Simon Porte Jacquemus ha il codice genetico del “cre-attore”, non solo creativo per le passerelle della moda, ma espressionista del suo tempo, una sorta di magnete dell'avvento del suo lessico. Jacquemus e Simon Porte, un'unica persona, ma il primo col nome materno a fargli da insegna e il secondo con i suoi monocromi porzionati nel peso che all'occhio genera il guardarli e al corpo il compito di sostenerli: abiti che sono l'esperienza geometrica delle sue passioni.
Uno strutturalista della moda che la gioca per le sfide del suo sguardo attraverso temi elettivi quali le righe, il colore blu, il bianco, l'amore per la città di Marsiglia e un periodo storico quali gli anni '80 del secolo scorso, il tutto attraversato dalla luce del sole e dal gusto per la frutta.
Niente e poi tutto, vuoto e poi pieno, blu e poi nudo, bianco e poi ancora epidermide e colore, un colore o le sue tracce, così si costruiscono i suo quadri di costume.
Sostenendo il fatto che la moda sia un marcatore degli umori sociali una sorta di segno tangibile dell'emozione di tracciarsi nei luoghi ecco che la moda di Jacquemus rispecchia questa visione dell' abito come indicatore, segnalatore, una sorta di cartello dello stato d'essere.
Per Simon segnali e vestiti sono un tutt'uno nel gioco dei volumi e nelle sartoriali costruzioni che li supportano.
Il segnale è l'accento, l'indicazione, la direzione per una strada percorribile o il divieto all'essere: per Jacquemus divieto alla banalità. Il corpo è segnalatore del suo spirito attraverso l'esperienza del segno vestimentario.
Simon tratteggia la linea che parla di un corpo parallelo che vive del gioco con il doppio e le sue figurazioni: come quelle della collezione autunno inverno 2015/16 con i volti delle modelle che rivelano una natura picassiana, nel fronte che diviene profilo e nel profilo che diviene fronte, attraverso l'uso di un effetto ottico del make up ispirato alle “double face” del fotografo e artista berlinese Sebastian Bieniek.
Le espressioni estetiche degli anni '80 lo hanno influenzato così come il legame con la madre che non c'è più, ma il cui nome porta nel battesimo del suo brand: “Jacquemus” (cognome materno).
La creatività è legata alla vita di questo ventisettenne della Provenza che ha già collezionato importanti riconoscimenti nel mondo della moda e che oggi fa respirare le nuove generazioni al ritmo di un'immagine carica di contenuto artistico ed ispira seguaci che si riconoscono in questa esperienza identitaria.
Jacquemus si fa lettura per chi è curioso e capace di immaginarsi una realtà dove la propria immagine sia scollegata dagli schemi e di essi si faccia esperienza fuori dalle meccaniche del ruolo. La sua immagine è da leggere come lemma, termine, parola, sintassi e sua sinderesi con un universo interiore che si connette al desiderio di costruzione autoriale dell'essere fuori dalla media per creare una nuova media di propulsori artistici per ognuno di noi.
Il suo sito internet parla il suo verbo, è lui che crea e costruisce il dialogo con i suoi referenti: il pubblico. Attraverso i social network tesse le trame di un frasario fantastico che ha sintassi per le immagini da lui ideate e le quinte dei suoi “sogni vestiti” sono l'esperienza della sua wunderkammer dai contenuti scomposti e giocosi.
Ecco come la parola Jacquemus entra nelle posizioni della moda e ne assume i termini direzionali.
Ecco come la sua versione della moda diviene moda.
Il suo verbo è futura dedica alla presenza di dinamiche liriche nella forma dell'abito di oggi.
Dal 2009 presenta le sue collezioni a Parigi, inizialmente simulando una sorta di protesta fuori dai luoghi delle sfilate più importanti, oggi, astro nascente, su di una passerella simulante un sole cocente, per la primavera estate 2017: in questa collezione rende omaggio alla sua terra natale, la sua Salon de Provence ispirandosi a “Les Santons de Provence” dove la donna incarna lo spirito delle professioni contadine rappresentate nelle figure devozionali del tipico presepio provenzale.
Ognuna con l'elemento cardine del proprio lavoro e simbolo di una dinamica espressiva che con Jacquemus sempre si lega al racconto a doppio filo con la sua storia e con la sua infanzia.
Jacquemus e Simon Porte creazione e azione, segnale e direzione, per una moda che sa agire sotto il sole autentico del divenire creativo.