Dietro patetiche bugie e molta mistificazione si nascondono e si sono sempre nascoste enormi atrocità, inclusi raffinati e legalizzati stermini di massa di molte specie animali da parte dell’uomo. Alcuni ricercatori (quindi non tutti) che utilizzano nella sperimentazione degli animali, all’opinione pubblica, spesso sottopongono in malafede un ricatto morale che possiamo riassumere con questa domanda: Tu, per salvare tua figlia o tuo figlio da un male incurabile, sacrificheresti degli animali di laboratorio? Non dobbiamo cadere in questa trappola e la storia della medicina ci conferma quanto sia ingannevole una domanda come questa. Un esempio per tutti: Alexander Fleming, nel 1929, per scoprire la penicillina, non sacrificò nessun animale. Si trattò di una ricerca pulita, senza grossi investimenti, lenta, è vero, ma con un risultato che è stato uno dei più grandi raggiunti dalla scienza negli ultimi 100 anni. Fleming salvò milioni di vite umane, quasi a costo zero.

Per quanto riguarda la sperimentazione animale, il Prof. Thomas Hartung, tossicologo di fama mondiale della John Hopkins University, (Hartung è stato anche direttore del Centro Europeo per la validazione dei metodi alternativi dell’ISPRA), ha scritto che in farmacologia il 97% dei risultati della sperimentazione animale, non si ottengono con la stessa percentuale con gli esseri umani. A nostro favore c’è uno striminzito 3% che poi, in pratica, si riduce all’1%, cioè a niente. Allora, la domanda che dobbiamo porci è questa: vale la pena perseverare nel sacrificare gli animali nei laboratori per la ricerca scientifica? Dice Hartung: a cosa serve tutto questo se per avere dei buoni risultati, ad esempio, per testare la possibile cancerogenicità di una sostanza chimica, ci vogliono tre anni di duro lavoro e con un costo pari ad almeno un milione di euro? Inoltre, fatto non secondario, ciò che provoca il cancro in un ratto o in una scimmia, non è detto che lo provochi nell’uomo. Hartung suggerisce di lavorare di più sulle colture cellulari e ricorrere anche a modelli virtuali possibili grazie alle nuove tecnologie che abbiamo a disposizione, cioè di sviluppare di più una tossicologia computazionale, ovvero la simulazione dell’interazione tra l’organismo umano e una sostanza da prendere in esame, un farmaco, quindi, senza far male a nessuno, oppure si potrebbe lavorare di più con le cellule staminali, cosa che in verità si fa molto poco.

Se si continua a utilizzare gli animali in laboratorio, anche mammiferi superiori, è perché gli scienziati, ma soprattutto noi comuni esseri umani non siamo lungimiranti. Evolutivamente ci siamo adattati a pensare di più all’immediato che a lunga scadenza. In sostanza, siamo spesso inconsapevoli delle ripercussioni che possono avere certe nostre azioni sulla nostra esistenza e anche su quella degli animali del nostro unico pianeta e che abbiamo in comune con loro.

La dicotomia nobile/selvaggio (come ci ha descritto Jean-Jacques Rousseau) ha sempre influenzato il nostro pensiero, sin da quando eravamo dei Cro-Magnon, quindi già Homo sapiens nel Paleolitico superiore (20-30 mila anni fa), forse da prima. I Neanderthal (Homo neanderthaliensis) erano coevi ai Sapiens, ma i nostri antenati li hanno sempre considerati inferiori solo perché non condividevano con noi irrilevanti caratteristiche morfologiche e alcune idee. Se questi sono stati i rapporti tra due specie di uomini dello stesso Genere (Homo), figuriamoci quando si è trattato di Generi diversi! Dai Sapiens gli altri Generi sono stati considerati sempre “inferiori”, degli oggetti, con i quali si potesse fare tutto: seviziarli, ucciderli e depredare il loro ambiente.

Negli ultimi 50 anni le attività umane nel mondo hanno annientato il 60% della fauna selvatica (in Sud America si è arrivati al 90%). Solo in quest’ultimo anno in Amazzonia è stata distrutta un’area grande 500mila campi di calcio (mezzo milione di km2). l’Italia ha una superficie di 301.250 km2). In Amazzonia, esistono delle milizie armate che penetrano nelle aree protette e uccidono gli indigeni, inclusi sindacalisti scomodi, che cercano di opporsi alla devastazione dei loro territori. I soldati spargono persino benzina dagli aerei per incendiare immense porzioni di foresta e farle sparire dal suolo. Queste terre fanno gola ai grandi capitali occidentali e orientali, soprattutto quelli cinesi (ma non solo) che importano dal Brasile ingenti quantità di soia che viene coltivata nei terreni strappati alla foresta e agli animali selvatici. Ora, con il Presidente Bolsonaro le cose stanno peggiorando. Si cancellano le tutele esistenti per i parchi e le terre protette. Vergognosamente Bolsonaro sostiene, per interessi personali, politici e finanziari di chi lo appoggia, chi distrugge la foresta amazzonica. Questo paese sta andando irreversibilmente nella direzione sbagliata. Purtroppo, la rabbia delle comunità colpite da queste politiche e la crescita della miseria stanno sollevando, non solo in Brasile, ma in molte altre parti del mondo, forti crisi sociali, povertà, flussi migratori, nazionalismi, xenofobie e razzismi. Questo sta succedendo, non solo in Sud e Centro America, ma anche in Africa e in Asia e le conseguenze si stanno ripercuotendo anche in Europa.

L’amara conclusione è che stiamo distruggendo l’ambiente (in tutti i sensi), portando all’estinzione specie che hanno impiegato milioni di anni per evolversi, inclusa la nostra.

Disboscamento

A causa del disboscamento, dal 1993 a Sumatra il numero degli oranghi si è ridotto del 45%. Il 20% delle scimmie è in pericolo di estinzione nel continente americano, il 15% in Africa e il 33% nel Madagascar e il 24% in Asia.

L’uso dello spazio degli animali tenuti in cattività

Sono pochi i ricercatori che hanno studiato le conseguenze nell’uso dello spazio degli animali tenuti in cattività e del sovraffollamento. Secondo questi studi (pochi in verità) che comunque sono difficili da pianificare in quanto gli istituti di ricerca e i laboratori tendono a ostacolarli o a mettere in luce solo le buone condizioni (semmai esistano) in cui tengono gli animali. Però c’è da dire che più degli istituti di ricerca sono gli zoo o bioparchi (come si chiamano ora con un eufemismo) a lasciar molto a desiderare, almeno secondo alcune indagini. Inoltre, si sa poco sulle patologie comportamentali degli animali che vengono tenuti in cattività e in sovraffollamento, senza pensare minimamente al fatto che anche gli animali hanno dei diritti e hanno una loro dignità da rispettare ad ogni modo. Poco si fa per il loro benessere materiale per una pura e semplice ragione economica a vantaggio di chi li sfrutta. Le patologie più gravi riportate dagli animali tenuti in cattività subiscono delle alterazioni funzionali, come l’ingrossamento delle gonadi, arteriosclerosi, disfunzioni delle ghiandole surrenali e diffusissime stereotipie auto lesive: per esempio, andare avanti e indietro ai limiti dei recinti, girarsi intorno, battere la testa sui muri, escoriazioni provocate da sfregamenti delle aree cutanee sulle pareti e le reti, insomma spesso scelgono il suicidio.

Ultime mostruosità

Per esempio, una delle nostre ultime mostruosità commesse contro le nostre cugine più prossime, le scimmie antropomorfe, riguarda una specifica sperimentazione di laboratorio. Intere popolazioni di scimpanzé sono state brutalmente utilizzate e poi “sacrificate” per trovare un vaccino e per combattere malattie infettive umane, come l’Ebola e l’AIDS. Il risultato? Non abbiamo ancora dei vaccini contro l’Ebola e l’AIDS. Per un insuccesso di tale portata sono stati sacrificati migliaia di scimpanzé. Gli scimpanzé, vittime sacrificali della ricerca contro l’AIDS, non solo hanno dimostrato di essere resistenti ai sintomi provocati dalla inoculazione di tessuti infetti, ma molti di loro manifestarono sintomi di rigetto. Essi non furono né trasportatori infetti di HIV e tanto meno morirono se infettati dall’uomo. Negli ultimi mesi i casi accertati di Ebola tra il Congo e l’Uganda sono stati più di 2.000. Quel che è più grave è che governatori locali sono stati accusati di essersi appropriati dei fondi per la prevenzione, l’unica cosa che si potesse fare. Le persone colpite dall’AIDS, soprattutto in Africa, continuano a morire, ma muoiono anche a causa di malnutrizione, per le pessime condizioni ambientali in cui vivono e anche a causa di guerre tribali o di importazione (di cui non si parla mai). Nel mondo si spende per gli armamenti 1.8 trilioni di dollari all’anno. Per fare un paragone: il debito pubblico italiano al 31 maggio 2019 era di 2.3 trilioni di euro (i politici e i giornali preferiscono parlare di 2300 miliardi, non di 2.3 trilioni, come se ci fosse una differenza!).

Uno scimpanzé, per quanto possa essere intelligente, creativo, capace di comunicare con l’uomo attraverso il linguaggio dei segni, certamente non riuscirà mai a scrivere un’opera come la Divina Commedia, ma se vediamo l’uso che l’uomo ha fatto delle sue migliori facoltà, della sua scienza e il destino che hanno subito intere civiltà umane (molte sono nate, si sono sviluppate, poi si sono estinte, svanite nel nulla) sarebbe meglio non vantare tanta superiorità rispetto agli scimpanzé e a tanti altri animali.

Conclusioni

Che cosa si può fare? Si può, ad esempio, mangiare meno carne perché molti terreni, strappati alle foreste pluviali equatoriali, vengono destinati all’allevamento del bestiame. L’anno scorso ho fatto un viaggio nelle tre Guyane (Suriname, Guyana francese e Guyana) e ho visto con i miei occhi il degrado ambientale in questi tre nazioni (soprattutto disboscamento), per non parlare di quello che sta succedendo in Perù e in Ecuador e in tanti altri paesi del Sud America.

La maggior parte della popolazione umana sta perdendo, non solo i diritti fondamentali alla sopravvivenza, all’acqua, al cibo, alla salute, ma anche alla democrazia e alla pace, figuriamoci per i diritti degli animali!

Noi siamo la prima generazione (quella nata dopo la Seconda guerra mondiale) a sapere che stiamo distruggendo il nostro pianeta (anche se dubito che molti ne siano consapevoli). Però siamo anche l’ultima generazione che può fare qualcosa. Siamo al lumicino. Per esempio, il 28 luglio l’umanità ha già esaurito tutte le risorse naturali ed energetiche per il 2019. L’anno passato era il 3 Agosto. Dove arriveremo il prossimo anno?