“…La libertà implica anche un concetto ugualmente importante: quello della responsabilità. Se tu ti reputi, a ragione, un essere libero, libero cioè di pensare, di comportarti e di agire come ritieni giusto, devi però essere del tutto consapevole che sei anche responsabile di ciò che pensi, di come ti comporti e di come agisci” [1].
Si legge o si sente spesso parlare della “libertà”: questa parola così piena di significato che ha spinto persone a combattere aspramente pur di raggiungerla, o di garantirla ai propri figli. È un concetto fondamentale, obiettivo primario della maggior parte degli individui e anche senza arrivare fino a pensare a lotte o sacrifici in nome di questo principio, troviamo questa esigenza insita in ognuno di noi, fin da quando si è piccoli.
Hai presente quando da bambino/ragazzino uno pensa “Ah, voglio arrivare a 18 anni così sarò libero di fare quello che mi pare”; “Voglio finire la scuola dell’obbligo così sarò libero di passare le mie giornate come voglio”; “Voglio andare a vivere da solo così potrò tornare a casa quando mi pare”… Sì, potrà anche sembrare banale detto così, ma rappresenta l’umano desidero di raggiungere uno svincolo da quelli che sono i “doveri” che nella vita si hanno.
Ma quando arrivi ai 18 anni, o quando finisci la scuola dell’obbligo, o quando vai a vivere da solo, puoi dirti davvero libero? Da alcuni punti di vista certamente sì; ma poi subentrano altri tipi di “doveri” che appartengono a un altro grado di responsabilità. Ecco, di questo aspetto della medaglia voglio parlare oggi: della responsabilità legata alla tua libertà.
Esseri liberi non significa fare tutto ciò che ti passa per la testa, perché è sempre vero un concetto fondamentale: maggiore libertà riesci a raggiungere, maggiore responsabilità questa comporta. Vuoi degli esempi? Te ne faccio di diversi tipi, proprio per mostrarti come questo discorso sia sempre e comunque vero. Un popolo guidato da un dittatore decide di ribellarsi. Il dittatore viene cacciato e il popolo è libero. Ottimo e sempre auspicabile; ma adesso il popolo ha la piena responsabilità – pena il suo stesso benessere – di imparare ad autogestirsi, di fare con il proprio impegno tutto ciò che serve perché prosperi. Questo potrebbe anche significare un onere più faticoso, meritato e necessario, ma che certo non coincide con il “fare quello che ci pare”.
Cambiamo genere: una ragazza che vive in una famiglia particolarmente rigida e che – capita ancora, non sto parlando di Medioevo – si sposa o va via di casa per vivere la sua vita come vuole. Serve che ti elenchi i nuovi “doveri” di cui dovrà farsi carico? La gestione di una casa, magari dei figli, un lavoro suo, spese che non pensava neanche di avere… e via discorrendo.
Ancora: un dipendente stanco di avere sopra la sua testa un capoufficio o un dirigente che decide per lui e che quindi fa la scelta di mettersi in proprio. Libertà raggiunta! Ma se vuoi sopravvivere dovrai trovarti un’attività che ti porti un guadagno e che dovrai seguire magari non solo nell’"orario di ufficio" e che occuperà tempo ed energie.
Significa allora che essere liberi sia peggio rispetto a quando qualcuno decide per te? No, assolutamente no. La libertà va conquistata e preservata ed è un bene talmente importante che deve essere rispettato; ma se davvero la vuoi, devi anche essere pronto ad assumertene il carico e il carico in questione è la responsabilità che ne deriva.
Sei libero di dire a un tuo conoscente/figlio/parente/partner tutto quello che vuoi; ma ti devi prendere la responsabilità di ferire i suoi sentimenti se non lo fai nel modo giusto. Sei libero di spendere tutti i tuoi soldi nel tuo hobby; ma anche qui hai la responsabilità di doverti poi arrangiare per le cose di prima necessità.
Quindi come vedi la libertà è meravigliosa e io stessa non potrei pensare alla mia vita senza la libertà che sento di meritare, ma questa va valutata da tutti i suoi punti di vista e poi abbracciata “in toto”… allora sì, sei un essere libero e pienamente meritevole di questo stato interiore.
[1] Tratto da: “La libertà di fare errori* – Kubera Ed.