In attesa di sapere chi sarà il prossimo re del Vecchio Continente c’è già una squadra che in questo 2016 si è laureata campione del mondo di calcio, ed è l’Abkhazia.
Battendo in finale la selezione del Panjabi, l’Abkhazia ha vinto un torneo molto particolare, il campionato del Mondo ConIFA, la federazione internazionale delle nazionali indipendenti, a cui hanno preso parte 12 squadre, rappresentative di popoli e minoranze non riconosciuti ufficialmente dalla FIFA. Per l’Abkhazia, che ha autodichiarato la propria indipendenza dalla Georgia nel 1994 al termine di una sanguinosa guerra civile, l’organizzazione del campionato del Mondo ConIFA ha regalato al paese e alla sua gente due settimane di festa, con la sensazione di ospitare in casa propria tutto il mondo. Scorrendo la lista dei “paesi” partecipanti, si fa davvero il giro del mondo.
Ci sono territori che rivendicano l’indipendenza e ricorrono con una certa frequenza nelle cronache internazionali per motivi diversi dal calcio, come il Kurdistan e il Somaliland. Altri quasi del tutto sconosciuti, come l’arcipelago Chagos, 60 isole tropicali situate 500 km a sud delle Maldive nell’oceano Indiano.
Se è vero che l’unione fa la forza, più della politica il pallone unisce sempre, soprattutto i fratelli di sangue che vivono lontano dalla loro casa: al mondiale in Abkhazia hanno preso parte anche i Coreani Uniti di Giappone, selezione della diaspora delle due Coree nel paese del Sol Levante, l’Armenia Occidentale, la squadra degli armeni residenti in Turchia e Cipro del Nord, la nazionale della parte dell’isola sotto la Turchia. L’Europa è stata rappresentata in lungo e in largo. Più in alto per latitudine (ma solo quinta nella classifica finale) c’è la Lapponia, schierata con il nome originale di Sapmi, ma niente battute su Babbo Natale che sa andare solo sulla slitta, perché i Sami sono un gruppo etnico riconosciuto ufficialmente dai tre paesi scandinavi.
Diverso il destino degli Szekely, popolo ungherese che abita la parte orientale della Transilvania e rivendica la separazione dalla Romania, perciò gioca con la sua squadra, “Szekelyföld”. In Abkhazia sono sbarcati anche i Raeti, antico popolo che diede il nome a una provincia dell’Impero Romano a cavallo fra Svizzera centrale, Germania meridionale (o meglio Baviera) e Austria (Tirolo) e ora raggruppa tre paesi sotto un’unica squadra, l’FC Raetia.
Ai mondiali in Abkhazia infine ha partecipato anche una rappresentativa “italiana”, il Football Club Padania, che come spiega il presidente Fabio Cerini, non ha niente a che fare con la politica, ma si concentra solo sul campo: “Non apparteniamo a nessuna forza politica com’è espresso nel nostro statuto e siamo frutto della voglia di due tifosi, Alberto Rischio e Ivan Orsi, che dopo la soppressione della vecchia nazionale padana hanno ricreato questo gruppo. In Abkhazia non dovevamo neanche esserci, perché ci hanno chiamati solo dieci giorni prima per sostituire la squadra dei Rom che si era ritirata. Abbiamo messo su un gruppo in pochi giorni e siamo arrivati quarti. Per noi è già stata una vittoria”.
Sui trattati l’Abkhazia è riconosciuta indipendente solo da sei paesi (Nicaragua, Nauru, Tualu, Vanuatu, Venezuela e Russia), ma sul campo del rinnovato stadio di Sukhum, i giocatori in maglia verde, sono stati spinti alla vittoria dal tifo di tutto il loro popolo. Nella loro lingua Abkhazia significa “terra dell’Anima”, e il giorno dopo la finale, vinta ai rigori per 5-3 contro la squadra del Panjabi, è stato proclamato festa nazionale.
Questa è la classifica generale dei Mondiali ConIFA: 1. Abkhazia 2. Panjab 3. Cipro del Nord 4. Padania 5. Sapmi 6. Armenia Ovest 7. Coreani Uniti del Giappone 8. Kurdistan 9. Szekely 10. Somaliland 11. Raetia 12. Isole Chagos.