Animula vagula blandula hospes comesque corporis.
“Piccola anima smarrita e soave/ospite e compagna del corpo”, scriveva l’Imperatore Adriano rivolgendosi alla sua piccola anima destinata, prima o poi, a lasciare il corpo e a vagare per mondi sconosciuti: ma prima di questo vagabondaggio è sua ospite e compagna. Come si può, quindi, avere un corpo sano se la sua fedele compagna non è in buona salute? Non sarà il caso di trovare il modo di occuparci anche di lei?
Sull’’Anima’ è stato detto tanto, sono state espresse opinioni, a volte supposizioni, le Religioni hanno costruito teorie, pontificato certezze, gli animisti l’hanno attribuita agli esseri viventi anche non umani, molti l’hanno confusa con lo ‘Spirito’.
In Grecia, secondo Socrate, era sinonimo di ‘Psiche’, per indicare il mondo interiore dell'uomo a cui assegnare piena dignità . Il Filosofo affermava che il compito centrale dell’uomo era la cura dell'anima: la psicoterapia. Il suo discepolo Platone ne codificò il messaggio affermando:
Curate l’anima se volete curare anche il corpo.
Ma cos’è l’anima se non l’essenza senza materia di ognuno di noi? Nella nostra cultura viene ritenuta immortale se non addirittura parte dello Spirito Divino, sede dei sentimenti.
I sentimenti e le emozioni ‘accadono’, li creiamo istante dopo istante seguendo la sequenza di un imprevedibile e ingovernabile succedersi di stati emotivi. Curare l’anima significa curare i nostri pensieri e far sì che le emozioni siano sempre più gli elementi che creano benessere. È possibile ed è nostro interesse rimarginare le ferite dell’anima perché curare l’anima è il primo passo per poter curare il corpo.
Il professor Biava sosteneva che quando un soggetto ha deciso che non ha più senso proseguire la propria vita su questa Terra, anche i tumori più semplici non trovano soluzione. Eppure, nessuno vuole lasciare il corpo, tutti vorremmo vivere più a lungo possibile o addirittura diventare immortali. Siamo davanti a quella che chiamiamo ‘Inversione psicologica’ ovvero, il soggetto dichiara esattamente l’opposto di quanto inconsciamente crea.
E di questo tema sono davvero esperto, non solo per aver aiutato tante persone, ma per averne sofferto io stesso prima di lasciare la mia vecchia professione di politico e dedicarmi interamente alla kinesiologia.
Fu il professore di Teoria e impiego pratico della Kinesiologia Applicata, Ruggero Dujany, che mi svelò di essere afflitto da ‘Inversione psicologica’: in sostanza, andavo dal medico per essere curato ma non volevo guarire. Ero contemporaneamente l’artefice e la vittima di quel male, il protagonista e il carnefice di me stesso. Assurdo, incomprensibile e inaccettabile. Significava che andavo dal medico per essere curato ma non volevo guarire. Ero davanti a quello che nella filosofia Zen potremmo definire un kōan zen, ovvero una dichiarazione paradossale ma in cui, secondo i Maestri Zen, avviene il vero incontro tra il ‘maestro’ e l’allievo, dove inizia la rivelazione della natura più profonda dell’Essere. Ruggero Dujany in quel momento diventava ufficialmente il mio ‘Maestro’ e da allora lo è stato per continuare a rimanerlo.
‘L’Inversione psicologica’, è quel meccanismo per cui, il soggetto colpito, quindi, dichiara esattamente l’opposto di ciò che poi inconsciamente crea e produce. È la massima di Carl Gustav Jung a descrivere fedelmente questo fenomeno “diabolico”:
Fino a quando non renderai conscio l’inconscio, esso dirigerà la tua vita e tu lo chiamerai destino.
Sicuramente quella Inversione psicologica esisteva perché, attraverso la ‘malattia’, richiamavo a me la mia stessa attenzione: serviva per farmi comprendere che stavo facendo qualcosa che non era la mia vera strada, mi ero ammalato per giustificare che gli incarichi amministrativi assunti erano non solo onori ma oneri pesantissimi.
Si era creato un cortocircuito, una frattura insanabile, fra la mia parte più profonda, fatta dall’Alberto che voleva solo applicare le ideologie e i sogni di uomo politico, e la realtà vera e propria, dove la politica tradotta in amministrazione è al contrario un continuo trovare compromessi, equilibri per non scontentare nessuno e allo stesso tempo per mantenere il potere. Il vero conflitto, oggi posso affermare con assoluta certezza, consisteva nel non avere più un equilibrio fra l’uomo materiale e l’uomo spirituale che era in me. Quell’uomo che pur amando l’Amore trascendente, voleva non apparire sensibile perché sensibilità era per lui al tempo sinonimo di debolezza. Ero io stesso che rinnegavo la sensibilità e che mi convincevo si trattasse di fragilità, di debolezza, che si sarebbe manifestata all’esterno e nel mondo di quella ‘politica’ che non mi apparteneva più.
Quando il Maestro Dujany, grazie all’utilizzo delle tecniche di Kinesiologia applicata alla medicina, rimosse l’Inversione psicologica da cui ero afflitto, come per magia intrapresi una lenta ma costante risalita. Vedevo la luce in fondo al tunnel, potevo finalmente davvero toccare con mano il mio riemergere dai meandri dello smarrimento esistenziale.
Ecco perché ritengo fondamentale individuare eventuali ‘Inversioni psicologiche’, una malattia che mi ha consentito di ribaltare la mia vita per prendere a cuore quello che desideravo davvero, quello che potevo fare con Amore ed equilibrio. E ringrazio la Kinesiologia!
È su questo dato che, con la Kinesiologia applicata alla medicina, bisogna iniziare a lavorare per poi spostarsi sempre più su un livello profondo e raggiungere quella rete di informazioni, già presenti nel nostro corpo, che registra tutto e conosce tutto. Per curare l’anima dobbiamo scendere sempre e progressivamente più in profondità. Occorre sfogliare il nostro corpo andando oltre. Passare dalla massa alle molecole per raggiungere l’atomo. Da questo all’elettrone, fino al nucleo di protoni e neutroni procedendo ancora più in profondità, dove non esiste più la massa ma esiste solo il campo vibrazionale informato e formato solo da onde di energia. È quel livello onnisciente che contiene il tutto e sa tutto. Siamo fatti di energia, quell’energia che esplode nel momento in cui avviene la fecondazione e si instilla la Scintilla Divina. Prendersi cura dell’anima significa interrompere le somatizzazioni che poi diventano malattia.
Quando Dante scriveva “e mi ritrovai nella selva oscura, che la diritta via era smarrita”, si riferiva al male dell’anima, a quel ‘male oscuro’, che ormai ben conosciamo essere la somatizzazione. Per rimuoverla non bisogna curare il corpo perché non è ancora malato: qualcosa funziona male e la nostra anima sta bussando alla porta della nostra attenzione per indicarci di rimuovere un disagio emozionale.
Citiamo spesso l’anima (ànima in latino, anĭma, affine, come anĭmus, al greco ἄνεμος soffio, vento): frasi come “faccio tutto mettendoci l’anima”, “mi hai rubato l’anima” le abbiamo dette tutti. Da buon scultore mi è capitato di donare ‘anima’ a quanto di grezzo e informe cercavo di scolpire. Oggi ho imparato a farmi rapire l’anima solo dall’amore, quello spazio senza tempo che rappresenta il ponte per il viaggio dentro noi stessi. In questo modo potremo nutrire le nostre cellule con le giuste ‘in-forma-azioni’, creando il terreno fertile e le condizioni felici per produrre le nuove proteine del Benessere.
Perché questa compagna del nostro corpo, come una vera compagna di vita, ci svela i nostri conflitti costringendoci a prenderne coscienza, ci suggerisce la soluzione degli stessi se solo impariamo ad ascoltarla e ci fornisce la chiave del Benessere se ce ne prendiamo cura e la sappiamo trattare con Amore. E se non ci riuscite da soli, chiedete al vostro Kinesiologo di fiducia.