel più umile oggetto il suo marchio ed il suo fascino, orni tutte le forme materiali dell'esistenza.
E l'arte compare, in una veste nuova, moderna, svelta, democratica, l'arte di decorare con il cemento.
Verso la metà dell’Ottocento fa la sua comparsa la pietra artificiale. Questa, era più economica della vera pietra e con la facilità di poter realizzare il decoro a stampo oltre che a poterlo successivamente scalpellinare per rifinirlo. Ebbe il suo momento di sviluppo allorquando si cominciò a diffondere il cemento Portland, chiamato così per via del colore grigio chiaro simile a quello della pietra della regione di Portland (i primi composti erano a base di calce, pozzolana e argilla, in percentuali variabili, poi l'uso del cemento come legante divenne predominante). La pietra artificiale era un materiale costituito da un impasto a base di legante, sabbia e aggregati di varia granulometria e tipologia, con aggiunta di polvere e graniglia di marmo, miscelato con acqua e poi colato in stampi. La sperimentazione su questi nuovi impasti plastici rappresentava sicuramente un’innovazione tecnologica per la realizzazione degli elementi decorativi da costruzione. Solitamente si realizzavano con la pietra artificiale, balaustre, pannelli da rivestimento, piastrelle per pavimentazioni, gradini, e molto altro.
Il cemento decorativo nasce quindi con l’intento di imitare la pietra, sia per le sue prerogative estetiche, sia per quelle di robustezza agli agenti atmosferici. I vari laboratori artigiani avevano i loro ingredienti segreti delle miscele, per differenziarsi sul vasto mercato che si stava affermando. Il cemento aveva la caratteristica principale di essere molto adesivo e di indurire velocemente ed in modo omogeneo.
Nell'epoca Liberty, gli stampi creavano decori in cemento dalle forme floreali e naturalistiche, di volti di donna o di nastri morbidi, prendendo spunto dai lavori tradizionali in pietra, in ceramica ed in ferro. L’Inghilterra fu il primo Paese a sostituire lo stucco con un impasto di calce e cemento per la realizzazione di questo tipo di decorazioni, proprio per la facilità di realizzazione, robustezza ed economicità (il costo dei mattoni in cemento era quattro volte inferiore a quello delle pietre naturali). In Italia la prima città ad avere edifici con decorazioni in cemento fu Torino data la sua vicinanza alla Francia. Gli intonaci decorativi di cemento si possono dividere in due categorie: di cemento propriamente detti ed in pietra artificiale. I primi si possono riconoscere dal colore grigio-giallo dell’intonaco, i secondi invece sono facilmente identificabili dato che imitano la tessitura ed il colore delle pietre. Il francese M. Bailly nel 1875, per primo parlò di pietra ricostituita descrivendo un materiale ottenuto da una miscela di pietra tenera frantumata e calce idraulica “costipata” in stampi. In Italia le prime pietre artificiali furono presentate all’Esposizione Industriale di Milano del 1881. Ma mentre Archimede Sacchi architetto di Milano esperto in restauri, riportò che: “Il cemento è un materiale edilizio che adesso assomiglia ad un generico, ossia a quell’attore che fa tutte le parti”. Su L’architettura italiana del 1912 si esprime un giudizio categorico: “Il cemento armato è apparso pochi anni addietro all’orizzonte architettonico come un obbrobrio! Rappresentava l’invasione dell’Industria sull’Arte: era il materiale ignobile che veniva a simulare il materiale naturale facendogli tuttavia adempiere a funzioni inverosimilmente audaci, temerarie, inquietanti... si sente generalmente il carattere appiccicaticcio e mendace di questo rivestimento, la mancanza di omogeneità colla massa costruttiva, l’assenza di valore organico.
Fatto sta che la pietra artificiale riusciva a coniugare le istanze sociali riducendo i costi di produzione, creando un prodotto a metà strada tra artigianato ed industrializzazione. Il fatto di lavorare con stampi e modelli consentiva un alto numero di riproduzioni, abbattendo costi e tempi.
Per la sua versatilità, il cemento decorativo divenne ben presto un elemento che caratterizzerà anche altri ambiti di applicazione, ad esempio, nel giardinaggio. Nasce una nuova figura professionale, quella dell’artigiano cementista specializzato in rocaille, pietre artificiali resistenti alle intemperie che costituiranno gli elementi base dei nuovi giardini di moda romantica. In questi giardini, gli artigiani cementisti ricreavano ambientazioni di grotte con stalattiti, stalagmiti o panchine a forma di tronchi e rami di legno, tutto rigorosamente di cemento, armato di ferri per conferire la necessaria robustezza.
È importante oggi conoscere le tecniche di produzione utilizzate al fine di essere in grado di conservare con mirati interventi di restauro le decorazioni che ornano le nostre città. Purtroppo per alcuni, tali eredità artistiche non sono ancora degne di tutela perché considerate di un tempo storico ancora recente, un errore, perché rappresentano un'epoca che ha segnato la storia della architettura, un'epoca dove la trasformazione culturale, artistica ed industriale si sono fuse nell'estetica, che è dovere conservare, come identità definita.