Si è appena concluso il Narnia Festival, un'importante iniziativa dedicata alla musica, ospitata nella caratteristica cittadina medievale nel cuore dell'Umbria, Narni. Direttore artistico dell'evento, Cristiana Pegoraro, musicista umbra di fama internazionale, che ci racconta la sua passione.
A che età hai capito che la musica era la tua vita e quali studi hai intrapreso?
Ho iniziato a studiare a 4 anni, ma a 10, a chi mi chiedeva cosa avessi voluto fare da grande, rispondevo la pianista.
Oltre ad essere una bravissima pianista, sei una rinomata compositrice, preferisci più suonare i grandi classici o qualcosa di tuo?
Entrambi. Sono due esperienze diverse. Quando si suonano i grandi dobbiamo cercare di avvicinarci il piu’ possibile a loro, interpretare i loro segni sulla partitura, sapere in che periodo storico hanno vissuto, conoscere la loro vita, ma...realmente noi non eravamo la’ quando questi geni hanno composto le loro opere, quindi non potremo mai suonarle esattamente come loro le hanno concepite. Quando invece si suona musica propria e’ come essere se stessi due volte, non interpreti piu’, semplicemente “sei”.
Pensi che il pubblico ti apprezzi più nel primo caso o nel secondo?
Dovreste chiederlo al pubblico! Scherzi a parte, molto spesso la gente si dimostra entusiasta delle mie composizioni. Sicuramente non sono un genio, ma uso un linguaggio musicale molto immediato e spontaneo per far sì che il messaggio arrivi al cuore della gente. Apparentemente funziona.
Quale pezzo ami maggiormente suonare del tuo repertorio solistico e del tuo repertorio con orchestra?
Non si puo’ avere un solo pezzo preferito. Il repertorio pianistico è troppo vasto e troppo bello perché ciò avvenga. Adoro Beethoven... ma anche tutti i romantici, poi ho una grande predilezione per Piazzolla e Lecuona, di cui ho realizzato io stessa arrangiamenti per pianoforte solo.
Che ruolo svolge l'orchestra per te rispetto al tuo pianoforte?
Suonare con l’orchestra è una delle cose più belle, si è avvolti dal suono, si sviluppa il senso dell’ensemble. Non definirei il ruolo del solista come predominante rispetto all’orchestra, è piuttosto un dialogo, un partecipare insieme al miracolo dell’esecuzione.
Ti sei molto concentrata sul tango, tanto che sei considerata una delle migliori compositrici del genere latinoamericano, quindi oltre alla tecnica, tu metti tanto calore e passione?
Credo che la passione sia uno degli ingredienti fondamentali della vita.
Nei tuoi spettacoli, non c'è solo musica, ma danza, poesia, come ad esempio in Ithaka, raccontaci come è nato questo viaggio.
Il tema del viaggio è il leitmotiv della vita, in realtà è la vita stessa. Ogni viaggio deve essere ricco di scoperte, di incontri, di avventure. Come essere umano scopro e vivo ogni giorno cose nuove, e l’artista che è in me cerca di essere il tramite tra quelle esperienze e il pubblico, riproponendole filtrate attraverso la musica. Per questo, come artista, parlare solo di musica mi sembra quasi riduttivo. Ecco perché è nata l’esigenza di mettere insieme varie forme d’arte, danza, poesia, musica, tutte espressioni della vita. Lo spettacolo Ithaka, così come lo ho presentato al Festival, raccoglie tutte queste espressioni artistiche. Del resto Ithaka, l’omonima poesia del grande poeta Kavafis da cui ho preso ispirazione, è diventata il mio motto. Il viaggio di Ulisse simboleggia il viaggio dell’uomo attraverso la vita, con tutte le sue sfaccettature.
Nonostante tu sia un'artista di fama internazionale, non hai mai dimenticato la tua Umbria, dedicandole numerose inziative musicali e culturali, come ti accoglie la tua regione?
Non credo si possano mai dimenticare le proprie origini. L’Umbria è anche una regione bellissima, ricca di fascino, di storia, di spiritualità. Per me è sempre un onore e una grande emozione tornare a suonare in Umbria o curare iniziative in questo territorio. E’ la mia terra! Devo dire con grande soddisfazione che l’Umbria mi accoglie sempre con calore, e questo mi fa un enorme piacere.
Con quale artista ti piacerebbe accompagnarti su un palco?
Ogni volta con l’artista che mi porta a fare di più, a crescere, ad imparare.
Il concerto più bello che ricordi sempre con tanto affetto?
Non posso dimenticare il mio debutto al Lincoln Center di NY, una delle mecche della musica, davanti a più di mille spettatori.
Quanto conta l'arte dell'improvvisazione e il saper gestire l'emozione?
Moltissimo. Quando si è sul palcoscenico può succedere di tutto, bisogna gestire i nervi, la concentrazione e mille altre situazioni collaterali che si possono venire a creare.
Ti è mai capitato di bloccarti al pianoforte con una platea gremita?
Per fortuna no! Sarebbe terribile.
A tuo avviso ci sono in Italia giovani talenti che hanno tutte le carte per sfondare?
Certamente. In Italia ci sono molti talenti. Noi abbiamo molta inventiva, fantasia, talento...peccato che a volte ci manchi un po' di disciplina, non solo nel realizzare le cose, ma anche nell’organizzare il talento!
E' vero che un bravo musicista, oltre ad essere dotato, deve avere determinazione, ma anche grandi capacità organizzative e di comunicazione?
Sono doti assolutamente indispensabili al giorno d’oggi. Il mercato è cambiato, si è evoluto. Il musicista moderno deve saper gestire la propria attività, usare l’intelligenza, avere delle nozioni di marketing, essere manager di se stesso.
Quale genere di musica ascolti nel tempo libero?
Non ascolto molta musica. Nel mio cervello scorre musica quasi ininterrottamente. A tempo perso ascolto i generi più disparati, a seconda dei periodi, ma la musica classica rimane comunque sempre la mia numero uno! Potrei ascoltarla per giorni interi senza stancarmi.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Un po' di riposo dopo le fatiche del Narnia Festival, poi riprenderò l’attività concertistica con appuntamenti in Italia, Austria, Ungheria e Stati Uniti.
Cosa è la musica per te in due parole?
La vita.