La moda ha incontrato le creazioni di Alber Elbaz non per uno spazio da riempire, ma per desiderio di vita.
La donna concepita da Elbaz non aveva un codice, ma aveva bisogni che nessuno sapeva esprimere.
Elbaz ha precisato il rito della liturgia della bellezza con la carica erotica dell'opulenza del cerimoniale clericale scomposto dal suo stesso codice estetico.
Il clero dei Luigi di Francia che tra XVII e XVIII secolo brillavano dell'erotismo esotico degli ori e delle sete cangianti, dei quarzi e dei drappi che si addicono al teatro della temporalità della Chiesa di quel tempo e che nel creativo di Casablanca ha assaporato l'esperienza del corpo femminile ed espresso la purezza di quanto è inviolabile ma concupibile.
Con sottile estro creativo ha affrontato dagli anni '90 ad oggi l'ambiguità sessuale della Rive Gauche di Saint Laurent (la più memorabile dopo Yves), la Top di Krizia e l'impossibilità della chiosa vocalica di un nome che non aveva più onori nella cronaca dai tempi di Montana: Jeanne Lanvin.
La vocale che più si addice al Lanvin di Elbaz è la “O” di meraviglia per l'infinita bellezza che non chiude i rapporti con i volumi fisici del corpo femminile, ma lo lascia libero di quella ricchezza d'intenti che sono le chiavi preziose dei suoi movimenti.
La nasale esperienza del pronunciare “Maison Lanvin” è olfattiva della visione: due vocali d'apertura hanno suonato la lirica di un'esperienza dell'estetica femminile.
L'A e la E di quel direttore artistico che ha diretto per oltre un decennio il tratto di leve creative del settore moda che non si aspettavano l'opportunità immaginativa della palestra Lanvin Elbaz.
Il suo ruolo ha giocato con l'eros di algida matrice aristocratica e dal buco della serratura ci ha fatto osservare la vita come un “Portiere di notte” per farci assaporare l'esperienza di Rampling in un possibile quotidiano.
Elbaz ha dato alla moda il suo segno senza danni e oneri famigliari, senza nepotismo di forma e sostanza: ha dato a Lanvin, Lanvin, un contratto di debito che la maison ha nei suoi confronti per un credito che Alber ha da tutti noi.
La sua è stata l'esperienza di un rapporto con la gioia del corpo che ha abbandonato la dimensione termica per la dimensione afrodisiaca di una dinastia al femminile che difficilmente capitolerà dai progetti a venire del talento creativo antropologico.
Tabella colori, materiali e preziosi che hanno il trono di Elbaz e che lo chiamano ancora a nuove esperienze.
Ognuno auspichi quanto di questi sogni si possa ancora esprimere nella temporalità di un potere che si conosce per fama ed esperienza e si modula attraversando la storia del desiderio della bellezza femminile.
A-lber Elba-Z ha dato risposta ha questo desiderio alla lettera... dalla A alla Z conformando la femminilità all'erotismo di una spiritualità proibita: quel clero tra le dame di Francia più dama delle dame medesime e più puntuale ai riti di un credo che mai viene meno nel tempio di Eros e che ha cavalcato l'apertura di questo nostro tempo 2000 in un'esperienza del costume che prescinde dal globo per il sacro del bello.