Dopo i boschi e le foreste più belli dell’Italia settentrionale e alto-centrale, scendiamo lungo la nostra bella Penisola, alla scoperta di altri luoghi incantati, nei quali passeggiare e trascorrere ore felici.
Cominciamo dalla Toscana, regione molto ricca di superficie boscata, pari al 47% del territorio: vi prevalgono i querceti caducifogli (a cerro e roverella, ovvero Quercus cerris e Quercus pubescens), seguiti, ad altitudini maggiori, da boschi a prevalenza di castagno (Castanea sativa), faggio (Fagus sativa), abeti e pini neri (Pinus nigra), mentre nelle aree mediterranee dominano le leccete (Quercus ilex) e cipresseti (Cupressus semperivens). Meravigliosi i boschi che ricoprono le montagne della Garfagnana, costellata di piccoli borghi e sentieri, e i Boschi delle Cerbaie, a poca distanza dalla Riserva Naturale del Padule, vicino a Fucecchio, in provincia di Pisa. Sulla montagna pistoiese, a nord di Pistoia, ci si può invece addentrare nella Foresta del Teso, che raggiunge i 1700 metri di altitudine ed è attraversata dal torrente Maresca: formata da faggi, castagni e abeti, e ricca di fauna selvatica, è purtroppo utilizzata come riserva di caccia e come tale praticabile in sicurezza solo quando questa è chiusa.
Da non perdere, a Regello, fra Arezzo e Firenze, la Foresta di Vallombrosa, 1.279 ettari compresi i 450 e 1450 metri di altitudine, composti, alle quote più basse, da castagni, querce, aceri e carpini e, quelle più elevate, da abeti bianchi, faggi, pini larici (Pinus nigra laricio) e douglasie (Pseudotsuga menziesii), presenti in purezza e quasi, poiché impiantati e coltivati in passato dai monaci benedettini dediti alla vendita del legname e all'allevamento degli ovini, che vi si insediarono fondando l’omonima Abbazia nell'XI secolo: boschi di abeti bianchi e faggi c’erano già, gli altri alberi li piantarono loro. Dopo la nascita del Regno d'Italia, la foresta di Vallombrosa passò allo Stato e dal 1977 è Riserva Naturale Biogenetica: meta di migliaia di turisti e campo scuola degli studenti della Facoltà di Scienze Forestali dell'Università di Firenze, comprende alcuni tra gli alberi più alti d’Italia, come un abete bianco di oltre 60 metri di altezza. All’interno vi sono anche gli Arboreti Sperimentali di Vallombrosa, creati a partire dal 1870, che a loro volta contano collezioni di alberi maestosi, fra cui Calocedrus decurrens, Thuja plicata, Pseudotsuga menziesii, Sequoia sempervirens e Sequoiadendron giganteum, e un Pinus lambertiana di 40 metri e oltre di altezza.
In provincia di Arezzo si estende il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, che comprende boschi magnifici, fra cui la Foresta di Campigna e il bosco monumentale di faggi, aceri e abeti intorno al Santuario della Verna, sul Monte Penna, una montagna isolata di 1.283 metri di altezza, al centro dell'Appennino Toscano, sulla quale San Francesco avrebbe ricevuto le stigmate.
Nella parte meridionale della Toscana, tra i comuni di Roccalbegna e Semproniano, in provincia di Grosseto, si incontra la Riserva naturale di Bosco Rocconi, parte della quale di proprietà del WWF, caratterizzata da leccete, con alberi plurisecolari, e boschi dominati da orniello (Fraxinus ornus), acero minore (Acer monspessulanum), corniolo (Cornus mas) e sorbo montano (Sorbus aria), con un ricco sottobosco di orchidee selvatiche, e, nelle zone più umide a ridosso dei fiumi, da carpino bianco e carpino nero (Carpinus betulus e Ostrya carpinifolia), olmo (Ulmus minor) e nocciolo (Corylus avellana). Sempre in provincia di Grosseto, vicino a Orbetello, merita una visita la bella grande pineta di pino marittimo (Pinus pinaster) e pino domestico da pinoli (Pinus pinea) all’interno della Riserva della Feniglia, ai quali, nella fascia confinante con la laguna di Orbetello, si aggiungono latifoglie.
Il Lazio di foreste ne ha poche, rispetto ad altre regioni, ma di grande bellezza e importanza storica: fra queste, il Bosco del Sasseto, ai piedi del castello di Torre Alfina, nel Viterbese, un’area naturale protetta attraversata da sentieri, che conducono a un antico mulino, a una suggestiva cascata e al castello, e la celebre faggeta sul Monte Cimino (la cima più alta della catena dell’Antiappennino laziale dei Monti Cimini, in provincia di Viterbo): situata fra i 600 e i 1.053 metri di altitudine e attraversata da molti sentieri da percorrere a piedi, a cavallo e in mountain bike, comprende molti alberi secolari, fra cui faggi di 50 metri, castagni, cerri, carpini neri e bianchi; è talmente fascinosa che vi sono state effettuate le riprese di film celebri, fra cui Il Marchese del Grillo, di Mario Monicelli, nel 1981. Nei pressi del Lago di Bracciano, il Bosco Macchia Grande, costituito da cerri e farnie (Quercus robur) secolari, castagni, betulle e carpini, rappresenta ciò che rimane dell’antica Silva Mantiana, che un tempo ricopriva interamente i Monti Sabatini e Cimini.
In provincia di Rieti, sull’Appennino tra Abruzzo e Lazio, poco lontano dal borgo di Corvaro, si incontra un’altra antica formazione boschiva, la Foresta dei Castagni, che custodisce alberi di 400-600 anni di età: è percorsa dai pastori, per la transumanza, ma, purtroppo, anche dai cacciatori.
Il Lazio, inoltre, comprende parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in gran parte ricoperto da grandi e vetuste faggete. Per quanto riguarda queste due regioni, l’Abruzzo offre ai camminatori i meravigliosi Boschi Vetusti della Val Cervara, situati lungo le pendici settentrionali del Monte Schienacavallo, nel comune di Villavallelonga (AQ), una faggeta di 20 ettari, considerata la più antica d’Europa e per questo riconosciuta dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”, con esemplari di 500 anni età; e il Molise, boschi di cerri e faggi all’interno della Riserva Naturale di Montedimezzo, annidata sull’Appennino in provincia di Isernia.
E arriviamo alla Puglia, che, assieme alla Sicilia, è la regione italiana più povera di boschi come superficie, ma non certo per importanza, a cominciare dalla Foresta Umbra, che, nonostante il nome, si sviluppa all’interno del Parco del Gargano, in provincia di Foggia, a circa 830 metri di altitudine: il nome deriverebbe, infatti, dalle antiche popolazioni umbre che vi erano andate ad abitare, o, più probabilmente, dalla vegetazione così fitta da far passare appena i raggi del sole, determinando la prevalenza di zone ombrose. Ricca di fauna selvatica (che comprende il capriolo garganico, il tasso, il gatto selvatico e moltissimi volatili), è formata da latifoglie, soprattutto faggi, con un sottobosco che comprende molte orchidee selvatiche, per cui è molto frequentata da birdwatcher e appassionati di fotografia naturalistica, e molti esemplari arborei fra i più importanti d’Italia, fra cui il Cerro di Vico (Quercus cerris), alto 50 metri, lo Zappino dello Scorzone, un Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) dell’età di 700 anni, tra Peschici e San Menaio, e il Patriarca della Foresta, un faggio con un diametro di 2 metri e altezza di oltre 40 metri.
Imperdibili, sempre nel Parco del Gargano, il Bosco Quarto, caratterizzato da cerri colossali, faggi, carpini bianchi e da un fitto sottobosco di agrifogli (Ilex aquifolium); i boschi di faggio e lecci della Riserva naturale Ischitella e Carpino, e il Bosco Macchione, a pochi chilometri da Deliceto: un territorio incontaminato, fra i 600 e i 900 metri sul livello mare, ricco di querce secolari (Quercus cerris e Quercus pubescens).
Scendendo verso Sud, si incontrano la Foresta Mercadante (nel Parco dell’Alta Murgia, in provincia di Bari), il Bosco della Correggia (vicino Maruggio, sulla strada per Manduria, in provincia di Taranto), e il Bosco Angerelli a Melendugno, nel Salento, Lecce), uno dei pochi boschi pugliesi a leccio ancora intatti.
Per ora ci fermiamo qui. Nel prossimo articolo, andremo alla scoperta dei boschi e delle foreste di Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, dove non mancheranno molte altre belle sorprese.