Quando il corso reale delle cose prende una strada che ripercorre il sentiero di una tua precedente fantasia, gli accadimenti ti giungono all’occhio illuminati da una luce diversa. Strana. Quasi profetica.
Con queste parole Marco Lugli, fotografo e scrittore modenese, mi introduce il suo secondo romanzo dal titolo L’Ultimo Tatuaggio. Non è della trama del romanzo che gli ho chiesto come prima cosa, ma dell’iniziativa umanitaria che è legata alla vendita di questo libro e che coinvolge la Onlus modenese Bambini nel Deserto.
ML: Avevo scritto per filo e per segno quale avrebbe dovuto essere la trama di questo libro ben più di un anno prima della sua uscita. La trama prevedeva che uno dei personaggi principali si ammalasse di tumore molto gravemente. Poi però, dopo le prime trenta pagine, mi ero arenato e non ho scritto per mesi. Quando un mio caro amico si è ammalato per davvero e mi sono ritrovato a osservare il suo calvario, la scrittura è ripartita in modo automatico. Non ho descritto i fatti che accadevano nella vita vera. Ho però descritto in modo molto approfondito le mie emozioni provate nell’ultimo periodo vissuto accanto a lui. Come me, Giovanni (Sacchetti, ndr) era un capogruppo di Avventure Nel Mondo con un grande amore per l’Africa. Quando è deceduto, tutti noi amici, parenti e viaggiatori legati a questa persona abbiamo chiesto a Bambini nel Deserto di indicarci un progetto attivo nel quale far confluire una donazione commemorativa. La Onlus, nella persona del suo presidente Luca Iotti, non solo ci ha indicato un progetto (una capreria e latteria in Mali), ma ci ha detto che l’opera, una volta terminata, avrebbe portato il suo nome. Quando il libro è uscito ho chiesto al mio editore se, in caso di acquisto online, poteva rinunciare al margine editoriale e devolverlo in favore del progetto in Mali, per continuare la raccolta dei fondi e, per quanto mi riguarda, per continuare a onorare la memoria del mio amico.
CF: L’Ultimo Tatuaggio è un libro divertente e dalle molte sfaccettature. Situazioni comiche, spesso coincidenti con alcune pagine di erotismo ginecologico, fanno in realtà da involucro a una riuscita operazione di profonda introspezione a proposito delle contraddizioni di un uomo costretto a venire a compromessi con valori importanti quali l’amore e l’amicizia in favore (o sfavore, a seconda dei casi) del proprio egoismo e del proprio desiderio di felicità. Il librò è tutto incentrato sul tema del tradimento. Sul tradimento di se stessi, come abbiamo detto a proposito dei compromessi, ma anche di altre tipologie di rapporti: amicali, sentimentali e sessuali. La spinta egoistica di Michele Licometti esaspera quanto accade a ciascuno di noi nella quotidianità. Michele ci ricorda che è molto difficile rinunciare a inseguire qualcosa che ci può far stare bene anche se a farne le spese sono persone a noi care. Benché il protagonista sia facile specchio per qualunque lettore (così come lo sono tutti i personaggi, molto ben caratterizzati), una caratteristica “genetica” lo rende tutt’altro che accomunabile all’uomo medio. Michele Licometti è infatti una persona sul cui corpo, al termine di ogni relazione, appare un tatuaggio che descrive l’impatto emotivo che la relazione ha avuto su di lui. Su questa curiosa scelta chiedo di nuovo lumi all’autore.
ML: Non è vero che Michele non rappresenti l’uomo medio. È vero che ha questa inquietante caratteristica, ma essa altro non è che un espediente letterario, una metafora di un aspetto assai diffuso tra gli esseri umani: la loro tendenza a mentire a se stessi. Tendiamo a nascondere i nostri difetti come se essi rappresentassero una vulnerabilità. Li nascondiamo principalmente a noi stessi per non sentirci in colpa quando li nascondiamo ad altri. Mi sono domandato che cosa succederebbe se fossimo costretti a mostrarci per ciò che siamo. Michele Licometti è una persona che ce l’ha scritto sulla pelle, ciò che è, non può prescindere da un giudizio che le persone emettono su di lui guardandolo. E nonostante questo se la racconta.
CF: Faccio notare a Lugli che non ho avuto l’impressione che il suo protagonista ignorasse i propri difetti.
ML: Hai ragione. Licometti è il protagonista anche del mio primo romanzo. Nel primo libro lui è massimamente ciò che ti stavo dicendo. Nel secondo ha preso coscienza di sé. I due libri si possono comunque leggere separatamente. Sono due romanzi seriali che godono di proprietà commutativa…
CF: Il romanzo vive e ha il suo punto di forza sui rapporti di coppia, sulle differenti modalità di interazione fra il protagonista e gli altri personaggi. Il dialogo certamente più interessante è quello di Michele con la propria anima. Il più divertente quello con il suo amico Mauro, ma il più sorprendente e tenero è quello con la figlioletta di quest’ultimo. Non mi risulta che Lugli sia padre per cui mi domando come abbia fatto a descrivere così bene questa situazione.
ML: Non saprei dirti. Ti ringrazio del complimento e vedere che ciò di cui non so assolutamente nulla è quanto ho raccontato meglio non può che spingermi, per il prossimo romanzo, a dedicarmi alla fantascienza.
Intervista di Clarissa Fidotti
Foto di Giovanni Sacchetti