San Martino al Cimino è un piccolo borgo che deve la sua importanza a Donna Olimpia Pamphili, cognata di papa Innocenzo X. Donna Olimpia era talmente affezionata a questo borgo che ricevette il titolo di Principessa di San Martino al Cimino; infatti, entrando nel paese, si legge sotto il nome del borgo la scritta “Principato”. La nobildonna affidò al Borromini la ristrutturazione architettonica del borgo, e l'artista si occupò anche dei lavori nell'abbazia cistercense risalente al XII secolo.
Mentre veniva edificato il palazzo nobiliare, i costruttori del palazzo di corte acquistarono le case, costruite man a mano attorno ad esso, a riscatto: è uno dei primi esempi di costruzione pianificata. Le casette ospitavano i sudditi all'interno del borgo che era dotato di tutto il necessario, osterie e intrattenimenti, spacci e botteghe. La principessa era molto generosa e aveva esentato i sudditi dal pagamento delle tasse; inoltre, stabilì una dote per le ragazze che dopo il matrimonio avessero scelto di rimanere nel paese.
Un altro esempio di architettura molto particolare è il soffitto a cassettoni all’interno della stanza da letto della principessa, nel Palazzo Pamphili. Il soffitto è dotato di un sistema di carrucole che faceva sì che si potesse alzare o abbassare a seconda delle stagioni, per ottimizzare il riscaldamento. E ancora, le casette a schiera all’interno delle mura sono interessanti primi esempi di case a schiera.
Tuttavia, il pezzo forte del paese è la splendida abbazia cistercense che domina il borgo dall’alto, della quale si deve al Borromini anche l’intervento d’innalzamento dei campanili. L’abbazia è molto semplice e solenne con i suoi archi a sesto acuto, e si presta ai matrimoni, soprattutto se gli invitati sono molto numerosi. Oltre che per questo motivo l'abbazia ha lasciato in me un ricordo particolare, essendo stata oggetto di studio da parte mia e dei miei compagni di master, con i quali concludevo spesso le ricerche in deliziosi ristorantini. San Martino, infatti, merita una visita anche per le specialità culinarie e la semplicità della sua cucina casareccia, che offre prelibatezze locali soprattutto a base di cacciagione, di cui le vaste aree boschive circostanti sono ricche.
A San Martino difficilmente si capita per caso, a meno che non si percorra una strada alternativa alla Cassia Cimina o alla Cassia per raggiungere Viterbo; ma se si è nei paraggi, consiglio una visita veloce al borgo e un gustoso piatto di cucina locale in uno dei prelibati ristoranti nascosti al suo interno.