L’accumulatore incallito di cianfrusaglie o clutterholic è il disordinato cronico: arriva a raccogliere le cose gettate via da altri. È dipendente dagli oggetti: vecchie scatole, peluche impolverati, montagne di riviste, abiti di molti anni prima. Malato dell’accumulo, non riesce a disfarsi di nulla. L’accumulatore in realtà ha paura di abbandonarsi allo scorrere della vita: conserva le bambole e i peluche dell’infanzia, i biglietti dei viaggi e dei concerti a cui ha preso parte molti anni prima “per ricordo”, senza rendersi conto che non ha posto per le cose che gli servono quotidianamente.
L’altra faccia della medaglia sono le persone dedite all’ordine maniacale. L’estrema cura per gli oggetti fa sì che si arrivi a lasciarli “intonsi”, inutilizzati. In casi estremi, la paura di “rovinare” qualcosa porta al non utilizzo, al non consumo. I divani sono ricoperti da un cellophane o da un telo perché non si rovinino; in cucina non ci sono pacchetti di biscotti o pasta aperti, ma solo confezioni mai iniziate. Le sedie e le poltrone vengono foderate per non sporcarle: ci si siede sulle sedie della cucina anziché del salotto per non sporcare o usare il luogo che è dedicato agli ospiti. Chi viene in visita troverà divani e tappeti immacolati, ma avrà una sensazione strana, non si sentirà a suo agio e sentirà il desiderio di andarsene, quanto prima. L’ordinato compulsivo arriva a non usare gli abiti nuovi, appena comprati, per non rovinarli e a non cucinare per non sporcare i fornelli. Rinuncia a vivere per paura di consumare gli oggetti e finisce per non vivere la vita che gli è stata affidata. Ho visitato case dove esistono due cucine: quella “bella e in ordine” che non viene mai usata per “non sporcarla” e quella usata quotidianamente arredata con i mobili vecchi (dismessi quando si è fatta la cucina nuova), i piatti scompagnati e le sedie scompagnate dove tutta la famiglia – in realtà – mangia ogni giorno. Queste persone attribuiscono il diritto di stare nella "bella cucina" solo agli ospiti,e a loro stessi concedono la cucina vecchia o i piatti scompagnati, lasciando per “il futuro e per gli altri” i servizi di piatti nuovi e le cucine super accessoriate che forse non verranno mai usate.
Fra queste due categorie, la prima votata all’accumulo cronico, la seconda dedicata all’ordine maniacale c’è una gamma di atteggiamenti mentali, meno pronunciati rispetto a chi ha problemi di ordine ossessivo o compulsivo, che possiamo ritrovare in ognuno di noi, declinati con modalità più o meno pronunciate.
In un libro ho descritto Giorgio, il protagonista, alle prese con l’operazione di riorganizzare la sua casa: un’icona di diversi comportamenti nel quali, in misura maggiore o minore, possiamo rispecchiarci. Molte persone hanno attuato piccole rivoluzioni casalinghe, seguendo il percorso di trasformazione delineato, e le testimonianze raccolte lo raccontano. Altri possono aver bisogno di farsi aiutare, attraverso un corso o una consulenza, nell’apprendere un metodo che insegni a lasciare l’inutile e recuperare l’essenziale. Qualunque sia il vostro atteggiamento verso l’accumulo di cose inutili o l’ordine della casa, tenete presente che ammassare cose che non servono più rappresenta un costo in termini economici e psicologici. Vediamo, nel seguito, chi sono gli accumulatori
Gli insicuri
Non eliminano le cose perché da esse derivano un senso di identità personale. Si circondano di cose con il pretesto che potrebbero servire, ma che non vengono mai utilizzate. Si lasciano condizionare dall’opinione degli altri e dal passato.
I depressi
Tendono ad accumulare cose sul pavimento: un’energia che li attira sempre più verso il basso. Libri, giornali, borse e zaini, CD e DVD ammonticchiati qua e là. Se ricevono visite, provano quasi un senso di soddisfazione nel vedere le persone che storcono il collo e la schiena per leggere il titolo di un libro. Vorrebbero avvolgersi in un’atmosfera speciale in cui la loro sofferenza interiore dovrebbe essere un catalizzatore per l’interesse di amici e amiche. Gli uomini cercano una compagna con cui condividere questa “sofferenza” del vivere. In realtà questo implica solo una gran fatica nel tenere pulito il pavimento e la casa per trovare le cose ammonticchiate in ogni angolo.
Gli ansiosi
“Non si sa mai” è la frase che amano di più. Sono convinti che appena si disfano di qualcosa, ecco che tornerà immediatamente utile (e abbiamo visto che in realtà è un meccanismo mentale!). Spostano cose da una posto all’altro, facendo una gran fatica, pur di non ammettere che certe cose ormai appartengono al passato.
Gli indecisi
Rinviano a domani quello che potrebbe essere buttato oggi. Se devono decidere sulla sorte di un oggetto si arenano in un forse. Lo butto o lo tengo? Tutto aspetta una decisione che non arriva mai. Gli abiti troppo stretti, i libri mai letti, le vecchie riviste di fotografie o arredamento, scarpe e borse ormai superate, perfino i diari e i libri delle scuole elementari medie. Perché non si sa mai…
Gli stressati
Vanno sempre di corsa e non hanno tempo di mettere a posto. Con il risultato che perdono il doppio del tempo per trovare le cose fuori posto: il disordine è una delle maggiori cause di ritardi e perdite di tempo.
I perfezionisti
Sono alla ricerca dell’ordine perfetto, che risponde a una categoria mentale invece che alle necessità concrete della vita presente. Questo è il motivo per cui non riescono a organizzarsi nelle cose più semplici pratiche e si perdono in elucubrazioni mentali per risolvere problemi che potrebbero essere affrontati in poche mosse. Concentrano i pensieri su quello che “gli manca” piuttosto che sulle cose che hanno di fronte per risolvere una questione.
I nostalgici
Sono quelli morbosamente attaccati al passato che hanno paura di cambiare anche le piccole cose del quotidiano.
Per saperne di più potete consultare il volume: Spaceclearing: libera il tuo spazio, trasforma la tua vita, Ed. Mediterranee, 2012