Nella tradizione greca e romana la figura di Afrodite, figlia di Urano il cui seme fecondò il mare, si muove tra profumi e piante medicinali molte delle quali, peraltro, dotate di proprietà aromatiche. Ad attestarlo sono diversi miti, che connettono la dea a luoghi o piante profumate ma anche a episodi nei quali il suo intervento guarisce o preserva.
Già l’Iliade, fondata su tradizioni orali antichissime messe per iscritto intorno al VI secolo a.C., pone in relazione la dea allo scontro tra Achille ed Ettore. Avendo ucciso il principe troiano vendicandosi così della morte del caro amico Patroclo, Achille promise che ne avrebbe dato in pasto il corpo ai cani. Intervenne allora Afrodite che unse il cadavere di Ettore di olio di rose preservandolo così da ogni ulteriore scempio. L’olio di rose, notissimo profumo dell’antichità chiamato rhodinon, aveva in sé la duplice valenza di unguento profumato e medicamentoso: i profumati petali della rosa di Macedonia o di Cirene gli conferivano l’aroma, il sale, invece, impiegato come conservante, lo rendeva adatto a tergere le ferite e a combattere alcune infezioni, come rileva tra IV e III secolo a.C. il filosofo Teofrasto, allievo di Aristotele, nel suo scritto Sugli odori.
Quello narrato dall’Iliade è certo l’unico episodio nel quale Afrodite, detta Venere dai Romani, è posta in relazione a piante medicamentose. L’esempio più noto in questo senso viene da Virgilio (I secolo a.C.-I secolo d.C.). Il poeta latino nell’Eneide raccontava infatti che Enea, ferito in battaglia a una gamba, fu immediatamente soccorso dal medico Iapige. Vedendo quanto vani fossero gli sforzi del medico, intervenne Venere, madre dell’eroe. La dea corse a Creta, vi raccolse la profumata pianta del dittamo dalle straordinarie proprietà medicamentose e ne versò il succo nell’acqua del fiume. Ignaro dell’intervento di Venere, Iapige deterse con quest’acqua la ferita di Enea. Essa immediatamente si richiuse consentendo all’eroe di tornare rapidamente in battaglia.
Il legame di Afrodite con piante profumate e medicamentose è attestato in numerosi autori di varia epoca. La dea, ad esempio, – ricorda lo scrittore erudito Eliano (II-III secolo a.C.) – consigliò alla bellissima Aspasia di applicare sul volto, deturpato da una orribile escrescenza, un rimedio a base di petali di rosa. In questo modo la guarì. Ancora Afrodite, dea del profumo, è legata alle vicende di Erostrato di Naucrati, Faone e Adone. Erostrato, salvato dal naufragio col suo equipaggio, fu investito dal profumo di mirto emanato dalla statua di Afrodite; Faone, omaggiato dalla dea di un profumatissimo olio aromatico, divenne irresistibile per le donne. Avendone abusato fu condannato a morte per adulterio; il profumatissimo e bellissimo Adone, figlio della ragazza-albero Mirra, fu amato da Afrodite che lo pianse a lungo quando morì accidentalmente.
Le fonti antiche fanno di Afrodite la dea dell’amore e della seduzione. Come detto, fu proprio Afrodite a rendere irresistibile Faone; a sedurre con la sua bellezza e il suo profumo il re di Troia Priamo; a essere all’origine di alcuni fiori come la rosa spuntata nel giorno in cui la dea era nata; l’anemone nato dalle sue lacrime per la morte di Adone; il giglio bianco come la sua pelle; la licnide spuntata dall’acqua con la quale si era lavata dopo essere stata in amore con Efesto.
La tradizione, dunque, connette la figura di Afrodite a piante il cui uso era legato alla cosmetica, alla profumeria, alla medicina. Del resto incenso e mirra, i più nobili e preziosi tra gli aromi, erano anche componenti di importanti medicamenti utilizzati nella preparazione. Proprio nella forza aromatica di queste due componenti essi trovavano la loro efficacia.
Per maggiori informazioni sul tema trattato con fonti e bibliografia relativa:
G. Squillace, Le lacrime di Mirra. Miti e luoghi dei profumi nel mondo antico, Bologna, Il Mulino, 2015
G. Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, San Sepolcro, Aboca Museum, 2015