Conclusa la trasferta a Manchester e a Londra per le due partite contro Argentina e Inghilterra, l’Italia affidata a Di Biagio ha in programma altre due amichevoli ai primi di giugno per poi affrontare alla ripresa della stagione il cammino nella nuova competizione per squadre nazionali, la Nations League.
Dopo la … sventurata beffa svedese, non avendo da preparare la trasferta per Russia 2018, l’Italia che si appassiona, si interessa, si diletta, si dispiace con e di pallone, non ha ora altro svago che racimolare qualche amichevole, facendo da sparring-partner per gli altrui obiettivi, e nel contempo riordinare le idee su quello che non potrà che essere il rinascimento dello sport nazionale per eccellenza, il calcio appunto. Al capezzale del Grande Ammalato si è precipitato, come è naturale che fosse, anche il responsabile finale dello sport, il Coni, che ha commissariato la federazione e fissato dei paletti oltre i quali non è possibile andare, se non si vuole rompere definitivamente il giocattolo.
Siamo del parere che il dissidio di fondo non possa che essere la conflittualità di interessi e obiettivi che contraddistingue le due anime del “fuoco” calcistico: da una parte la federazione, appunto, che vanta numeri non facilmente contestabili (tesserati, gare, movimento economico, interesse sociale), dall’altro le Leghe che di fatto gestiscono lo stesso movimento, spesso in contraddittorio al loro interno e, soprattutto, verso terze posizioni. Valga, a mo’ d’esempio, la conflittualità stessa sulla gestione delle squadre nazionali, viste non di rado come fumo agli occhi per i programmi delle singole società. Cosa vuoi che possa interessare alla gestione di una spa calcistica l’assunzione per il vertice calcistico nazionale di un tecnico di provata capacità se lo stesso tecnico vacilla nell’accettare, preferendo rispondere all’eventuale chiamata ben più remunerativa di un club? Cosa vuoi che possa interessare ad una qualsiasi società di rango la formazione di uno zoccolo duro sul quale impostare i propri quadri associativi se poi le pieghe contrattuali tolgono alla società spazi operativi, non solo economici, per incrementare il plafond giocatori che è base essenziale del proprio bilancio? Nel tempo, i vertici federali hanno anche tentato la carta della costituzione di un Club Italia, nell’illusoria speranza di risolvere, almeno sulla carta, l’antica e mai risolta questione. Ma è stato, come si ricorderà, un buco nell’acqua.
Tempo di amichevoli, ma anche di riflessioni, come quelle inevitabili legate alla scomparsa di Davide Astori, calciatore della Fiorentina, morto a 31 anni, nella notte tra il 3 e il 4 marzo, a Udine, dove si trovava con la sua squadra per giocare una partita di campionato. Che, nell’occasione, è stato sospeso suscitando anche qualche polemica in chi ha visto nella sospensione dei soli campionati professionistici (tutte le serie minori hanno avuto regolare svolgimento) una sorta di “buonismo” un po’ farisaico. Il calcio è comunque ripartito, tra commozione e minuti di silenzio, tra emozioni così forti che nessuno avrebbe mai voluto raccontare. La prima squadra a scendere in campo era stata, ironia della sorte, proprio la Fiorentina, di cui Astori era capitano, contro il Benevento.
La cronaca riferisce che la Viola ha vinto (1-0), innescando coincidenze e suggestioni: dal gol della vittoria segnato da Vitor Hugo, sostituto proprio di Astori, alla maglia che Hugo indossava, quella con il “31”, l'opposto del 13 indossata abitualmente da Davide. Quel gol-vittoria è stato segnato al 25esimo minuto di gioco, ovvero alle 13 in punto di quella domenica, francamente triste. E che aveva “letto” un altro messaggio, quello pronunciato da Gianluigi Buffon, capitano della Juventus e della Nazionale, alla vigilia della partita di Champions contro il Tottenham: "Per noi che siamo calciatori e che abbiamo avuto l'onore di stare vicini e conoscere una persona come Davide, visto e considerato che facciamo lo stesso lavoro, il modo migliore per ricordarlo e far emergere il suo essere sportivo e non dimenticarlo è di giocare, far bene quello che sappiamo fare ed esaltare i valori migliori del calcio come in questo caso".
Non c’è, naturalmente, solo il calcio di vertice. L’intensa, meritoria e storica stagione del calcio giovanile capitolino si concretizza per esempio, ogni fine settimana, in centinaia di incontri avendo a protagonisti calciatori che dire “in erba” è forse dire poco. Ci sono gli sponsor tecnici e quelli economici, gli allenatori e i dirigenti, gli spettatori e le premiazioni, i parenti (nonne in prima fila, va da sé) e gli amici. Non manca proprio nulla. O forse sì: a molti degli spettatori, per esempio, mancano le forze per dare corpo a rinnovati dribbling e traversoni, sempre presenti, invece, negli incitamenti da bordo campo. Gli applausi sono intensi soprattutto quando un portiere-pulcino (o un …pulcino-portiere?) vince il suo primo trofeo. E lui, pur chiamandosi Riccardo, non sa ancora nulla né di un suo celebre quasi omonimo (Ricardo Zamora, Barcellona degli Anni Trenta, per dire), né di Combi, perché le figurine al massimo arrivano a ricordare Dino Zoff.
I prossimi impegni dell’Italia calcistica
Manchester - 23 mar 2018 - Italia-Argentina - Amichevole
Londra - 27 mar 2018 - Inghilterra-Italia - Amichevole
Nizza - 1 giu 2018 - Francia-Italia - Amichevole
Torino - 4 giu 2018 - Italia-Olanda - Amichevole
Sede da definire - 7 set 2018 - Italia-Polonia - Nations League
Sede da definire - 10 set 2018 - Portogallo-Italia - Nations League
Sede da definire - 14 ott 2018 - Polonia-Italia - Nations League
Sede da definire - 17 nov 2018 - Italia-Portogallo Nations League