Alba, cuore pulsante delle Langhe e patria delle più rinomate eccellenze gastronomiche italiane. Lì, tra le sfumature color mattone di piazza Risorgimento, nel vicoletto alla destra del duomo spicca l’insolito ingresso color fucsia con targhetta dorata.
“Ristorante Piazza Duomo? Primo piano.” Ha inizio lo spettacolo.
Ogni elemento del ristorante è essenziale ed elegante. Dai toni neutri dell’ingresso si giunge accompagnati dal maître alla sala, dove le scenografie studiate da Francesco Clemente creano l’atmosfera. Come ballerini di teatro gli addetti alla sala danzano leggeri tra i tavoli soddisfacendo ogni desiderio ancora inespresso e senza mai rubare la scena ai veri protagonisti: i piatti. Opere d’arte dipinte “a cucchiaio” su servizi impeccabilmente abbinati vorticano impetuose avvolgendo l’atmosfera in giochi di colori e profumi.
L’entrée, il primo atto di un’opera perfetta, prende vita sul tavolo come una scacchiera di dieci componenti diverse in perfetto equilibrio da consumare giocando tra i sapori senza regole.
I piatti voracemente ripuliti abbandonano la scena ed ecco che il ritmo scandito dalla cucina introduce immediatamente il secondo atto: “Insalata 21, 31, 41, 51” piatto simbolo dello chef Enrico Crippa e delle sue doti botaniche. Gambero e ciliegia, Merluzzo e zenzero, Risotto al limone bruciato e Agnello e camomilla, una passeggiata tra note di selvatico e di campo.
Ogni pietanza regala uno scorcio sull’estro di un genio strettamente in contatto con la perfetta essenzialità dell’arte nipponica, fil rouge di questo spettacolo culinario, proponendo in ogni suo piatto una nota umami e floreale che, timida, ma tenace, crea un’eco sul palato che rende impossibile saziarsi, richiamando a sé la pietanza successiva secondo un crescendo armonico di grassezza e intensità gustativa.
Le danze si fermano, le mandibole tornano silenziose e il palato si rilassa.
Sapendo che siamo giunti alla fine, quasi inconsciamente accarezziamo quella tovaglia di cotone color cipria dove sono state adagiate le portate, attendendo con il becco aperto come uccellini l’arrivo dell’ultima pietanza.
Il terzo atto: Pannacotta Matisse.
L’arte è da sempre musa ispiratrice per il raggiungimento della perfetta presentazione del piatto. Dai banchetti di bellezza barocca all’essenzialità, come il grande Bottura prese spunto da Pollock per dipingere la sua “tela”, così Enrico Crippa si ispira a Matisse per realizzare il suo dessert: un sottile foglio di panna cotta leggermente dolce, ornata da combinazioni di veli impalpabili di frutta il cui gusto ballerà sul nostro palato sino all’esaurimento dell’ultima deliziosa nota.
Fascinoso come D’Artagnan, esile come Coppi e deciso come un generale. Al ristorante Piazza Duomo sapienza e maestria si fondono nella gastronomia, raccontando attraverso le abilità tecniche e sensoriali di Enrico Crippa quelle che sono le “sue” Langhe.