In questo articolo vi parlerò di una delle più belle ville medicee, Villa di Castello.
La famiglia Medici cominciò già all'inizio del Quattrocento con Giovanni di Bicci a trasformare vecchi fortilizi in case di campagna adibite a luoghi di riposo, dove potevano trascorrere il loro tempo senza pensare agli affari che trattavano in città, un esempio sono le ville del Trebbio e di Cafaggiolo nel Mugello.
Poi fu la volta di Lorenzo il Magnifico che nella seconda metà del Quattrocento incaricò il suo architetto di fiducia Giuliano da Sangallo di costruire la Villa di Poggio a Caiano. Fu la prima realizzata in uno stile rinascimentale, con un portico tutt' intorno all'edificio e un frontone con fregio al primo piano. Tipiche caratteristiche di questo stile.
La Villa di Castello, invece, fu acquistata dal ramo cadetto dei Medici nel 1477 dalla famiglia dei Della Stufa. Castello era un villaggio che si trovava e si trova alle porte di Firenze. Questa villa passò poi di generazione in generazione a Cosimo I dei Medici, Granduca di Firenze, che nel 1540 circa incaricò l'architetto Niccolò Tribolo di realizzare un giardino nella parte posteriore.
Questo giardino sarebbe poi diventato il prototipo del giardino all'Italiana; al contrario della villa è visitabile gratuitamente ed è il fiore all'occhiello del complesso. La villa oggi ha una struttura molto semplice, si estende orizzontalmente su due piani con una decorazione rappresentata dalle finestre inginocchiate. Tutto ciò è il risultato degli ultimi restauri portati avanti dall'architetto Bernardo Buontalenti nella seconda metà del Cinquecento su incarico del Granduca Ferdinando I dei Medici.
La villa nei primi anni Settanta divenne la sede dell'Accademia della Crusca, una delle più prestigiose istituzioni linguistiche d'Italia e del mondo fondata alla fine del Cinquecento da Leonardo Salviati. Nacque per occuparsi della lingua italiana, per "raffinarla". Già nel 1612 realizzò la prima edizione del Vocabolario. Si trattava di un unico volume i cui lemmi erano presi dalle opere più importanti delle tre corone della lingua italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio.
Adesso però occupiamoci del giardino.
Quando entriamo ci accorgiamo subito di come l'organizzazione di esso sia perfettamente simmetrica, e lo sapete perché? Perché il giardino all'Italiana nacque con il compito di rispecchiare fedelmente l'ordine dato alla città dal Granduca Cosimo I, quindi ogni cosa doveva stare al suo posto.
Il giardino ancora oggi è fedele all'originale ed è diviso in due terrazzamenti.
Nel primo è visibile tutta una serie di aiuole con siepi molto basse di sempreverdi, i fiori sono generalmente peonie e rose. Al centro di queste 16 "isole" di aiuole si trova la fontana in bronzo di Ercole e Anteo, una replica dell'originale realizzato da Bartolomeo Ammannati. Originariamente al suo posto si trovava la statua in bronzo di Venere Fiorenza, opera di Bernardo Buontalenti, dai cui capelli fuoriusciva l'acqua che giungeva dalla Grotta degli Animali. Quindi l'elemento fondamentale di un giardino all'Italiana era ed è l'acqua che con il suo fluire purifica tutto proprio come aveva fatto Cosimo I dopo essere diventato Granduca di Firenze, l'aveva "purificata", mettendo fine alle faide tra le famiglie rivali.
Nel secondo terrazzamento abbiamo la presenza degli agrumi, 500 diversi tipi, e delle limonaie e soprattutto della grotta degli animali, una delle innovazioni e delle caratteristiche principali di un giardino all'italiana.
La grotta fu realizzata dal Tribolo e terminata da Giorgio Vasari. Essa consiste ancora oggi di tutta una serie di statue che rappresentano vari animali, situati sopra tre vasche. L'animale più importante è l'unicorno, posto al disopra della vasca centrale. Dall'unicorno passava l'acqua "purificata" che giungeva alla statua di Venere Fiorenza da cui sgorgava poi all'esterno.
All'interno della grotta realizzata con stalattiti, stalagmiti, spugne e concrezioni avvenivano stupendi giochi d'acqua che intrattenevano gli ospiti.
Dopo aver attraversato una rampa di scale arriviamo alla parte di giardino incolto, quindi al difuori del controllo del Granduca. Qui si trova una vasca con al centro una gigantesca fontana in bronzo che rappresenta il gigante Appennino, opera di Bartolomeo Ammannati, da cui sgorgano le acque dei due fiumi Arno e Mugnone che giungono poi alla grotta degli animali. Essa è quindi il luogo da dove originano le acque che poi passando attraverso la grotta degli animali giungono al centro del giardino.
Dopo una bella passeggiata nel parco incolto ritorniamo in basso nel giardino all'Italiana, dove l'ordine domina, e dove possiamo ammirare un'ultima sua caratteristica, la presenza di un giardino segreto. Esso è circondato da un alto muro ed era il luogo dove i granduchi potevano passare il loro tempo senza essere disturbati ed eventualmente coltivare il loro orto privato. Cosimo III, ad esempio, amava piantare qui i gelsomini da lui tanto amati.
Il giardino all’Italiana ispirò altri giardini come quello alla francese di Versailles caratterizzato dalla “grandeur” dei suoi elementi. Alla prossima!