Due cose interessavano sopra ogni cosa a Thierry Latouche: il cioccolato e il prosciutto. Certo, avrebbe dato la vita per la sua amata Isabelle e guai a chi avesse tentato di torcere anche solo un pelo al suo Jordi, il pastore catalano che viveva con loro nella casa parigina, ma il prosciutto e il cioccolato appartenevano a un altro piano dell’esistenza, lui di questo ne era assolutamente convinto.
Thierry aveva fatto il giornalista d’assalto fino al giorno in cui un brutto strappo con il suo direttore l’aveva convinto a lasciare tutto. Sfruttando la sua liquidazione passava la maggior parte del suo tempo a girare la città alla ricerca di nuove cioccolaterie artigianali – anche se il suo fornitore preferito e indiscusso rimaneva l’italiano Corallo - oppure ad affettare personalmente a mano il suo Jamón Serrano - a detta sua il miglior prosciutto mai creato dall’uomo. Poi i soldi avevano iniziato a scarseggiare e d’accordo con Isabelle aveva caricato Jordi sulla sua vecchia Citroën e si era trasferito nel sud della Francia, a St.Remy-du-Bois. La scelta non era stata casuale: lì era nato e vissuto fino a pochi anni fa suo nonno Pierre e alla sua morte Thierry aveva ereditato la casa. La vita convulsa degli ultimi anni e la necessità di avere una base parigina gli avevano sempre precluso anche solo l’idea di vivere in campagna. Ma ora quel tempo sembrava essere giunto.
Quando imboccò il viale di ulivi che salendo portava alla casa, ritrovò di colpo la gioia dimenticata dell’infanzia e il ricordo dei giorni passati lì lo avvolse come il calore dell’estate. Risentì le cicale e rivide quel frammento di mare blu scuro che si vedeva solo da lassù e che il nonno indicava sempre con orgoglio ai nuovi arrivati. La casa, una struttura fortificata tipica dell’alta Provenza, era rimasta a lungo disabitata e ci vollero alcuni mesi per rimetterla in sesto. In paese, in compenso, avevano notato subito la loro presenza. Nessuno osò avvicinarsi alla casa ma tutti i frequentatori dell’unico bar, impegnati a bere Pernod o a giocare interminabili partite a pétanque, vollero dire la loro.
“Potrebbe essere il nipote di Pierre, sapevo che un giorno sarebbe arrivato. Un farabutto della sua stessa razza - affermò Olivier senza troppi giri di parole. Quel vecchiaccio se ne è andato senza prima restituirmi i 50 franchi che mi doveva... - disse, calzandosi meglio la coppola sulla testa - che il diavolo se lo porti... ”. “Temo che sia uno di quei parigini che giocano a fare i contadini per qualche mese e poi rinunciano per la troppa fatica - aggiunse Vincent - l’ho visto l’altro giorno da casa mia con il binocolo - stava arando la terra con un aratro trainato da un cavallo, ma per l’amor di Dio! che qualcuno l’avverta che sono stati inventati i trattori già da un secolo!” e sogghignando, sputò il mozzicone di Gauloises che teneva stretto tra i denti.
In quel momento entrò il capitano Chapuis della vicina stazione della gendarmerie. Con lo sguardo passò in rassegna tutti i presenti: Olivier, Vincent e poi, seduti al tavolo da gioco, Louis e Antoine; infine girandosi di scatto, squadrò il vecchio Arnaud, il gestore del caffè. Si avvicinò infine al bancone e ordinò un Pernod doppio con ghiaccio.
“Allora? Avete qualche informazione sui forestieri?” fece Chapuis con tono autoritario.
”No - rispose Antoine - tutto mansueto, non capiamo chi possa desiderare di vivere lassù. E poi non sono mai passati dal paese in tutti questi mesi. Questo è molto sospetto, non trova, capitano?” aggiunse e abbassò lo sguardo sulle carte che teneva in mano.
“Bisogna che ne parli con il maggiore Siclier, non mi sorprenderebbe che fossero dei terroristi, dei latitanti! Mi informerò domattina” e dopo averlo allungato con dell’acqua diede due grosse sorsate al suo aperitivo.
“Signori, buonasera” disse e uscì dal bar con passo marziale.
Nel frattempo si era fatta notte e le case di St.Remy-du-Bois erano tutte illuminate come in un presepe. Poco più in là, a meno di due miglia in linea d’aria sotto un immenso cielo stellato, c’era un’altra finestra rischiarata da una flebile luce dorata. All’interno Thierry e Isabelle stavano rannicchiati sul divano davanti al fuoco, Jordi allungato ai loro piedi. Di fronte a loro un muro intonacato di fresco e il pavimento di piastrelle antiche riportate allo splendore originario. I lavori erano stati ultimati e finalmente potevano godersi la loro nuova casa.
Il giorno seguente, di primo mattino, si creò davanti al caffè di Arnaud un curioso gruppetto di persone, una cosa inusuale per quell’ora a St. Remy. C’erano tutti, Olivier, Vincent, Antoine e anche il giudice Leparmentier e sua moglie Denise e persino Rodolphe, che era un po’ che non si vedeva da quelle parti. Il capitano Chapuis cercava di mantenere l’ordine ma il brusìo delle voci continuava ad alzarsi.
“Questa mattina sono andato in campagna con il cane - raccontava Oliver - camminavo vicino al boschetto di Saint Michel, vicino alla casa del povero Pierre, e ho visto il forestiero: era nudo, in piedi sopra a un muro e urlava, sembrava chiamasse per nome dei grossi maiali che gironzolavano al margine del boschetto. E quelli poi rispondevano, grugnivano e arrivavano di corsa sotto di lui! Uno spettacolo osceno!” aggiunse Olivier alzando la voce per coprire il brusio indignato della folla.
“È il demonio! È il demonio” sbraitò Antoine suscitando sguardi di approvazione tra chi gli era vicino.
“Calma signori! Calma! “intervenne prontamente il capitano Chapuis - non facciamoci prendere dalle emozioni. Oggi stesso andrò di persona a fare un sopralluogo. E se necessario il giudice Parmentier qui presente mi fornirà un mandato di perquisizione. Quindi cercate di calmarvi”.
“E con l’orso ? Come farete con l’orso?” “chiese con voce allarmata Madame Leparmantier. “Quale orso?” Rispose Chapuis leggermente indispettito perché non in possesso di tutti i dettagli.
“Qualcuno ha visto i forestieri girare in campagna con un cucciolo d’orso - incalzò la signora - non gli farete del male, spero!?”. “Faremo il possibile per limitare i danni, mi fido dei miei agenti Madame, lei si fidi di me, vedrà che andrà tutto bene”.
La folla venne dispersa, molti rientrarono nel locale con l’approvazione di Arnaud che provvide immediatamente a stappare una grossa bottiglia di vino bianco.
Continua il 6 Ottobre...