Vittorino Losio, presidente di CEF: la cooperativa di farmacie tra le più importanti del panorama italiano. CEF oggi è la prima cooperativa della distribuzione farmaceutica italiana per storicità, per quota di mercato (10,7%), per numero di soci e per numero di farmacie aderenti. Ma Losio è da poco anche il presidente di FederfarmaCo, una società per azioni cui aderiscono tutti i farmacisti soci di cooperativa presenti sul territorio nazionale. Abbiamo chiesto a Losio come sia il settore della distribuzione del farmaco, e non solo, in Italia e quanto sia importante la cooperazione.
Presidente, come sta la farmacia italiana?
Il paziente ha subito un brutto colpo… ma si riprenderà! Ecco come sintetizzerei la situazione attuale della farmacia italiana. Il Covid è stata un’esperienza traumatica per tutti i farmacisti: impegnati in prima linea nel contrasto della pandemia, con poche armi e con tutti i problemi di approvvigionamento sui DPI che ben conosciamo. Lo strascico sul fronte del giro d’affari sui primi sette mesi dell’anno è una perdita del 3% con un -4% sull’etico e un -2% sul libero servizio. Ma in fondo a questo periodo buio iniziamo a rivedere la luce: nell’ultimo mese registriamo infatti valori in linea a quelli dello scorso anno e, se la situazione pandemica rimane sotto controllo, tutti siamo chiamati a rinnovare la nostra fiducia rispetto ad un sistema farmacia-Italia che ha i fondamentali solidi e tutte le possibilità per tornare a crescere.
Il mercato cooperativistico in farmacia sta dando ottimi risultati da qualche anno a differenza di altri settori, un po' in affanno. Qual è l'arma vincente di questo sistema?
Il fattore strategico di successo del sistema cooperativistico in farmacia è il controllo della distribuzione. Finché saremo in grado di fare sistema e mantenere nelle mani dei farmacisti la proprietà e gestione delle piattaforme logistiche, difenderemo la nostra libertà d’impresa che si traduce sempre, nel nostro settore, in miglior servizio e garanzia di professionalità per il cittadino utente.
Per questo motivo il monopolio delle acquisizioni di farmacie che passano nelle mani di gruppi finanziari o di multinazionali straniere non può che essere letto come un vulnus per il nostro sistema perché va ad indebolire la nostra capacità di fare massa critica e mantenere così il controllo della distribuzione.
Lei è stato da poco nominato presidente della potente FederfarmaCo con 12mila farmacie aderenti nella forma cooperativistica. Ci spiega come funziona FederfarmaCo e i suoi prossimi obiettivi?
Sì, la nomina a presidente di FederfarmaCo è stata sicuramente un momento importante per me, ma soprattutto lo è stato per la mia cooperativa: un riconoscimento al ruolo che in questi anni CEF ha svolto per tutelare il modello cooperativistico, svolgendo di fatto un’azione sinergica rispetto alla missione di FederfarmaCo che è proprio quella di esprimere la forza del sistema delle cooperative di farmacisti che controllando il 40% del mercato della distribuzione intermedia rappresenta, di gran lunga, il primo operatore nazionale.
Questo aspetto numerico purtroppo non si traduce ancora in un’altrettanta forza di indirizzo e contrattuale all’interno della più ampia filiera del farmaco. Un obiettivo certamente alla nostra portata ma che potrà essere raggiunto soltanto mettendo da parte ciò che ancora ci divide per focalizzare le nostre azioni su quanto possiamo fare insieme di sinergico per aumentare la competitività del sistema.
CEF, di cui lei è presidente, è la più grande cooperativa che faccia acquisizioni di farmacie, spesso a dispetto dei colossi stranieri scesi nel nostro Paese. Ci racconti di CEF e di come intende ancora svilupparsi in Italia.
CEF è una grande realtà: la prima cooperativa in Italia come quota di mercato nella distribuzione, più di 1.000 dipendenti diretti, 12 magazzini su tutto il territorio, oltre 800.000 confezioni trattate quotidianamente. Assistiamo però da anni a livello europeo e anche qui in Italia ad un assottigliarsi progressivo delle marginalità… consideri che il margine medio a confezione del grossista è diminuito negli ultimi dieci anni di circa il 70%... e che il valore del canale farmacia per il farmaco rimborsato dal SSN, dal 2001, si è dimezzato. CEF non è rimasta ad osservare i fenomeni e ha cercato di gestire il cambiamento: prima con un imponente allargamento del proprio fatturato, grazie ad una politica di intervento mirato a sostegno delle cooperative, ed ora con una strategia di diversificazione delle marginalità cercando di completare il ciclo del valore. Questo si è tradotto in un progetto retail completo con l’acquisizione di farmacie, nuovi prodotti a marchio e la progettazione di un nuovo format che presto vedrà la luce.
Ogni tanto si legge come alcuni comuni mettano sul mercato le loro "farmacie comunali", un punto istituzionale che spesso però negli ultimi anni ha sofferto del cambiamento del mercato e della legge del profitto. Lo spirito cooperativistico può essere in grado di sopperire alla mancanza di etica, non per colpa del farmacista, di grandi gruppi internazionali scesi in Italia per acquisire?
La gestione delle farmacie comunali non è mai semplice: contratti per il personale diversi rispetto alle private, una scarsa esperienza nella gestione dei servizi, un’area di libera vendita non allineata alle attuali esigenze della clientela… sul fronte diametralmente opposto osserviamo i modelli di gestione della farmacia unicamente votati alle leggi del mercato e del profitto. Due mondi distanti anni luce tra i quali non esistono mediazioni o equilibrismi: noi pensiamo che l’unica farmacia possibile sia quella della professionalità al servizio dell’utenza. La farmacia italiana libera e indipendente ha saputo per decenni esprimere questi valori e oggi, grazie al sistema delle cooperative e dei loro network, è in grado di rappresentarli al meglio e competere efficacemente su ogni possibile fronte.
Molto spesso, ancora oggi, si ringraziano medici e infermieri per il sacrificio nella lotta al Covid. Non trova questo un torto verso le altre categorie come le farmacie e le professioni sanitarie tutte?
Qualche mese fa in piena emergenza ero qui con i miei collaboratori più stretti, in collegamento continuo con i nostri magazzini più esposti all’ondata di piena della pandemia come Brescia, Bergamo, Cremona e in contatto costante con le nostre farmacie e i nostri soci e facevo una riflessione, cercando di cogliere nel dramma che si stava vivendo una nota di speranza. Oggi, dicevo, è a tutti estremamente chiaro il valore della farmacia: mentre i medici di famiglia non possono visitare e gli ospedali sono off-limits, per tanti nostri concittadini, soprattutto per le persone sole, più anziane e fragili non c’è che la farmacia come luogo in cui trovare in piena emergenza un professionista in grado di fornire una parola di conforto, un consiglio per la propria salute. E, al di là dei ringraziamenti ufficiali, per tutti noi questa esperienza drammatica ha scritto a chiare lettere l’indispensabilità della farmacia come presidio sul territorio a tutela della salute dei cittadini.