La domanda principale da porsi è se le uova vengano acquistate per una semplice esigenza nutrizionale, come per altri prodotti alimentari o ci sono anche altre ragioni. Ci sono valori simbolici cosmogonici e psicologici, culturali, inconsci, persino mitologici, che influenzano la scelta di questo alimento? Scegliere un uovo è una questione di gusto, di credenza alimentare o dipende dalla percezione psicologica che noi abbiamo di questo alimento, che è fondamentalmente neutra data la sua perfetta ovoidalità?

La percezione sensoriale che abbiamo delle uova è molto singolare, nonostante siano inodori, non abbiano sapore e nemmeno un'estetica particolarmente complessa. Il gusto e l'olfatto sono fattori molto importanti nella scelta degli alimenti, ma l'uovo non è né dolce, né amaro, né aspro, né salato. Può essere diverso nel colore del guscio, in quello del tuorlo e nelle dimensioni, a seconda che si tratti di uova di struzzo, di anatra, di tacchino, di gallina, di quaglia, di tartaruga o di altri animali. Per identificare un uovo non deve essere collocato in modo particolare nello spazio, se non nel suo orientamento canonico (asse minore dell’ellisse posto in alto).

La sua sagoma è nota da milioni di anni, da molto prima che diventassimo Homo sapiens. Oggi per identificarlo non sono necessarie attenzioni particolari, anche se il modo in cui è prodotto e messo in mostra nei supermercati può influenzarne la scelta, cioè a seconda che si tratti di un uovo prodotto a terra, all’aperto, in voliera o in gabbie a batteria.

A dire il vero, le uova che compriamo al supermercato sono generalmente quelle prodotte in batteria, cioè provengono da allevamenti industriali intensivi in cui le galline sono tenute in gabbie molto piccole di rete metallica con una superficie alla base di circa 550 cm2, quindi in uno spazio in cui la gallina non ha la possibilità di fare niente, se non mangiare e fare le uova. Si tratta di una superficie poco più di 23 cm per lato. L’estensione massima di una mano di un adulto, dalla punta del mignolo a quella del pollice, è di 20/22 cm!

Cos’è l'uovo

È una cellula riproduttiva femminile. Quella in commercio, ovviamente, non è fecondata e una gallina, in libertà, nella sua vita può produrre fino a 4.000 uova, un numero enorme. L’albume dell’uovo di gallina costituisce il 58.5 % del suo peso, il tuorlo del 31% e il guscio del 10.5%. Il suo peso va da un minimo di 50 gr a un massimo di 70gr. Un uovo di 50 gr mediamente contiene 7.4 gr di proteine e 4.3 gr di grassi, poi altre sostanze importanti tra cui la vitamina A, D, E, B1 e B2, fosforo, sodio, ferro, calcio e potassio. Insomma, l’uovo ha un grande valore nutritivo. Allora, perché nel tempo ha assunto un forte valore simbolico, quasi di sacralità, ancor prima che diventassimo consapevoli del suo valore nutritivo?

Un po’ di storia

L’uovo, dagli antichi regni della Mesopotamia risalenti a circa 7mila anni fa, nella mezza luna fertile in cui, tra l’altro, fu inventata la scrittura, ha mantenuto sempre un forte significato universale di religiosità e con un’importante valenza cosmogonica. È stato il simbolo dell'unità, della totalità perfetta e, secondo alcune antiche credenze, ha anticipato la nascita dell'Universo! Dalla Mesopotamia, il mito cosmico dell'uovo si è poi diffuso in Occidente e nell’Estremo Oriente, diventando sempre più parte integrante di molte culture, per esempio quella greca, indiana e cinese, mantenendo il suo significato primordiale originario, cioè quello della nascita della vita. Per esempio, dal X Secolo a.C., nell'antica civiltà etrusca, le uova erano associate alla primavera e si solennizzavano per auspicare la resurrezione e rinascita dell’uomo.

Il dono dell’uovo

Gli antichi persiani si scambiavano uova dipinte in segno di augurio, così si faceva nell’Antico Egitto; gli antichi romani sotterravano nei campi uova dipinte di rosso con l’augurio di un raccolto prosperoso. Nella Pasqua ebraica, in cui si celebra l’esodo dall’Egitto, il pasto rituale prevede, oltre all’agnello e al pane azzimo, anche le uova come simbolo di vita nuova. I primi cristiani, riprendendo la simbologia ebraica, utilizzarono le uova per rappresentare il ritorno alla vita di Cristo. Il Cristianesimo le associò alla primavera, facendole diventare il simbolo della resurrezione. Ancora oggi in molte tradizioni, le uova dipinte con colori brillanti rappresentano la luce del sole e quelle dipinte di rosso scuro simboleggiano il sangue versato di Cristo sulla croce.

La Pasqua

In tutto il mondo cristiano le uova sono il simbolo della Pasqua. Gli slavi ci decorano le case e le donano come segno di buon augurio, di amore e fertilità. Ancora oggi in Germania si nascondono uova colorate in giardino, invitando i bambini a cercarle facendo credere loro che sono un dono portato da leprotti. Nei Paesi Scandinavi si usa ancora oggi fare dei giochi con le uova sode facendole rotolare a terra cercando di non rompere il guscio. In altri Paesi esiste ancora l’abitudine di portarle in Chiesa per farle benedire, simboleggiando il loro legame con la Pasqua, festa della rinascita, della fecondità e del rifiorire della natura: metafora degli uccellini che dopo il freddo invernale, ritornano a deporre le uova. Ancora oggi, le uova sono protagoniste grazie ad alcune formule evocative molto diffuse, del tipo “l’uovo di Colombo”, “rompere le uova nel paniere”, “essere pieno come un uovo”, “cercare il pelo nell’uovo”, “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.

Conclusioni

Ciò che si può dire, anche in funzione di molte indagini scientifiche sul consumo delle uova, è che la sua scelta vada oltre il semplice sostentamento alimentare, anche se è vero che un uovo di 50 gr può fornire al consumatore ben 60 Kcal, quindi un apporto energetico importante. Inoltre, è un prodotto che si può cucinare in diversi modi (al tegamino, alla coque, fritte, strapazzate, al vapore, eccetera) e non fa perdere molto tempo ai fornelli, anche se tutto questo sembra non essere determinante ai fini della sua scelta. Ci potrebbero essere altre ragioni che spingono i consumatori a farne uso, indipendentemente da come vengano cotte e nonostante ad esse, a volte, vengano attribuiti alcuni malesseri come diarrea, mal di testa, nausea, vomito e allergie varie. Comunque, anche quelli che comprono poche uova, nella maggior parte dei casi, le scelgono al supermercato o in altri luoghi, con una certa attenzione; questo è vero, però, ai fini dell'acquisto, non è che sia determinante. Un fattore importante è la scadenza (da consumarsi entro), ma il consumatore quando decide di acquistarle lo fa senza esitazione una volta accertatosi che la scadenza non sia molto vicina. Se proviamo a rifletterci bene, sembra proprio che le uova si comprino in questo modo, cioè senza farci sopra troppi ragionamenti. Nell’acquisto potrebbero intervenire delle suggestioni, da non sottovalutare, derivanti, ad esempio, da un’immensa disponibilità del prodotto negli scaffali dei supermercati in cui le uova non mancano mai, poi non è da sottovalutare le influenze delle promozioni interne ai supermercati e della pubblicità.

È vero che il valore nutrivo delle uova ha un peso importante che oggi conosciamo molto bene nei dettagli, che oggi abbiamo molte più conoscenze scientifiche su questo prodotto rispetto al passato, che sappiamo molto sulle nostre inclinazioni alimentari, sul ruolo delle suggestioni, sulle influenze culturali, in sostanza sulle valutazioni globali del cibo, ma il fatto è che sulla scelta delle uova è importante anche la componente psicologica del consumatore che è antica quanto la storia dell'uomo. C’è una conoscenza implicita che deriva da una lunga esperienza che noi uomini abbiamo avuto, e abbiamo tuttora, con le uova. I nostri progenitori dedicavano molto tempo alla ricerca delle uova, soprattutto quelle degli uccelli, ancor prima di essere pienamente consapevoli del loro apporto nutrizionale. La mente dei nostri antenati non aveva bisogno, prima di mangiarle, di fare calcoli in termini nutrizionali. Non era necessario. Noi uomini moderni, al contrario di quanto si possa pensare, questa incapacità di valutare cognitivamente il valore nutrizionale delle uova, l’abbiamo ereditata e mantenuta nel tempo. Dopo milioni di anni di evoluzione, il nostro cervello, soprattutto nella scelta delle uova, si attiva ancor prima di diventare pienamente cosciente del loro valore calorico. Si tratta di una sorta di attivazione neurovegetativa, un appraisal schematico. Con le uova, il compito è stato reso ancora più facile per la loro forma perfetta, la loro estetica e la loro bellezza, tutte caratteristiche che, guarda caso, non sfuggirono a dei grandi artisti del passato, da Piero della Francesca, Diego Velazquez, Bruegel il Vecchio, Paul Cézanne, fino a Giorgio De Chirico, ma anche al famoso orafo Peter Carl Fabergé che, a fine Ottocento, le immortalò con delle magnifiche realizzazioni commissionate dallo Zar di tutte le Russie: le famose uova di Pasqua in oro tempestate di diamanti e altre pietre preziose. In conclusione, l’uovo è stato un prodotto sempre uguale a se stesso, semplice, ma allo stesso tempo molto attraente per una sua arcana e suggestiva sacralità che ancora oggi gli accreditiamo.