Luca Pacioli, “allevato e nutrito” nella bottega di Piero della Francesca e, successivamente, allievo della Scuola di Rialto di Venezia dove gli vengono impartiti gli insegnamenti di logica, filosofia, teologia e matematica, incarna l’ideale dell’Uomo nuovo del Rinascimento, capace di muoversi tra le varie discipline alla ricerca di una unità fra scienza e pratica. Il progetto culturale del Grande genio parte dall’idea che l’Universo sia stato progettato da un matematico con i caratteri dell’aritmetica e della geometria e con la sintassi della proporzione e della proporzionalità e che, pertanto, sia governato da una divina armonia di cui soltanto per analogia se ne può intuire la portata.

È quindi alla matematica che Pacioli attribuisce un ruolo insostituibile sia nelle discipline intellettuali che in quelle tecniche, collocandola “in primo grado certitudinis”, quale strumento imprescindibile nella ricerca della verità. Senza le sue certezze le arti e le scienze si ridurrebbero ad un coacervo di opinioni infondate, inutili per risolvere le necessità pratiche richieste dalla società civile. Se è vero che gli uomini, agendo, intuiscono i princìpi e le regole che governano il mondo, è altrettanto vero che i grandi uomini teorizzano quelle regole e quei princìpi e li diffondono.

Da qui nasce il contenuto delle sue opere, la “Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalità” ed il “De Divina Proportione”, che possiedono due inestimabili tesori, donati all’intera Comunità: l’uno, riguarda la codificazione del metodo della partita doppia; l’altro, concerne la divisione di una quantità qualsiasi secondo il rapporto aureo.

La prima invenzione appare al Pacioli come intuizione venuta dall’aritmetica: il Maestro ci lascia la prima scrittura contabile, iscritta nel Libro giornale dell’8 novembre 1493 in Venezia, che formalizza la costituzione di una Compagnia, per la quale viene conosciuto in tutto il mondo come “il padre della contabilità”. Celebrando l’imminenza del nuovo Millennio, il Wall Street Journal, con l’articolo dell’11 gennaio 1999 “The most influential innovations of the Millennium”, colloca Pacioli tra i pochi uomini che hanno maggiormente influenzato la storia dell’Umanità del Millennio che si è chiuso.

La seconda invenzione ci riconduce al concetto che una quantità qualsiasi può essere divisa in due parti diseguali così che la prima sta alla seconda come questa alla quantità intera. Il rapporto aureo che ne deriva è un numero molto speciale, sinonimo di bellezza, di armonia, di proporzione e di equilibrio, che contribuirà più di qualunque altro numero nella storia della matematica, ad ispirare “gli ingegni perspicaci e curiosi” di tutte le discipline: dalla filosofia alla prospettiva, dalla pittura alla scultura, dell’architettura alla musica.

Ne è l’esempio più eclatante il disegno dell’Uomo Vitruviano con il quale Leonardo da Vinci giunge alla conclusione che le proporzioni del corpo dell’uomo sono perfette quando l’ombelico lo divide secondo il rapporto aureo.

Se per il Maestro la matematica rappresenta “la regina di tutte le scienze” quale prodotto della mente umana che è indipendente dall’esperienza, ma costituisce anche il linguaggio con il quale il Creatore ha scritto il libro del Mondo, occorre chiedersi: Dio esiste? E se esiste, è un matematico?

Testo di Gianfranco Cavazzoni

In collaborazione con: www.abocamuseum.it