La terra per i suoi passi e i suoi passi per la terra di ognuno di noi…
Questo è il verbo di Gigli.
Gigli del campo di quel mondo condotto sul tempo dei “moderni” da Poiret: ispettore dei tratti disegnati per il corpo nei punti lontani del globo e tradotti per lo sguardo della vanità imperialista di fine '800. Non Hercule Poirot, celebre investigatore, tratteggiato dalla indagatoria mano di Agatha Christie, ma Paul Poiret che oltre all'assonanza fonetica del nome, (non fosse che per la “O” e la “E”) del celebre detective, possiede l'intuito verso le movenze sociali: ispettore e tracciatore di un'estetica lontana dalla vecchia Europa che si ritrova in essa ad emulare le fogge d'Oriente e della madre Africa nelle beltà confluite nel Continente attraverso le Grandi Esposizioni Universali.
Gigli è il testimone di un passaggio di mano puro: dall'esotismo delle creazioni di Poiret alla cangiante destrezza del pigmento internazionale giunto nel suo DNA da una nascita da famiglia emiliana di antiquari librai (Castel Bolognese 1949) attraverso la quale ha respirato la storia ed il mito, la forza di posture sociali diverse e di ceppi etnico razziali eterogenei nell'identità, ma assimilabili per immagine e cultura. In un'epoca d'affermazione sociale e sovraesposizone del corpo, di ostentazione del ruolo e del potere erotico del denaro (anni '80) Gigli ha espresso la sua opinione sulla dignità della bellezza.
La sua formazione d'architetto ha cogitato il Romeo dell'abito: lirico fraseggio per una quotidianità danzante i ritmi dei riti sociali a denominazione d'origine protetta. Stile rarefatto quello di Gigli, mutuato dalle materie trascendenti dei suoi vestiti, dai preziosismi e virtuosismi decorativi delle strutture da lui progettate. Come architetto ha stabilito l'attraversamento delle tecniche immaginative dei luoghi esotici del pianeta come coadiuvante di una nuova bellezza del corpo destrutturando la rigida cultura gerarchica del dominio e del potere per utilizzare le esperienze della moda come “massaggio” stimolatore del corpo alla vista dell'occhio. I colori mediatici di Romeo Gigli hanno colto da subito il respiro della natura delle culture legate ad un rapporto diretto con la terra.
Nel 1972 crea la sua prima collezione di maglieria come stilista per la Quickstep di Bologna e di lì a breve disegna la collezione donna di Dimitri Couture a New York (1978-1979). I suoi viaggi collezionano le esperienze più disparate, dalla Cina all'India, dalle Baleari agli Stati Uniti.
Nell'83 si lancia nella moda con il suo nome, a Milano, attraverso il supporto del manager Donato Maino e di Carla Sozzani.
Al numero 10 di Corso Como stabilisce il suo quartier generale.
Nel 1986 succede a Versace come stilista del brand Callaghan, prodotto da Zamasport, l'azienda che già produceva Gigli.
Nel 1988 il debutto alle sfilate parigine e la consacrazione definitiva.
Il suo stile è codificabile in un rapporto con il corpo come quello che la crisalide ha con il suo bozzolo: i suoi sono capi la cui costruzione si accosta in una geometria trapezoidale, i cappotti hanno la spalla scesa, le abbottonature delle giacche sono molto alte e il tema del bolero gioiello e delle camicie da gentleman di campagna colto e raffinato sono torsioni del tessuto attorno alla natura dell'eleganza.
Tagli che si stratificano, per la forza delle trasparenze, su corpi vellutati di matrice preraffaellita. Volumi che possiedono i suoni ampi e avvolgenti dei mantra tibetani o la bizantina influenza della Serenissima Repubblica di Venezia. Le sete cangianti e il vetro soffiato in laguna sono liquide esperienze del manifestarsi dell'identità dello stile Gigli.
La sua essenza porta il suo nome: Romeo Gigli è anche un profumo (1989).
Nel '90 lancia la sua seconda linea: G Gigli, segno fonetico antitetico a quel tempo frenetico favorito dal potere economico che dominava la cultura dei consumi.
Gigli esprime la sua anima nell'esperienza motoria di un mondo lontano portato da suoni ancestrali di culture legate tra loro dalla manifestazione fisica dello spirito nell'esperienza della bellezza.
La liberazione del corpo, dal manifesto sociale della gerarchia di potere, è il tema che più connette il levare del sole al suo calore. Orientalismo come orientamento dell'anima al valore di una postura integrata al mondo e non al ruolo, o al suo verso, per un ritorno alla centralità dell'uomo.
La terra e il rapporto diretto con gli elementi hanno portato Gigli per “L'annunciazione” di quel sentimento letterario del viaggio nell'essere umano che dall'esotismo di Poiret ha germinato nell'“Odissea” del tempo: da Omero a Romeo…