La Gran Bretagna, durante la Prima guerra mondiale, si trovò a dovere affrontare un difficile problema interno. Il Lunedì dell’Angelo del 1916, infatti, un gruppo di intellettuali irlandesi decise di occupare i punti nevralgici di Dublino e di proclamare l’indipendenza dalla Gran Bretagna della Repubblica d’Irlanda. La notizia venne diramata dal poeta Patrick Pearse dalla sede dell’Ufficio Centrale delle Poste che era stato occupato dagli insorti. Vennero mandati a Dublino circa ventimila soldati del regio esercito, compresa la cannoniera Helga sul fiume Liffey dal quale bombardava la città, che sedarono la rivolta praticamente sul nascere, dopo sei giorni di gloriosa resistenza degli insorti; ma quella che viene ricordata come la Rivolta di Pasqua, in realtà mise le basi per la nascita di un nuovo modo di rapportarsi degli irlandesi verso la madrepatria dalla quale volevano l’indipendenza.
La particolarità della rivolta sta soprattutto nell’organizzazione che avvenne da parte degli intellettuali, riuniti intorno all’Irish Republican Brotherhood. Essi avevano programmato una resurrezione irlandese proprio nel giorno della Resurrezione di Cristo, per significarne le origini cristiano-cattoliche e dimostrare la giustezza del riscatto in essere e voluto sin dall’unione del 1800. Pochi credevano che docenti universitari, scrittori e poeti potessero riuscire nell’intento: infatti litigarono e dovettero rimandare la rivolta al Lunedì di Pasqua. Eppure le premesse erano ottime: “Nel nome di Dio e delle generazioni scomparse dalle quali viene la sua lunga tradizione di nazione, l’Irlanda per mezzo nostro chiama i suoi figli sotto la sua bandiera e combatte per la propria libertà”.
La libera Repubblica doveva garantire libertà di culto, di opinione, di uguaglianza sociale in previsione di un imminente suffragio universale che vedesse davvero tutti i cittadini uguali. Doveva poi affidarsi alla guida militare dell’Irish Citizen Army capitanato da James Connolly. La repressione inglese convinse anche gli irlandesi più scettici dell’impresa, perché usò il pugno duro contro gli insorti che vennero giustiziati senza pietà nel carcere di Kilmainham. La loro fucilazione li tramutò in martiri. Divennero parte di poesie e testi celebrativi che li immortalarono e, come scrisse William B. Yeats in “Pasqua 1916”, una terribile bellezza era nata, foriera di libertà. Pur se costernato davanti alla rivolta, che secondo lui era scoppiata senza il doveroso perfezionamento, il Premio Nobel Yeats la celebrò, divenendo poi Senatore dello Stato libero d’Irlanda negli anni Venti.
Da quella rivolta la situazione divenne sempre più tesa fino alla Repubblica d’Irlanda attuale. La Pasqua di Sangue è stata ricordata in romanzi, film, canzoni: tra queste la famosa Zombie dei Cranberries, gruppo irlandese che ricorda, con il bel testo in musica, la lotta per la libertà e la situazione di guerriglia e morte che dilaniò per anni la regione.