Io sono un oceano di dolore.
Io sono Rejhaneh. Ho 19 anni. Mi hanno impiccata perché ho ucciso l'uomo che tentava di violentarmi.
Io sono Sakineh. Mi hanno condannata alla lapidazione per adulterio, poi all'impiccagione che si sa, è un po' meglio della lapidazione. Infine mi hanno amnistiata grazie alla mobilitazione internazionale.
Io sono Ghoncheh Ghavani. Sono stata arrestata in giugno perché volevo vedere una partita di pallavolo. Sono in carcere e sto facendo lo sciopero della fame.
Io sono Meriam Isahag condannata a morte per apostasia.
Io sono Asia Bibi e rischio il patibolo perché mi accusano di aver insultato il profeta Maometto.
Io sono Malala. Nel 2012 i talebani mi spararono un colpo in testa per impedirmi di studiare e di denunciare la violenza che proibisce alle ragazze di andare a scuola. Quest'anno ho vinto il premio Nobel per la pace.
Io sono la ragazza di Kobane. I Turchi sulla collina, alle mie spalle, guardano. Sto andando verso la postazione dell'Is e lì, al centro del male assoluto, mi farò saltare in aria.
Io sono Selam, ho 11 anni e pensavo che la cena di quella sera fosse per una festa come un'altra. Invece era la mia, quella notte sono diventata la moglie di uno sconosciuto.
Io sono Emma Sukowiez e sono il simbolo della lotta agli stupri nei college. Protesto con il materasso in spalla.
Io sono Sanako Jwamoto. Il mio capo mi ha licenziata con un mazzo di fiori perché sono al quinto mese di gravidanza e lui e i miei colleghi temono che il bordo della scrivania mi faccia male.
Oggi è il 3 novembre, sono salita in bicicletta e sono andata a salutare il mare.
Io sono affamata di sole, assetata di cieli e di acqua marina.
Io sono un granello di sabbia.
Io sono un frammento di conchiglia.
Io sono quell'onda leggera che avanza e si ritira.
Io sono soprattutto una donna fortunata. Se fossi nata in un paese governato dagli integralisti islamici non potrei andare in bicicletta, non potrei uscire di casa da sola, non potrei scrivere, dipingere, insegnare, nuotare. Anche se viva non ci sarei mai stata e vedrei il mondo attraverso una grata.
E infine per non dimenticare che "Io siamo molte persone" ecco piccole schegge di tre grandi testimoni: Marina Cvetaeva, Saffo, Christa Wolf.
Mi rifiuto - di esistere.
Nel bailamme dei non uomini
mi rifiuto - di vivere.
Coi lupi nelle piazze
mi rifiuto - di ululare.
Con gli squali delle distese
mi rifiuto di nuotare -
giù - nella corrente delle schiene.
Non ho bisogno di cavità
auricolari, né di occhi che vedono.
Al tuo mondo dissennato
una sola risposta - il rifiuto.
(Marina I. Cvetaeva, *Poesie)
Come la dolce mela rossa sull'alto ramo,
alta sui rami più alti, sfuggì ai raccoglitori.
Invero non sfuggì, fu impossibile raggiungerla...
Come il giacinto in montagna
calpestato dai passi dei pastori,
a terra violaceo fiore...
(Saffo, *Frammenti)
Ecco dove accadde. Lei è stata qui. Questi leoni di pietra, ora senza testa, l'hanno fissata. Questa fortezza una volta inespugnabile, cumulo di pietre ora, fu l'ultima cosa che vide. Un nemico da tempo dimenticato e i secoli, sole, pioggia, vento, l'hanno spianata.
Immutato il cielo, un blocco d'azzurro intenso, alto, distante.
Vicine, oggi come ieri, le mura ciclopiche che orientano il cammino: verso la porta dal cui fondo non fiotta più sangue.
Nelle tenebre. Nel macello. E sola... *
(Christa Wolf, *Cassandra)