Abitare per qualche anno sulla via moscovita Prechistenka, che si allunga, come un’elegante signora su una comoda chaise longue, dalla fermata della metropolitana Kropotkinskaya (vicino alla Cattedrale di Cristo Salvatore) fino al Zubovsky boulevard, è un autentico regalo della vita.
Prechistenka la bella, la curiosa, la magica, la vivace, la pittoresca, la veloce. Qui tutto (s)corre, le macchine, le motociclette, i gatti, le persone ma anche il tempo. Un tempo che però sa anche fermarsi, al momento opportuno. Basta guardare all’insù. In questo luogo favoloso si possono ripercorrere molte tappe della storia della capitale russa. Numerose sono le abitazioni classiche, di delicato gusto ed eleganza, gli antichi e lussuosi palazzi nobiliari, dal Museo Pushkin, dedicato alla vita e alle poesie dell'artista, fino al museo Tolstoj, che si trova al numero 11. Molti anni fa, la gente percorreva questa strada nel pellegrinaggio verso il Convento di Novodevichy, dove si trovava la famosa icona della Nostra Signora di Smolensk, una delle più venerate nella Mosca ortodossa. Ancora oggi si parte da qui per arrivare, anche a piedi, a questo luogo di pace e serenità.
Lo zar Alexei Mikhailovich ritenne blasfemo che la processione attraversasse una strada con un nome improprio (si chiamava allora via Bolshaya Chertolskaya) e, nel 1658, la fece ribattezzare Prechistenka (dal russo prechistaya, “immacolato”), in onore dell'icona della Vergine Immacolata. Dopo la Rivoluzione, la denominazione fu abbandonata, e nel 1922, prese il nome del principe Peter Kropotkin, filosofo, geografo, zoologo, militante e teorico dell'anarchia. Ma nonostante l’intensa attività durante l’era della Nuova Politica Economica proclamata dal Governo dal 1921 al 1929, la strada ha mantenuto il suo fascino di tranquilla oasi di una vecchia ed elegante Mosca in mezzo al trambusto del comunismo. E insieme a questo, la sua magia e originalità.
Qui il giovane scrittore Michail Bulgakov ha iniziato la sua conoscenza con Mosca, dal momento che molti parenti e amici vi abitavano. Più tardi vi avrebbe fatto camminare e vivere gli eroi dei suoi libri: il professor Filip Filipovič Preobraženskij, il padrone di Pallino di Cuore di cane e il professor Persikov di Uova fatali. Il Maestro e Margherita avrebbero girovagato per le vicine strade laterali. Bulgakov ebbe la sua ultima residenza moscovita in un appartamento in Nashchokinsky Pereulok, vicino alla Prechistenka. Boris Shaposhnikov, un amico di Bulgakov, e un membro del gruppo artistico "BubnovyValet", visse in questa strada al n.9. L’artista è noto per aver trasformato l’ultima casa di Puskin sulla ulitsa Moika a San Pietroburgo in un museo memoriale e per aver sviluppato, a Mosca, un affascinante museo sulla vita della nobiltà, all’interno di una casa che in precedenza apparteneva al poeta-filosofo-teologo Aleksej Stepanovič Chomjakov, sulla Sobachia Ploshadka.
Purtroppo la piazza è stata demolita durante la costruzione del Kalinin Prospect. Bulgakov visitava spesso l’amico e ne descrisse la casa in Cuore di cane, quello che, fra tutti i suoi romanzi, è maggiormente ambientato intorno alla Prechistenka. Lo scrittore frequentò anche spesso l’ex residenza di Fabergé, al n.13, angolo con Lopukhinsky Pereulok. Una casa costruita, nel 1912, dagli architetti modernisti Gustav Avgustovich Gelrikh e Nikita Gerasimovich Lazarev, come immobile per appartamenti di lusso. Prima della rivoluzione del 1917 due appartamenti al quinto piano erano occupati da A.P. Fabergé, un lontano parente del gioielliere Peter Karl, costretto a lasciare la Russia in fretta, poco dopo la rivoluzione, abbandonando i suoi averi. Si dice che Fabergé avesse lasciato tesori nascosti nelle spesse mura della casa. Alla fine degli anni ‘70 le voci trovarono fondamento: durante alcuni lavori di ricostruzione fu rinvenuta dell’argenteria in una delle pareti.
Ma torniamo a Bulgakov, che frequentava i giovani artisti nuovi abitanti di questa residenza trasformata in alloggi comuni con una stanza per famiglia. Questi luoghi avrebbero fatto la loro comparsa nei suoi romanzi: le stanze di Anna Frantsevna, la vedova del gioielliere de Fougeray, il lampadario fatto oscillare dal gatto nero Behemoth de Il Maestro e Margherita, la sala d'ingresso con la sua scalinata di marmo, il primo piano della casa Kalabukhov, dove abitava il professor Preobrazenskij. Questa casa si trova al n.24 della via e fu costruita nel 1904 dall'architetto Simeon Fedorovich Kulagin. Lo zio di Bulgakov, il ginecologo Nikolaj Pokrovsky, visse in questa casa prima della rivoluzione, primo luogo dove il giovane scrittore soggiornò al suo arrivo a Mosca, nel 1916. Uno zio modello, con i suoi baffi, la sua barba appuntita e la sua ironia, per il professor Preobrazenskij.
Arriviamo al cuore della Prechistenka, al Mansurovsky Pereulok. Qui, al n.9, si osserva una piccola casa di legno, con un giardino recintato, la casa del Maestro, occupata, nel 1920, da alcuni amici intimi dello stesso Bullgakov, i fratelli Sergey Sergeevich Topleninov e Vladimir Sergeevich Topleninov. Sergey, il più giovane, era scenografo e truccatore al Teatro dell’Arte di Mosca, Vladimir un attore.
Si dice che Bulgakov, che amava molto questa casa, vi passasse alcune notti scrivendo a lume di candela come faceva lo stesso Maestro. Alcuni storici ritengono che la casa di Margherita fosse al n.12 di Maly Vlasyevsky Pereulok, un luogo appartato tra Prechistenka e Sivtsev Vrazhek Pereulok. In questa stradina tranquilla c'è un elegante palazzo, degli inizi del secolo. Un modesto ma delizioso giardino recintato da una cancellata in ferro battuto rende questa casa particolarmente attraente. Nelle vicinanze si trova l'Arbat, lungo la quale Margherita volò, verso Bolshoi Nikolopeskovsky Pereulok, su un manico di scopa per devastare l'appartamento di Latunsky, un critico letterario disprezzato. Un personaggio pensato avendo in mente il critico Litowsky, tormento di Bulgakov. In realtà, Litowsky viveva altrove, ma Bulgakov lo mise sull’Arbat perché altrimenti Margherita avrebbe dovuto fare un viaggio più lungo.
Ma lasciamo Bulgakov, ora. E entriamo in un altro fantastico mondo, parallelo. Sul lato sinistro della strada, di fronte alla stazione dei pompieri, ci imbattiamo nel n.17, che accoglie una piccola residenza della seconda metà del XVIII secolo. Dal 1770, questa bella dimora era appartenuta a Nikolai Petrovich Arkharov, un celebre capo della polizia moscovita le cui imprese da detective l’avevano reso una vera leggenda. Il suo talento per risolvere ogni tipo di caso alla velocità della luce era ben noto pure a San Pietroburgo, al punto che anche l'imperatrice Caterina la Grande ricorse a lui quando l'icona della Madonna di Tölg, incastonata in una ricca cornice d'argento tempestata di gioielli, era stata rubata dal Palazzo d'Inverno. L'icona era un oggetto molto importante per l'imperatrice, la strada per salire al trono, per il suo matrimonio con Pietro III, l'erede, l’oggetto quasi sacro con cui era stata benedetta dall’imperatrice Elizaveta Petrovna. Convocato Arkharov per indagare sul furto, il brillante investigatore avrebbe ritrovato l'icona rubata il giorno seguente.
Al n.16 si trova, invece, un magnifico palazzo del tardo XVIII secolo sembra attendere qualcuno dietro ai cancelli decorati con nobili leoni. Oggi l'edificio appartiene alla Casa degli Scienziati della Russia, mentre al tempo di Caterina la Grande apparteneva a Ivan Arkharov, un fratello del famoso detective. Sullo stesso lato della Prechistenka, al n.20, si trova uno dei più noti di palazzi della via, costruito nel tardo XVIII secolo dall’architetto neoclassico Matvei Fyodorovich Kazakov. Nell'edificio passò i suoi ultimi anni il generale Alexei Yermolov, un eroe della guerra patriottica del 1812, mentre agli inizi del secolo scorso la casa venne acquistata dal miliardario Alexei Ushakov, proprietario della compagnia del tè “Gubkin & Kuznetsov”. La moglie, Alexandra Balashova, era una famoso ballerina al Teatro Bolshoi. Ragion per cui, in casa, vi era una stanza allestita con alti specchi alle pareti dal pavimento al soffitto, per permetterle di fare le prove comodamente nella sua dimora.
Fuggita dalla Russia rivoluzionaria, Alexandra abbandonò la sua amata stanza che, tuttavia, non restò vuota a lungo: nel 1921, infatti, la casa era ancora magicamente avvolta dalla musica quando la ballerina americana Isadora Duncan si stabilì qui e aprì una scuola di balletto per bambini. Per una coincidenza incredibile, e quasi per ironia della sorte, Alexandra si trasferì in una casa di Rue de la Pompe a Parigi che in precedenza era appartenuta proprio alla Duncan. Alla notizia di tale “scambio” Isadora, sorridendo e scherzando, la descrisse come una “quadriglia”. Nell’autunno dello stesso anno, Isadora conobbe il poeta Sergej Esenin, al n.10 della Bolshaya Sadovaya.
Molto più tardi, quella stessa sera, la coppia chiacchierava teneramente e rientrava in carrozza verso la casa di Isadora sulla Prechistenka. Un viaggio che li avrebbe portati al matrimonio, nel 1922, e a vivere qui, al n.20. Ma eventi misteriosi sembravano disturbare la casa, figure notturne che vagavano nell’ombra con rumorose e fioche lanterne in mano, rumori inquietanti, stranezze che sarebbero comunque state interrotte dalla partenza per l’estero della coppia, nel 1924. E poi la separazione ed Esenin che rientra a Mosca, stabilendosi vicino alla Prechistenka, nella Pomerantsev Pereulok, l'ultimo posto in cui era vissuto. Ma proseguiamo nella nostra camminata-passeggiata, sempre con il naso all’insù e la mente che corre veloce, curiosa e incuriosita. Ogni angolo è un nuovo momento, un respiro. Le sorprese continuano.
Al n.21 incrociamo, infatti, l'edificio dell'Accademia delle Arti, una bella villa, frequentata da Puskin. Alla fine del XIX secolo il palazzo venne acquistato da Ivan Morozov, membro della nota famiglia di industriali, mecenati e collezionisti. Fino al 1900, Morozov aveva vissuto a Tver, ma con frequenti visite a Mosca per visitare la madre e il fratello Michail a Smolensky Boulevard. Quest'ultimo aveva una magnifica collezione di quadri. Entrambe le case ebbero grande notorietà per i salotti artistici e letterari che ospitavano e qui Ivan Morozov ebbe l'opportunità di incontrare i più importanti artisti di Mosca. In poco tempo il mecenate avrebbe dato vita a una delle più ricche collezioni di quadri della città, con tele di Gauguin, Bonnard, Van Gogh, Renoir, e Matisse, oltre che quadri di oltre 300 artisti russi, fra i quali Isaac Il'ič Levitan, Michail Aleksandrovič Vrubel' e Konstantin Alekseevič Korovin.
Dopo tante emozioni, arriviamo, stanchi ma felici, alla fine della via dove troviamo una delle più antiche farmacie della città. Bellissima e curiosa. Il nostro viaggio si ferma qui, per il momento, sicuri che c’è ancora molto altro da esplorare e che scopriremo, poco a poco, nel tempo. Perché le sorprese, in questa magnifica, splendida, meravigliosa e incredibilmente ricca città, non finiscono mai.