Alla domanda "cos'è la Mille Miglia?" hanno provato a rispondere in molti, ciascuno offrendo valutazioni e considerazioni diverse. Eppure, tutte le differenti risposte sono valide, perché la corsa della Freccia Rossa vive di mille sfaccettature, di mille motivi ed altrettanti aspetti.
Secondo Wikipedia, l'enciclopedia on-line, questa è la definizione:
"La Mille Miglia è stata una corsa di lunga distanza che si disputò in Italia per ventiquattro volte, dal 1927 al 1957 (13 edizioni prima della seconda guerra mondiale e 11 dopo il 1947). Dal 1977, la Mille Miglia rivive sotto forma di gara di regolarità per auto d'epoca. La partecipazione è limitata alle vetture, prodotte non oltre il 1957, che avevano partecipato alla corsa originale. Il percorso (Brescia-Roma andata e ritorno) è lo stesso della gara originale, così come il punto di partenza e arrivo, Viale Venezia".
Una descrizione inappuntabile, ma che non aiuta a capire realmente cosa fu la Mille Miglia, né cosa sia la rievocazione.
La comprensione aumenta leggendo le due più celebri citazioni sulla corsa bresciana, entrambe della più eminente figura dell'automobilismo italiano (e non solo), Enzo Ferrari. Fu il Drake di Maranello, negli anni Cinquanta, a pronunciare la fatidica definizione di "corsa più bella del mondo"; e fu sempre lui - negli anni '80, mentre assisteva al passaggio della rievocazione negli Stabilimenti Scaglietti di Modena - a definirla "un museo viaggiante unico ed affascinante, allestito in una straordinaria cornice di pubblico festante".
Ciò che oggi appare straordinario, è che la ricetta ideata nel 1982, un'effervescente miscela di sport, cultura, turismo, spettacolo ed amicizia internazionale, condotta attraverso alcune tra le località italiane più ricche di storia e di bellezze artistiche, architettoniche e naturali, ha portato la Mille Miglia ad uscire dalla dimensione di semplice rievocazione.
Con la trentunesima rievocazione che sarà disputata nel 2013, si tratta dell'unico caso al mondo in cui la celebrazione di una corsa automobilistica, nell'arco di ottantacinque anni, supera per numero di edizioni l'evento originale, disputato ventiquattro volte dal 1927 al 1957 e - dal 1958 al 1961 - in ulteriori tre edizioni simili ai rally odierni, con tratti di velocità e altri di trasferimento.
La Mille Miglia, proprio come allora, oltre che evento automobilistico, è fenomeno di costume, evento sociale e culturale o anche, come la definisce chi la gestisce attualmente, "un formidabile evento mediatico".
Per delineare le dimensioni del fenomeno Mille Miglia nel terzo millennio, sono sufficienti i numeri: in internet, digitando "1000 o Mille Miglia" su un motore di ricerca come Google, compaiono 7.530.000 (sette milioni e cinquecentotrentamila) risultati da tutto il mondo; facendo la medesima ricerca su e-bay, ogni giorno, mediamente, sono in vendita più di 9.000 oggetti, che spaziano dai cimeli d'epoca ai modellini di auto, dai cerchi in lega ai libri, dagli orologi ai francobolli. Le inserzioni di vendita provengono, oltre che da tutti i Paesi europei, dall'Australia, dagli Stati Uniti, da molti Stati sudamericani, asiatici e africani.
La stessa provenienza degli oltre 1.500 inviati dei media (tra giornalisti, fotografi ed operatori televisivi), provenienti da 87 Paesi, che ad ogni edizione vengono accreditati alla Mille Miglia. Grazie a loro, ogni anno a maggio, la "corsa più bella del mondo" compare su giornali, riviste, siti internet e televisioni di tutto il mondo, con circa 2.500 articoli pubblicati e 384 trasmissioni televisive, in oltre 150 Paesi.
Dal 1927, per tutti quanti assistono al suo passaggio, la Mille Miglia rappresenta l'occasione per toccare con mano ciò che prima poteva essere solo ascoltato per radio ed oggi visto in televisione; un grande spettacolo di uomini e di opere d'ingegno, per il quale non è necessario il pagamento di alcun biglietto.
In passato, quando i mezzi di comunicazione erano ancora limitati, ad accrescere la fama della Mille Miglia fu il fatto che, per vivere il grande evento in prima persona, agli abitanti di mezza Italia era sufficiente appostarsi sull'uscio di casa.
Oggi la Mille Miglia è di nuovo un appuntamento al quale non mancare, una grande festa popolare sullo sfondo delle più suggestive scenografie di sette regioni italiane, in grado di affascinare milioni di persone di ogni età.
È uno spettacolo gioioso, offerto sia a quanti vivono e lavorano nei pressi dei 1.600 km del percorso sia agli appassionati di tutto il mondo che organizzano le loro vacanze al seguito della corsa; uno spettacolo dedicato ai bimbi di decine e decine di scolaresche e a frotte di anziani, che osservano le vetture in gara senza considerarle oggetti da collezionismo, quanto frammenti di un patrimonio di vita vissuta. Una festa che può essere osservata pure on-line, con oltre 8.980 filmati postati su Youtube.
Dal 2004, la Mille Miglia vanta un Museo dedicato e innumerevoli sono le pubblicazioni tematiche; decine di studenti si sono laureati con tesi sulla Corsa, grazie anche al Centro Studi denominato "Mille Miglia: Mobilità e Turismo", fondato anni orsono all'Università degli Studi di Brescia, allo scopo di sostenere il "Curriculum di studi universitari in Economia del Turismo".
Il logo della Freccia Rossa rappresenta oggi un brand internazionale, grazie anche alle numerose licenza commerciali, con in testa quella degli orologi Chopard, divenuti un "must" in ogni continente.
Più che altro, per i molti appassionati sparsi in tutto il mondo, la Mille Miglia rappresenta un autentico "way of life", un stile di vita e di proporsi che rappresenta uno straordinario biglietto da visita, sia per Brescia sia per l'Italia.
Ogni anno, alla rievocazione storica partecipano circa 380 equipaggi provenienti da più di una trentina di Paesi di tutti i continenti: nel corso degli anni, in totale, sono più di cinquanta gli Stati di provenienza dei partecipanti.
«Guardate questa piazza, girate la città e vi renderete conto di come la Freccia Rossa sia divenuta patrimonio culturale, economico e sportivo di Brescia nel mondo. È un evento che non si può raccontare, occorre viverlo a fianco alla gente per poterlo gustare nella sua pienezza. È una passerella di competizione regolaristica che dona gioia alla sola partecipazione».
Testo di Beppe Lucchini