Direttrice del Laboratorio di Microbiologia Clinica del Polo Universitario dell'Ospedale “Sacco”, autrice di numerosi saggi scientifici su riviste nazionali e internazionali nel campo della batteriologia clinica, probiotici, chemioterapia e meccanismi patogeni dei microbi, è attualmente leader di progetti europei in qualità di esperta di bioterrorismo. Nel 2005, anno in cui è stata insignita dell'Ambrogino d'oro, ha creato la fondazione “Donna a Milano onlus”.
Sono una donna “controcorrente” e sognatrice.
Nasco a Catania, in una famiglia siciliana che punta su di me perché diventi una moglie colta ed allo stesso tempo perfetta padrona di casa. Dopo il liceo classico intendo iscrivermi a Medicina ma mia madre si oppone perché professione non adatta ad una donna. Mi laureo in Scienze Biologiche ma lo stesso giorno della laurea mi iscrivo in Medicina. Mi specializzo in Microbiologia Clinica, affascinata dalle malattie infettive e dall’enorme capacità di microrganismi di provocare terribili malattie.
Vado a studiare a Londra, torno e vincitrice di concorso, divento a 33 anni il più giovane professore associato d’Italia. Comincio la mia carriera nell’assurdo e corrotto ambiente universitario che non riesco ad accettare. Un modus vivendi lontano dalla mia mentalità, fatto di meritocrazie diverse da quelle propriamente scientifiche, di parentopoli e mafia. Rilascio un’intervista a L’Espresso su tutto ciò e vengo denunciata, per poi vincere la causa in Cassazione.
Scappo da Catania e mi trasferisco a Milano. Mi “mettono” a dirigere il laboratorio di Microbiologia del Sacco, posto malsano ed indesiderato.
Arriva l’epidemia dell’HIV ed il mio laboratorio ne diventa centro di riferimento per la diagnosi. Pubblico con i miei collaboratori ricerche importanti. Arrivano fondi per tale emergenza e riesco a rimodernare totalmente il laboratorio.
Casualmente mi incuriosisco di bioterrorismo e riesco ad ottenere strutture di massimo livello di sicurezza che mi permettono ricerche e partecipazione a progetti internazionali nel settore. Studio, studio, studio e finisco per partecipare, accanto a blasonati generali, a tavoli internazionali sulla biosicurezza.
Il Ministero degli Esteri mi segnala alle Nazioni Unite come esperto italiano in biosicurezza per l’implementazione della Convenzione Internazionale del Disarmo Biologico. Il percorso lungo questi anni è stato faticosissimo. Ho dovuto sopravvivere, ricevendo persino minacce da colleghi, conoscenti, superiori. Mi scontro con il clan del mio ex direttore, perché non mi piego alla legge mafiosa dei concorsi. Mi difendo appena da un direttore generale misogino e bigotto, perché continuo a sostenere le pari opportunità e la laicità e tanto, tanto altro.
In Italia sono la pecora nera, all’estero un’esperta riconosciuta. Lottando e sognando, riesco ad attrezzare il più grande laboratorio di Microbiologia e Virologia d’Italia, con trenta persone che collaborano attivamente ed un settore dedicato ai progetti internazionali.
Come uno dei massimi esperti di bioterrorismo, quali possono essere le pulsioni che spingono ad atti così devastanti?
Un atto bioterroristico può essere di diverse dimensioni. Le pulsioni possono essere di qualsiasi natura. Il folle singolo, la setta religiosa ma anche governi ancora non convertiti al disarmo.
È l'ideatrice della fondazione “Donna a Milano onlus”: ce ne può sintetizzare finalità e progetti?
Ci interessiamo del “benessere” della donna, sia fisico che psichico.
I nostri principali progetti sono Il Camper dell’Ascolto, camper che in strada ascolta i problemi delle donne, soprattutto cercando di contrastare il fenomeno dello stalking e della violenza.
In tal senso il nostro operato vuole aiutare la donna ad essere autonoma economicamente e credere in se stessa. Siamo impegnati in corsi di Autostima al femminile in diverse strutture. Ogni anno consegniamo il premio Donna a Milano ad una donna che si è distinta in settori professionali, territorio prettamente femminile.
La sua associazione svolge una significativa attività all'interno della sezione femminile del carcere di San Vittore: come vive/sopravvive una donna in stato di detenzione?
Sono donne in grande disagio personale e sociale. Spesso perde l’autostima, condizione che non l’aiuta a superare le cause che l’hanno costretta in quella condizione.
Uno dei problemi che affliggono la donna contemporanea è l'autostima…
Sembra un’assurdità, ma siamo molto lontani dall’obbiettivo di avere donne che sanno di valere. Spesso si sovraccaricano di responsabilità che non hanno, di carichi di lavoro eccessivi, senza pretendere adeguati riconoscimenti e si colpevolizzano per colpe altrui. Ciò accade anche nel 2019, purtroppo. Le cause sono spesso dovute all’educazione discriminante ricevuta in famiglia e dall’atteggiamento accettato da parte del partner.
Ci parli del suo libro Marta non può attendere.
È un libro che ho molto sentito e che volutamente non ha una precisa fine, lasciando al lettore di immaginare la conclusione “propria”. Marta è una donna dei nostri tempi, divisa tra lavoro e famiglia. Manager, donna forte nel lavoro, fragile e distrutta dalle lacrime fra le lenzuola di un letto abbandonato dal suo uomo che adesso è di un’altra. Quante donne ci sono in Marta!
Si è impegnata per le Pari Opportunità nell'ambito medico: qual è la situazione?
Non molto migliorata rispetto a vent’anni fa. Sono ancora le donne a stare a casa se i figli sono malati, è ancora la donna oggetto di ammiccamenti e battute da parte dei colleghi. È ancora lei ad essere remunerata meno dell’uomo.
Svolge un importante ruolo in una grande azienda ospedaliera: come giudica l'offerta e le strutture sanitarie milanesi?
Siamo certamente in una condizione ideale rispetto al resto d’Italia. Purtroppo, per una mancata programmazione, stiamo assistendo ad una carenza del personale che rischia di abbassare la qualità del servizio. Bisogna fare in fretta. Lavoro ed Università debbono colloquiare.
Da Catania a Milano: che cosa ha trovato e che cosa le manca...
Ho trovato un mondo del lavoro più pulito e con molte più possibilità. Mi manca il mare…
Che effetto le ha fatto l'assegnazione dell'Ambrogino d'oro?
Mi sono sentita molto orgogliosa di avere un grande riconoscimento da una città alla quale devo molto e che amo.