Il mondo internazionale della moda ha sfidato le minacce terroristiche, intervenendo fin dalla vigilia dell'ottantanovesima edizione di Pitti Uomo con presenze superiori alle precedenti edizioni. Un fortunato gennaio 2016 dal clima mite ha portato a Firenze un pubblico numerosissimo, oltre 36000 presenze, con ben 1219 aziende partecipanti.
All'entrata un montaggio fotografico che definisce il titolo di questo Pitti, Generation(s) e che dichiara ciò che è di moda: evadere dalla propria età anagrafica utilizzando il look. Ecco quindi barbe vittoriane e abiti vintage per i giovani, chiome lunghe, sneakers e chiodo in pelle per quelli di età avanzata. Come si sono cimentati i vari marchi nel trattare l'argomento?
Solo alcuni hanno aderito. O meglio, avevano già nella loro filosofia il concetto che l'età è uno stato mentale, ispirandosi, prima che al titolo, alla cosiddetta moda di strada. Così Blauer ha arredato il suo stand con enormi pannelli fotografici di anziani, rughe in piena luce, con indosso abiti da giovani. La Mini ha fatto un'operazione più sofisticata, ponendo, nel giardino del suo stand, i giochi classici che tutti i bambini trovano ai giardinetti, trasformati in preziosi elementi di arredo. Un'altalena dal sedile in cuoio trapunto, due pony meccanici anch'essi di cuoio, uno scivolo di lucente acciaio. E fotografando i visitatori disponibili a farsi ritrarre, per creare una galleria di generazioni, appunto.
Nel padiglione centrale troviamo un video che interpreta Pitti Generation(s) attraverso la tecnica del morphing, alternando e sovrapponendo i volti noti di personaggi di tutte le età appartenenti al fashion system internazionale, con la regia e fotografia di Pasquale Abbattista e la produzione di Hi!Production. Riempiono il piazzale, con un messaggio però difficilmente interpretabile, tanti pannelli in bianco e nero, con due occhi alternativamente aperti e chiusi, inquietanti nella loro staticità.
A partire da questa edizione, Pitti Immagine e Opificio delle Pietre Dure danno il via a una partnership che li vede coinvolti nel promuovere le attività e le mission di istituzioni d’eccellenza fiorentine, entrambe orientate – ognuna con una sua specificità - alla valorizzazione del patrimonio artigianale, artistico e culturale della città e del territorio. Proprio all'interno del laboratorio di restauro dell'Opificio, che si trova in Fortezza, si è svolta la conferenza stampa per il lancio di un nuovo marchio di confezioni, DoppiAA, dalle iniziali del nome dei due soci, Albert e Alain. Albert è figlio del grande tenore Josè Carreras, che in quella sede ci ha onorato della sua presenza. Il gioco del doppio, costruito a partire da due gemelli presenti al lancio con indosso la stessa giacca a quadri, comprende alta qualità unita a grande originalità, amore per i dettagli unito a materie prime sempre di qualità superiore, travolgente passione per il bel vestire che si accompagna al buon vivere. Nelle foto del catalogo gli indossatori, di età molto diverse, si mostrano tutti a proprio agio, perché gli abiti sono stati concepiti per una trasversalità generazionale, prima dunque di sapere che sarebbero stati perfettamente in linea con Generation(s), la sfida lanciata da Pitti questa sessione. DoppiAA fa indossare anche alle donne certi capi, e il risultato è molto credibile. Manodopera italiana al 100%, contraddistinta da colori densi, stoffe oltremodo piacevoli al tatto e forme voluttuose, in controtendenza con le forme slim che dominavano gli ultimi anni.
Deliziati tutti dalla presenza del grande Carreras, tuttora impegnato in frequenti concerti anche in Italia, dove si dedica pure a portare i giovani all'ascolto dell'Opera. Perché è “Il solo modo per farla amare”- sostiene Josè. Viene spontaneo domandargli come ha fatto a scoprire la bellezza e la potenza della sua voce. “Molto semplice: avevo 5 anni, e cantavo per casa molto spesso. Sono stati i miei genitori a capire che avevo un dono naturale e a mettermi al lavoro da subito, in giovanissima età”.
Prima di passare allo stand dove è esposta la collezione DoppiAA, il direttore dell'Opificio Marco Ciatti ci ha condotto in visita guidata ai capolavori attualmente in restauro. Abbiamo ammirato un Beato Angelico e un Leonardo, ancora più emozionanti per la distanza ravvicinata da cui li potevamo osservare per il restauro in atto. Arte e moda si sono così fuse magistralmente, in un avvio della fiera realmente eccezionale.
Un secondo incontro di grande interesse è stato possibile grazie alla Roy Rogers, da sempre specializzata in denim, per la scelta quale collaboratore di Scott Schuman, iconico fotografo americano street style più noto come The Sartorialist, dal nome di un suo famoso blog. Interpellato dall'azienda italiana per disegnare le prossime due stagioni, Roy, per l'Autunno Inverno 2016-17 ci presenta proprio a Pitti una capsule collection con un numero limitato di capi, progettati però per essere intercambiabili, di forma e struttura impeccabile, ispirati agli anni '70. “La mia creatività si ispira a ciò che io stesso amo indossare. È questo il motivo del mio successo”. E aggiunge: “C'è anche la continua ricerca condivisa di materiali di eccellenza”. L'intervento più significativo sul trend attuale è stato rialzare il punto vita dei pantaloni ( “Mi fanno più alto”), cosa che ha comportato una ridefinizione delle lunghezze di tutti gli altri elementi del vestiario. Buona parte della sala deve aver fatto un sospiro di sollievo, dato che la vita bassa rende spesso scomodissimi i pantaloni. A sentirlo parlare ci si rende conto del motivo del successo del suo blog: segnalare le più diverse scelte stilistiche, purché l'esecuzione dei capi sia impeccabile. Scott getta così un ponte fra il mondo della moda e la sua applicazione nella quotidianità.
Il Menswear Guest Designer invitato a sfilare alla Leopolda è Juun.J, coreano doc, noto come Street Taylor, una definizione che è una vera contraddizione in termini. Meritata, per le sue creazioni, extradimensionate, che però si basano, nell'esecuzione, su una sapienza sartoriale. La formazione classica di Juun si apre poi alle suggestioni che, confessa, gli vengono osservando come si vestono le persone reali. Protagonisti della sua applaudita collezione le lunghe sciarpe piene di scritte e la giacca gigantesca, nera di cuoio (conciato in Italia), decorata sulla schiena da grandi dipinti iperrealistici dell'artista Sorayama, dominati dal colore dell'acqua.
E la donna? Non c'è quest'anno un padiglione tutto per lei, e perciò le collezioni a lei dedicate si trovano insieme a quelle per uomo lungo la Fiera. C'è però, anche in questa edizione di Pitti Uomo, il Womenswear Guest Designer, invitato a mostrare la sua collezione Origini messinesi, Marco De Vincenzo, classe 1978, che ha preferito una messa in scena spettacolare in un teatro, il Niccolini, che riapre dopo 20 anni, a una sfilata tradizionale alla Leopolda. Con abiti femminili, semplici silhouette segnate dal colore, è riuscito a stupire, regalandoci una bella collezione grafica, pluridimensionale, surreale.
Fuori di Pitti, alla UOLL, si è fatto conoscere il marchio Venisage, ditta veneziana con lunga tradizione di abiti da cerimonia che si cimenta ora in abiti femminili classici e raffinati, dalla linea morbida, fatti di tessuti pregiati, che vestono con grande sapienza, per giorno e sera, anche taglie difficili.
In una serata al suo ristorante, che, di giorno è la mensa operaia della fabbrica di Argenti di cui è proprietario e stilista, Gianfranco Pampaloni ha presentato la sua ultima creazione, SilverWear: una linea accessori esclusiva e irriverente, sofisticata e ironica proprio com’è il suo stile. Borse da donna, con i manici presi dai vassoi o fatti con una forchetta ripiegata ad arco, ovviamente d'argento, ma rivestito di una sottilissima pellicola di palladio, per evitare l'ossidazione. Grandi armadi vetrati, nella sala antistante quella da pranzo, contengono una parte delle invenzioni di questo famoso artigiano artista, che negli anni ha creato, oltre a moltissimi anelli, numerosi oggetti d'argento collegati alla storia passata o dedicati a politici viventi.
Prevedere i trend è di grande interesse per molti, coloro che creano la moda e coloro che la moda la acquistano per venderla. Questa intuizione ha spinto i fratelli Luca e Alessio Morena, ideatori di iCoolhunt srl, a presentare al mondo variegato dei frequentatori di Pitti Uomo NextAtlas, una app e un website, simboleggiati da una bussola, che possono, secondo i due creatori, rispondere alla domanda “Come sarà il futuro?”. Incrociando dati e immagini dei mondi social, individuano e tracciano trend emergenti, in grado di influenzare le scelte degli acquirenti. In altre parole hanno costruito una piattaforma che, basandosi su più di 30mila identificatori di trend raccolti su scala globale, in più di 400 città e 60 nazioni, tasta il polso, attraverso un complesso algoritmo matematico-statistico, dei gusti del pubblico. Interessante avere colto che, per orientarsi in tempo reale su stili dell'abito che incontrino il favore del largo pubblico, non si debba restare nel campo dell'abbigliamento, ma “giocare” a “connettere i punti” empirici di orientamento in altri campi che NextAtlas fornisce, spaziando dal design di interni ai colori del maquillage, agli stili dei tatuaggi, alla scelta del tipo di animali da compagnia, per fare qualche esempio.
Alla fine dei primi due giorni di Pitti Uomo, la pace regna sovrana negli stand, permettendo ai visitatori rimasti di acquisire alcuni trend in tempo reale. Con l'aiuto, per cominciare, degli stessi espositori che ci comunicano di aver notato un grande ritorno al classico nella maggioranza dei visitatori. La cravatta è tornata di gran moda fra i giovani, ma c'è polemica sulla sua larghezza. Per non schierarsi, si può sempre usare il papillon, molto in voga soprattutto in versioni impreziosite da ricami a mano. Jupe by Jakie lavora con questo artificio anche la cravatta tradizionale, la camicia e perfino le magliette. Astrid Sarkissian utilizza intarsi ricamati per produrre preziosi papillon in limited edition, frutto della sua decennale esperienza in un atelier di haute couture parigino.
Visitando la sezione Futuro Maschile, che condensa i cambiamenti del menswear classico-contemporaneo, abbiamo trovato alcune aziende degne di nota. Un esempio, oltre alla già citata doppiAA, è Camo, che ha studiato alcune forme nuove in materiali tecno. Un esempio il nylon con strato interno isolante e traspirante, usato per un sottogiacca, ispirato al mondo dell'outdoor in cui vengono combinati più strati in base alla temperatura esterna mantenendo quella interna sempre costante. Il tessuto è leggero e pratico, adatto per essere facilmente ripiegato in borsa al crescere della temperatura.
Lo stand Brooks,che mostra belle borse di cotone organico con particolari in gomma, è da segnalare per la storia controcorrente, in un momento in cui l'Italia vende marchi prestigiosi. Qui una ditta italiana, di Vicenza, ha comprato la gloriosa Brooks England Ltd, produttrice di sellini di cuoio da bici, e si è allargata specializzandosi in grandi borse leggere, destinate a contenere tutto ciò che serve per un percorso in bici, ma da portarsi dietro quando si va a piedi alla scoperta della città.
Completiamo questa carrellata con lo stand Miansai. I prodotti che vende sono in bilico fra la stationery e l'accessorio di moda. Si tratta di raffinati legacci per bloknotes, di cuoio intrecciato con chiusura metallica, di varie misure, e una serie di fibbie che assomigliano a braccialetti, di corda o di metallo sabbiato o lucido. Particolari molto raffinati che le persone sanno di dover utilizzare per sentirsi veramente eleganti.