Tra le varie specie appartenenti alla famiglia delle Gentianaceae, La Genziana maggiore (Gentiana lutea L. subsp. lutea) è la più conosciuta e apprezzata, sia in ambito medicinale che liquoristico. È una pianta dal sapore decisamente amaro, intenso e persistente; insieme all’Assenzio, infatti, è una delle piante più amare della nostra flora. Presenta una grossa radice rizomatosa, ramificata, di colore bruno-giallastro e un fusto eretto alto fino a 1,50 m. Le foglie sono opposte, ovato-lanceolate (10 x 25 cm), gradualmente ridotte verso l'apice, solcate da nervature convergenti all'apice. I fiori sono vistosi, di colore giallo, posizionati in fascetti alla base delle foglie superiori. Cresce spontaneamente nelle praterie e nei pascoli montani.
Secondo alcuni Autori il termine “genziana” è legato al greco ghentiané, derivato a sua volta da Genthios (II secolo a.C.), re dell’Illiria, che per primo scoprì le virtù medicamentose di questa pianta, attribuendole il potere di combattere la peste. Altri studiosi sono concordi sul fatto che il legame etimologico sarebbe riconducibile a un’assonanza fonetica e che la pianta cresceva abbondantemente sulle montagne di quell'antico territorio (l'Illiria era il territorio corrispondente all'attuale parte occidentale della penisola balcanica).
Gli antichi Egizi conoscevano le proprietà tonico-amare di questa pianta e Pitagora la riteneva un potente antidoto contro i veleni. Non a caso veniva impiegata nella preparazione della famosa “Teriaca”: un antidoto universale contro tutti i veleni, elaborato, secondo la tradizione, da Crateva, medico personale di Mitriade, re del Ponto. Il termine teriaca sembra derivare dal greco thériakè, antidoto, oppure dal sanscrito táraca, salva dal pericolo. La versione classica di questo rimedio comprendeva, oltre alla Genziana, un’ampia varietà d’ingredienti tra i quali: carne di vipera (secondo gli antichi, ogni animale velenoso conteneva nel corpo l’antidoto al proprio veleno), Angelica, Valeriana, Aristolochia, Opoponax, Oppio, Mirra, Incenso, Liquirizia, Anice, Cannella, Cardamomo, Potentilla, Timo e Tarassaco.
La radice di Genziana contiene numerosi principi attivi, tra cui glicosidi amari (genziopicrina, genziamarina, amarogentina, gentiacaulina) alcaloidi (genzianina e genzialutina), genziosterina, acidi fenolici (acidi gentisico, siringico, caffeico, sinapico), olio essenziale, acido ascorbico, pectina, sostanze tanniche, inulina e vari zuccheri (gentianoso, gentiobioso, amido, levulosio e arbinosio). La parte più ricercata della Genziana è la radice, la quale viene prelevata da piante di almeno due anni, tra la fine dell'estate e l'autunno. Dopo essere stata tagliata in pezzi viene esposta all’aria: il processo fermentativo che accompagna l’essiccazione trasforma il suo colore esterno, da giallastro a bruno-rossastro. Essa viene impiegata dall'industria liquoristica e dolciaria come ingrediente principale di amari, aperitivi, grappe, pastiglie e caramelle a cui dona un sapore decisamente amaro, con una gradevole nota aromatica. Nella pratica domestica viene impiegata nella preparazione di vini aromatici ad azione digestiva.
Alle sue note proprietà aperitive, stomachiche, digestive, carminative e antidiarroiche, si aggiungono capacità antipiretiche, vermifughe, vulnerarie e leucocitogene (aumento della produzione di globuli bianchi). È indicata per curare i disturbi gastro-intestinali di varia natura, tra cui dispepsia, atonia intestinale, fermentazioni, insufficienza epatica, diarrea e dissenteria. È utile nella cura degli stati febbrili (in passato veniva somministrata nella cura della malaria, in sostituzione del chinino), affaticamento organico e stati di convalescenza. Per uso topico allevia le piaghe e le infiammazioni cutanee. Nella medicina popolare viene consigliata per rafforzare le difese immunitarie, depurare il sangue e come rimedio antielmintico per i bambini.
In passato era considerata utile per curare la “debolezza femminile”, l’isterismo e le crisi nervose. Tra i rimedi floreali di Bach, Gentian aiuta le persone ad avere maggiore fiducia in se stesse e negli altri ed è indicato per alleviare i sintomi della tristezza e della depressione. La Genziana maggiore, in assenza dell'infiorescenza, può essere confusa con il Veratro (Veratrum nigrum L. e V. album L.), una pianta tossica appartenente alla Famiglia delle Melanthiaceae (ex Liliaceae). Per evitare spiacevoli conseguenze è opportuno osservare l'apparato radicale, la morfologia fogliare e l'infiorescenza. Il Veratro, al contrario della Genziana, possiede radici più sottili, con fasci interni disposti irregolarmente, foglie alterne abbraccianti il fusto, plissettate longitudinalmente, con numerose nervature parallele ben evidenti e un'infiorescenza a pannocchia formata da fiori piccoli, di colore giallo-verdastro.
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