Maurice Ravel fu un musicista dotato di grande sensibilità e molto amato dalle avanguardie, ma allo stesso tempo osteggiato dagli ambienti ufficiali per il suo anticonformismo. Nacque nel 1875 a Ciboure, nella regione basca francese, da madre spagnola pianista dilettante e da un ingegnere svizzero. Iniziò lo studio del pianoforte a sette anni, quindi dal 1889 al 1903 fu al Conservatorio di Parigi dove ebbe tra gli insegnanti il compositore Fauré. Al caffè Nouvelle Athenes conobbe il compositore Satie, che apprezzò moltissimo e del quale divenne amico; cominciò così a frequentare le avanguardie, episodi che lo resero inviso ai circoli ufficiali, tanto che venne ripetutamente escluso al premio Prix de Rome.
Sin dalle sue prime composizioni, Ravel venne osteggiato dalla critica e si trovò al centro di molti dibattiti, ma cominciò a farsi apprezzare dal pubblico internazionale. In Svizzera, nel 1913, conobbe Stravinsky che lo apprezzava molto per la perfezione delle sue partiture musicali, tanto che lo definì un “orologio svizzero”. Tra i suoi lavori più famosi del periodo, Miroirs, cinque brani per pianoforte; la Pavane dedicata all’infanta di Spagna defunta, danza di corte dalle atmosfere molto belle, o Rapsodia spagnola, prima grande opera orchestrale di Ravel che lo consacrò come maestro dell’orchestrazione. Rapsodia confermò il suo amore per la Spagna che lo accumunava ad altri grandi musicisti del periodo.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, malgrado fosse stato dichiarato inabile, era fortemente convinto di dovere servire la patria al fronte, così riuscì a ottenere un incarico come autista militare. Rimase sotto le armi fino al 1916, quando venne ricoverato in ospedale profondamente prostrato. Definitivamente congedato, rientrò a Parigi dove la perdita della madre lo fece sprofondare in una sofferenza ancora più profonda. Alla morte di Debussy, Ravel venne riconosciuto il più grande compositore francese vivente, ma ancora rimase lontano dall’ambiente ufficiale, tanto che rifiutò la Legion d’Onore che gli venne conferita nel 1920. Intanto il suo stile cambiò, in linea con i tempi, lasciandosi influenzare dai ritmi del jazz e passando dall’impressionismo a uno stile più astratto neoclassicista.
Nel 1928 si recò in tourneé in America dove conobbe Gershwin e gli venne conferita una laurea ad honorem dall’Università di Oxford; al suo rientro in Francia compose il celeberrimo Bolero, riconosciuto come uno dei brani più popolari del Novecento. Rappresentato dall’Opera di Parigi con la ballerina Ida Rubinstein, Bolero ottenne subito uno strepitoso successo grazie al fascino ipnotico che esercita la musica in un crescendo che ripropone una danza spagnola su tamburo militare per trecento battute, contrapposte alla melodia orchestrale che crea tensione emotiva fino al prorompente finale. Sottopostosi a un intervento al cervello per crescenti disturbi nel 1937, entrò in coma e morì pochi giorni dopo.
Maya Plisetskaya nel Bolero di Ravel, coreografia di Maurice Béjart