Il trauma è un evento inaspettato, di segno negativo, cui il soggetto reagisce con un vuoto di pensiero. La passività del soggetto di fronte all’evento, la sua totale o parziale incapacità di farvi fronte, descrivono una situazione di impotenza che, nelle sue punte più estreme, si relaziona con la morte, l’evento che ci vede impotenti nella misura più assoluta e totalizzante. La capacità di reagire, di far fronte alle avversità della vita non è di tutti, e non tutti riescono ad utilizzarla nel momento opportuno e nella maniera ottimale.
Quello che si verifica molto spesso, in particolar modo in seguito a situazioni estremamente pesanti, o ripetute nel tempo, è un fenomeno molto particolare, introdotto e descritto brillantemente da Freud, e noto come “coazione a ripetere”: il soggetto, questa volta in modo attivo e non più passivo, “si rimette” in una vicenda che presenta caratteristiche di forte analogia con la situazione traumatica precedentemente subìta. Il rivolgimento da passivo in attivo è la dinamica sottesa a questo meccanismo ripetitivo: il soggetto tenta di uscire dalla situazione di passività obbligata, attraverso una trasformazione nel contrario. In questo modo, si può ripresentare una situazione che a tutti gli effetti è paragonabile a quella traumatica originaria, talvolta con l’unica differenza data dal ruolo apparentemente attivo del soggetto.
Notiamo quotidianamente questo meccanismo, anche nelle piccole cose, e per fortuna anche nelle situazioni non gravi. Ad esempio, quando una persona nota che tende a incontrare “sempre lo stesso tipo di persone”, le stesse tipologie di amicizie o di partner, gli stessi intoppi sul lavoro, ad ammalarsi sempre nello stesso modo, e così via. Questo meccanismo si trova anche alla base di molti sogni, in particolare nei sogni ricorrenti – nei quali tipicamente il sognatore si rimette in una medesima situazione, con il tentativo inconsapevole di “risolvere”, ossia di “trovare una soluzione vincente” a un disagio, piccolo o grande che sia.
Nella situazione difficile o a tutti gli effetti traumatica che si incontra, la mente opera una ricerca spasmodica di senso dell’esperienza incomprensibile, devastante e improvvisa che l’esposizione al trauma – soprattutto in epoca precoce – comporta. Per questo motivo si verificano a livello cognitivo tre possibili declinazioni, interpretazioni o ripercussioni sul senso di sé come persona:
• area della sicurezza: il soggetto non si sente al sicuro, protetto
• area dell’autostima: il soggetto non si sente degno, sente di non valere
• area della responsabilità-colpa: il soggetto si sente causa di ciò che è avvenuto.
Ma che cosa succede se un trauma, molto forte e devastante – come può essere ad esempio una situazione legata alla guerra, alla deportazione, all’assistere a omicidi, all’abuso, al suicidio o alla morte improvvisa di persone care – non viene sufficientemente elaborato e superato?
Si verifica un fenomeno molto particolare, quasi difficile da credere, ma suffragato oggi da numerosi studi in campo psicoanalitico e nelle neuroscienze. Il trauma sembra ripetersi – con connotazioni simili, con forti analogie o correlazioni di senso - nelle generazioni successive. In altre parole, succede che quando un forte trauma non viene superato, il tentativo di risolverlo (in modo del tutto analogo alla coazione a ripetere individuale) si attiva anche nelle generazioni successive, alla ricerca di una soluzione.
Il trauma, come evento che «blocca», entra probabilmente nel modo di educare le generazioni successive, nel modo di parlare – o più spesso di “non parlare” di “quello che era successo al nonno” – entra nel non detto, nel rimosso. E probabilmente coinvolge anche la vita intrauterina, presenta connessioni con quelle che nella Medicina Tradizionale Cinese vengono definite le Energie del Cielo Anteriore, che in Occidente potremmo paragonare alla componente genetica ereditata dai genitori, coinvolgendo un substrato legato alla paura.
Oggi nella Medicina Olistica e nella Psicoterapia Non Convenzionale si sta lavorando a questa nuova frontiera del transgenerazionale, attraverso la considerazione di tutti questi fattori e tramite un’applicazione particolare della metodica EMDR – l’unica metodica psicologica evidence based e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come tecnica elettiva nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico – mettendo in relazione le evidenze occidentali con la tradizione millenaria della medicina cinese.