Tutte le malattie nascono nell’intestino.
(Ippocrate, IV secolo a.C.)
Sono passati millenni, eppure Ippocrate, il primo medico olistico della storia, aveva assolutamente ragione: non è forse il cibo il primo elemento energetico che introduciamo nel corpo quando inizia la giornata? E questo cibo rappresenta il nutrimento soltanto per il corpo o anche per l’anima? Nutriamo l’insieme di corpo e anima, l’alimento non è solo cibo materiale, ma occorre considerare anche il suo valore energetico.
Dare più vita agli anni e più anni alla vita significa preoccuparsi anche di seguire un’alimentazione compatibile con il nostro sistema energetico. Se non lo facciamo, sebbene il nostro cervello addominale cerchi di attuare questa compatibilità, possiamo sottoporre a stress il nostro sistema e a lungo andare, tale stress, si può trasformare in malattia. Secondo le neuroscienze ogni elemento energetico che introduciamo, compresi pensieri e sentimenti, viene mediato dalle sostanze chimiche cerebrali che regolano le difese immunitarie. Queste sostanze chimiche, ossia i neurotrasmettitori, sono prodotte - oltre che dalle principali ghiandole endocrine del cervello - anche dai neuroni che si trovano nell’intestino. È evidente che se non rendiamo l’alimentazione compatibile con questo organo, trasformiamo in energia negativa ciò che mangiamo e ciò che pensiamo. Anche il pensiero, infatti, ne è condizionato in quanto, nell’istante in cui mangiamo qualcosa, trasferiamo al cibo stesso l’emozione sperimentata in tempo reale. Se introduciamo un cibo mentre siamo felici, trasmettiamo al nostro sistema energetico l’emozione della felicità ma se siamo arrabbiati trasferiamo solo vibrazioni nocive.
Per iniziare un percorso che allunghi la vita è necessario comprendere quali cibi siano più compatibili con noi. E non basta nutrirsi con i cosiddetti alimenti biologici. Il cibo biologico è senza dubbio preferibile, ma è davvero difficile nel corso della giornata riuscire a nutrirsi solo con quello. È sufficiente preoccuparsi solo della qualità e quantità del cibo, oppure occorre controllare anche la compatibilità con la nostra energia? È assolutamente indispensabile non trascurare né l’uno né l’altro. Quante persone, cercando di seguire una determinata dieta o una “sana” alimentazione e si concentrano su quei cibi conosciuti come “leggeri”? Lattuga, mozzarella, pomodoro, yogurt, latte, frutta fresca di stagione, farine integrali eccetera. Non si tratta per caso di “cibi rifugio” per tutti coloro che si sottopongono all’ennesima dieta restrittiva? Eppure, nonostante si consumino cibi leggeri, si accusano spesso malesseri di vario tipo, l’intestino è sempre irritabile e la mucosa gastrica infiammata. L’alimentazione è spesso influenzata dalle mode e dalle indicazioni dell’industria del consumo che, in modo subliminale, ci orienta verso cibi più sani: da quelli senza glutine a quelli iperproteici, da quelli senza lattosio a quelli presunti bio eccetera. Eppure tali cibi probabilmente non sono compatibili con la nostra energia: quello che mangiamo ci plasma, irreversibilmente. In realtà, diventiamo proprio ciò che mangiamo: se ci alimentiamo con cibi non compatibili, provochiamo una condizione stressogena tanto sotto il profilo energetico quanto sul piano immunitario. Non dobbiamo selezionare, pertanto, solo quello che mangiamo, ma dobbiamo far in modo, attraverso la Naturopatia, che il nostro sistema sia equilibrato e armonico. In fondo noi siamo ciò che mangiamo e che pensiamo, i due aspetti non sono scissi fra loro ma rappresentano due facce della stessa medaglia: ossia la nostra energia luminosa.
Il nostro sistema è costituito da una complessa “rete d’informazioni” che se vengono falsate, si trasforma in una rete che non funziona più bene. Ogni singola cellula viene influenzata da più informazioni: è indispensabile, quindi, che, tutte le informazioni che inviamo, siano compatibili con la memoria cellulare originaria. Se, infatti, il cibo influenza i nostri pensieri, essi a loro volta influenzano il cibo nel momento in cui lo mangiamo, ed entrambi incidono sinergicamente sul nostro corpo.
È fondamentale nutrire anche l’anima: dobbiamo pensare al cibo con amore e non solo a un riempimento del corpo. Provate a osservare voi stessi quando state preparando o gustando un cibo con qualcuno che amate. Quando preparate le pietanze, le servite, lo fate con tutto l’amore che possedete, che destinate alla persona a cui donate quel cibo. Non stiamo solo mangiando il cibo ma, con esso, la vibrazione del nostro pensiero, in quel momento determinato dal contesto nella sua complessità: lo sguardo che posiamo su chi sta con noi, la musica che in quel momento giunge alle nostre orecchie, il profumo non solo del cibo ma di tutto ciò che ci circonda… il profumo del profumo di chi ci sta vicino. Stiamo mangiando amore e felicità ma possiamo anche mangiare rabbia, delusione ecc. Finiamo con l’imprimere in quel cibo una parte della nostra anima. Il cibo non è solo “quanto” si trova nel piatto, non possiamo che divergere dalla tendenza culturale di un passato recente, in cui il cibo era valutato, visto e concepito soltanto secondo bilanci calorici, calorie… come fossimo caldaie a vapore, monodimensionalmente funzionanti a carbone.
Insomma: non possiamo che allontanarci da qualsiasi valutazione unicamente quantitativa.
Quando impareremo che il cibo è tutto quello che abbiamo visto e di cui abbiamo avuto esperienza, che non serve solo a nutrire il corpo ma ogni istante della nostra esistenza, inizierà l’amore per noi stessi e il percorso per mantenersi giovani e sani.
Il cibo è amore, l’amore è vita.
Il cibo è vita.