In Italia si sente sempre più spesso parlare di "disposofobia", la tendenza a raccogliere di tutto e di più: in tanti casi si tratta di una vera e propria patologia che si manifesta in un collezionismo avido, disordinato e maniacale. Quasi ossessivo: si raccoglie quello che altri gettano a prescindere se piaccia o sia di qualche utilità. E' un atteggiamento che spinge a fare incetta di cose che, molto probabilmente, mai più verranno usate, con la falsa convinzione di migliorare la nostra vita. L'impossibilità a buttare via ciò che si possiede (è una vera e propria malattia che colpisce oggi il 2-5 % della popolazione) blocca tutta la nostra vita, ostacola le relazioni e un sano rapporto con noi stessi.
In contrapposizione a questa tendenza quasi compulsiva a riempire casa e cassetti, sta emergendo una consapevolezza di segno opposto. Liberarsi di tutto ciò che di superfluo è stato accumulato negli anni per puntare alla semplicità. Abbracciare la filosofia che in inglese è sintetizzata in tre semplici parole "less is more" rappresenta per chi la mette in pratica una vera e propria disciplina che porta a una profonda trasformazione interiore. Quando buttiamo ricordi e oggetti inutili, con essi cestiniamo anche tanti pensieri e preoccupazioni superflue che opprimono la mente. In inglese viene chiamato "decluttering" (da clutter, che significa "accumulo di cose, disordine, confusione") e indica la volontà di fare pulizia e ordine in senso fisico e, secondo il mio approccio, è un modo efficace di fare chiarezza nella mente e negli obiettivi della propria esistenza.
Armonizzare gli spazi della nostra casa, con la consapevolezza che ogni oggetto che ci circonda rappresenta qualcosa di noi stessi, è un affascinante percorso, che permette di entrare in contatto con il nostro mondo interiore attraverso la comprensione – profonda, quasi intima – del nostro ambiente esterno.
Se la tua casa potesse parlare cosa svelerebbe di te? L’esperienza maturata in tanti anni di corsi e consulenze con privati e aziende mi porta ad affermare che l’arte di fare spazio aiuta a disfarsi degli oggetti superflui per fare finalmente posto a una maggiore energia vitale, alle nuove opportunità che ci presenta la vita, e a una maggiore consapevolezza di noi stessi. A volte può farci scoprire nuovi talenti e nuovi aspetti della nostra personalità.
Utile in tempo di crisi
Questa filosofia è particolarmente utile in un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando. Il mio motto "evitare il superfluo per recuperare l'essenziale" può aiutare a capire di cosa abbiamo veramente bisogno, cosa è necessario acquistare, e ciò di cui possiamo fare a meno. Una rinuncia che, anziché farci sentire defraudati, ci farà sentire più in sintonia con le nostre vere necessità, e ci spingerà ad apprezzare cose gratificanti a costo zero, più di un pomeriggio di shopping.
Quattro chiacchiere sincere con gli amici, godersi un bel tramonto spegnendo per quindici minuti il cellulare, giocare al parco con i nostri figli o il nostro cane. Quando in casa ci sono soltanto le cose che amiamo o usiamo, la nostra vita diventa più fluida e, come per incanto, cominciamo ad avere più tempo per noi stessi. Man mano che dedichiamo tempo e impegno, con amore e dedizione, a liberarci delle cose inutili e superflue, possiamo scoprire con stupore di avere sempre più tempo a disposizione. Come se, per magia, per ogni minuto "speso bene" ci venisse dato un bonus di un altro minuto per guardare con soddisfazione alla vita di ogni giorno.
E alla fine si può scoprire che la ricerca della semplicità non fa rima con "scarsità", bensì con il senso di libertà e leggerezza che deriva da una vita vissuta più intensamente, circondati dalle cose e dalle persone che contano veramente per noi.
Per saperne di più potete consultare il volume: Spaceclearing: libera il tuo spazio, trasforma la tua vita, Ed. Mediterranee, 2012