Per chi iniziasse a sfogliare, prima di entrare negli spazi espositivi, il catalogo Splendida minima, dell'omonima mostra che si tiene a Firenze, a Palazzo Pitti fino al 2 novembre, sarebbe certamente tratto in inganno sulle reali dimensioni delle numerose sculture a tutto tondo in pietre preziose che vi si trovano esposte. Di epoca ellenistico-romana, sono state per secoli al centro dell'interesse collezionistico dei Medici, da Francesco I con la sua Tribuna ai granduchi variamente collezionisti.
Queste sculture, che troviamo a tutta pagina nel curatissimo catalogo di Sillabe, sono nella realtà piccolissime, minime come dice il titolo. L'ingrandimento fotografico ci aiuta ad apprezzare la precisione con cui sono stati scolpiti i materiali preziosi di cui sono fatte. Giunte fino a noi con le collezioni medicee, oggi si trovano in gran parte nel museo del Tesoro dei Granduchi delle Gallerie degli Uffizi. Il corpus complessivo di queste preziose sculture antiche è costituito da circa quattrocentottanta esemplari, numero senz’altro destinato a crescere con il progredire degli studi. Nella prima sezione della mostra sono anche illustrate le loro funzioni che, come dimostrano confronti iconografici testimoniati in mostra da un prezioso dittico eburneo del VI secolo d.C. o da un rilievo marmoreo degli inizi del III secolo d. C., erano utilizzate come complementi di attributi connessi con i ritratti legati al culto imperiale.
Tanta era la passione di Francesco I de' Medici per questo genere di piccole sculture in pietre dure che si impegnava a rendere più preziose quelle della sua nutrita collezione, commissionando la ricerca a Roma di marmi e pietre adatti alla creazione di busti su cui installarle. Teste antiche in pietre dure si trovano quindi assemblate su busti in alabastro orientale, scolpiti nelle botteghe di corte e impreziositi da panneggi e acconciature d'argento dorato. Questa collezione fu destinata da Francesco I all'arredo della Tribuna (descritto nell'inventario del 1589), uno scrigno delle meraviglie nel cuore degli Uffizi. Spiccano in particolar modo il Busto femminile con testa di cristallo di rocca di età imperiale, il Canopo egizio in calcedonio e il Busto di mora in onice e argento dorato dell'intagliatore milanese Giorgio Gaffuri. Sculture preziose furono utilizzate anche per abbellire le mensole che reggevano il palchetto della Tribuna: del loro arredo si offrono in mostra due testimonianze esemplificative.
Nel corso del Seicento e del Settecento altri illustri esponenti della dinastia medicea raccolsero questi particolari oggetti, coltivando il gusto per queste opere non facili da reperire. Il Cardinal Leopoldo, raffinato e colto collezionista, acquistò pezzi d'eccezionale qualità, come la mano in calcedonio che fa da icona alla rassegna. A Cosimo III si deve in seguito l’inserimento delle opere dello zio Leopoldo nell’arredo sempre più sfarzoso della Tribuna, che ci viene testimoniato al suo acme dai puntuali disegni dell’atlante della Galleria diretto da Benedetto Vincenzo De Greyss. Dalla testimonianza di questo preziosissimo documento nell’ultima sezione della mostra si è tentata la ricostruzione a grandezza naturale dell’allestimento tardo settecentesco di uno dei palchetti della Tribuna degli Uffizi.
La scenografica riproduzione del disegno della parete con la statua di Apollo fa da sfondo a quasi tutte le opere distribuite sullo scaffale: le poche mancanze sono dovute a pezzi perduti o di cui non è stato possibile ottenere il prestito in mostra. Si tratta del primo tentativo di ricostruire questo aspetto fondamentale della decorazione della Tribuna, che mette in luce come, ancora nel Settecento, la disposizione delle statue sulla mensola fosse incentrata su sottili rapporti tra le dimensioni e le cromie degli oggetti. La riproposizione dà corpo ai rimandi e alle relazioni che si creavano tra le opere a tutto tondo disposte sulle pareti della Wunderkammer: si recupera così un brano significativo per la ricomposizione di quella "musica visiva" che aveva fatto della Tribuna - e degli oggetti in essa contenuti - l’espressione di un’architettura mentale e di una raffinata quanto complessa veste di rapporti iconografici e simbolici che si va progressivamente svelando.
La mostra è a cura, come il catalogo, di Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Fabrizio Paolucci, ed è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei. Rappresenta una nuova dimostrazione che la rivisitazione di opere di patrimonio pubblico, allo scopo di mostrarle, stimola ad approfondimenti e riletture che si irradiano dall'Arte alla Storia.