Quanti di noi possono dirsi presenti e attenti nell'atto di nutrirsi? Quanti di noi pensano a ciò che stanno assumendo nel momento in cui il cucchiaio o la forchetta arrivano alla bocca? Mastichiamo o ingurgitiamo di fretta? Ci sentiamo soddisfatti quando ci alziamo da tavola? Perché non ci ricordiamo cosa abbiamo mangiato a cena, la sera prima, o semplicemente qualche ora fa a pranzo? E, infine, perché confondiamo la gratificazione con un eccesso alimentare?
Se si potesse eseguire un rapido test, ci si accorgerebbe che sono poche le persone davvero consapevoli mentre compiono il gesto più banale ma anche più importante della giornata: mangiare. Da qualche anno il termine consapevolezza è entrato nel nostro vocabolario, forse perché gli stimoli costanti che ci bombardano spingono a ritrovare un attimo di pace e di comunione con se stessi. O semplicemente perché lo stress da performance ci sta letteralmente mandando a pezzi il sistema nervoso e immunitario e, giocoforza, anche il peso-forma.
Tant'è che in nostro soccorso a tavola arriva il Mindful eating, il nutrisi in modo consapevole. Lo spiegano due esperte in materia: Silvia Ferrara, psicologa clinica, psicoterapeuta, docente al master dei Disturbi del Comportamento alimentare all'Università di Padova e Lara Muraro, naturopata e terapista Ayurveda, che hanno messo insieme le loro competenze per organizzare una serie di incontri a Padova sul “Mindful eating”, il mangiare consapevole, per spiegare come nutrire il corpo senza affaticarlo. In totale coscienza e attenzione.
“Con il mindful eating, cioè la pratica di consapevolezza – spiega Silvia Ferrara - quando mangiamo, ci possiamo educare all’uso della pratica del qui e ora quotidianamente, e realizzare e mantenere i cambiamenti del nostro stile alimentare. Quando cominciamo a introdurre consapevolezza in ogni momento della giornata, cominciamo a porre attenzione a tutte le attività quotidiane dedicate al cibo: comprarlo, prepararlo, servirlo, mangiarlo, l'ambiente fisico e sociale in cui lo mangiamo, lo ordiniamo, e il lavaggio e il riordino che seguono ogni pasto. Tutte queste attività offrono molte occasioni di pratica della consapevolezza”.
Provare a mangiare in consapevolezza, masticare a lungo ogni boccone, assaporare davvero il nostro cibo, può essere un buon esercizio di consapevolezza oltre che una buona abitudine per la nostra salute. “Con alcuni esercizi semplici e concreti – sottolinea Lara Muraro che insegna anche Yoga e Meditazione – possiamo praticare la consapevolezza del momento presente ogni giorno nella nostra vita e il cibo può essere un buon esercizio di consapevolezza (Mindful eating) oltre che una buona abitudine per la nostra salute. In verità la consapevolezza, e in una certa misura anche il cambiamento, si estendono automaticamente alla sfera dell'alimentazione mano a mano che l’esercizio della pratica stessa si rafforza”.
E il benessere fisico e mentale, oltre al peso forma, è assicurato. Del resto, come racconta ancora la dottoressa Ferrara “il rapporto con l'alimentazione nei paesi sviluppati sta diventando sempre più complesso. La maggior parte delle persone sono fisicamente e psicologicamente lontane dalla produzione del cibo e – evidenzia la psicologa - benché biologicamente continuiamo a mangiare per vivere, psicologicamente si può dire che molti di noi vivano per mangiare. Siamo bombardati da una continua offerta di alimenti che non esistevano neppure dieci, venti anni fa, alimenti prodotti industrialmente, che hanno solo una lontana parentela con ciò che viene coltivato o allevato. Il nostro rapporto con il cibo è cambiato tanto radicalmente nel corso di poche generazioni che è necessaria una nuova forma di consapevolezza per scegliere i cibi utili fra le innumerevoli possibilità che ci vengono proposte”.
Anche se è giusto evidenziare che la popolazione dei paesi industrializzati è probabilmente più sana oggi di quanto fosse in passato, eppure si presentano con sempre maggiore frequenza le malattie della ricchezza (obesità, diabete, colesterolo)”. Come correre ai ripari? “Mangiando con atteggiamento consapevole pratichiamo una nuova attenzione – suggerisce Lara Muraro che insegna all'Hymalayan Center di Padova dove si svolgeranno i corsi di Minduful eating - osservando il comportamento alimentare che assumiamo e smettiamo di mangiare in modo meccanico, sull’onda delle nostre emozioni. Con il Mindful eating, cioè la pratica di consapevolezza quando mangiamo, ci possiamo educare all’uso della pratica del qui e ora quotidianamente, e realizzare e mantenere i cambiamenti del nostro stile alimentare”.
Quante volte vi sarà capitato di mangiare con molta fretta, distratti dal lavoro, dal computer, dallo smartphone o dalla tv? Obiettivi del Mindful eating sono, quindi, ritrovare il gusto di mangiare il cibo che ci piace senza sensi di colpa, liberandoci dai condizionamenti sull’alimentazione, guadagnando libertà dai pregiudizi sul peso per ritrovare gratitudine verso ciò che ci nutre, portando una consapevolezza nel cibo che ci permette di osservare il rapporto tra il nostro umore, il nostro stato mentale e il nostro corpo. E i benefici sono un toccasana di lungo periodo per la nostra salute, perché diventano strumenti per imparare a osservare i propri pensieri, riconoscendo gli stili di pensiero pregiudicanti e sviluppando l'accettazione di sé, primo passo verso il cambiamento e l’attitudine all'auto-osservazione e auto-regolazione nel rapporto con il cibo.
Imparare dunque ad ascoltare le sensazioni del corpo per riconoscerne i bisogni. “Essere consapevoli dei segnali corporei che ci portano a mangiare, e imparare ad ascoltare le sensazioni del corpo – sottolinea ancora Silvia Ferrara – è fondamentale perché ci consente di riconoscerne i bisogni e prendersene cura. E a riconoscere gli stili di pensiero pregiudicanti: per esempio quanti di noi si vedono grassi, o pongono l'attenzione al loro corpo sempre in termini di peso o di un fattore estetico che diventa uno dei principali aspetti di autovalutazione? Si tende a misurare il cibo esclusivamente in termini di calorie?
È fondamentale, dunque, imparare ad ascoltare il corpo con compassione, liberandoci dai sensi di colpa, così come è vitale riconoscere l’effetto delle emozioni negative, dello stress, della noia nel nostro approccio al cibo” . Insomma, ristabilire un giusto contatto con i propri sensi (vista, udito, olfatto, tatto, gusto). E soprattutto acquisire un atteggiamento non giudicante e di gratitudine verso il cibo, e ottenere, finalmente, soddisfazione e appagamento a tavola. E anche il peso forma tanto ricercato.