Ottomila chilometri di coste, quattro Repubbliche Marinare, un “popolo di marinai”, tremila piscine, 400 persone morte per annegamento ogni anno (la media fa riferimento ai dati del 2013)… C’è di che riflettere, senza dubbio, su questi numeri, ma c’è, soprattutto, di che riflettere su quanto di sotteso traspare in quello che si può intravvedere dietro quei numeri, ‘repubbliche marinare’ e ‘popolo di marinai’ compresi.
Si tratta naturalmente di numeri e riferimenti ben noti anche, e soprattutto, agli organismi federali che sul versante agonistico-sportivo disciplinano la materia, con il coinvolgimento di oltre 1200 società affiliate per un complesso che alla Federnuoto valutano in circa 5 milioni: quante sono, appunto, le persone che in Italia praticano gli sport gestiti dalla Fin, vale a dire il nuoto propriamente detto, la pallanuoto, i tuffi, il nuoto sincronizzato, il nuoto in acque libere e il nuoto per salvamento.
Di questi numeri, quello che maggiormente deve far riflettere è quel “400” che indica le persone morte per annegamento, più di una al giorno. E mette i brividi addirittura la constatazione che tra le maggiori cause degli annegamenti ci sono la sottovalutazione del pericolo, gli atteggiamenti spesso sopra le righe, esagerati, la presunzione delle proprie capacità fisiche e l’abuso di alcol. A parziale consolazione, e piccolo spiraglio di maggiore attenzione futura, si può citare il raffronto sia con i dati del passato (il numero di decessi è diminuito dalle 1300 persone nel 1970 alle circa 400 nel 2010), che quello con i dati europei: stando alle cifre dell’Istituto di Sanità, in Italia si muore per annegamento circa 5 volte di meno che in Europa (6,5 persone per milione di abitanti in Italia contro 35 persone per milione di abitanti della media europea).
A incidere sulla riduzione: l'informazione, il miglioramento nelle tecniche di salvataggio e le nuove norme sulla sicurezza. E anche iniziative specifiche come quella presa in dicembre dalla stessa Federnuoto, con la sua Associazione nazionale di volontariato di protezione civile, quando ha realizzato la campagna di sensibilizzazione “Per evitare un’alluvione di guai”. L'iniziativa, indicata come la giornata nazionale della “Popolazione in sicurezza nelle emergenze acquatiche”, è stata indetta per sensibilizzare e richiamare l’attenzione dei cittadini sull’importanza dell’informazione, della prevenzione e del comportamento da tenersi in caso di calamità, legate a eventi che individuino nell’elemento acqua un aspetto predominante o comunque causale. Per questo motivo, per la realizzazione del progetto, la Fin si è affidata alla competenza e all’attività di collaborazione delle Scuole nuoto federali, centri di eccellenza e di riferimento sul territorio nazionale, dove è stato esposto uno specifico manifesto con le principali regole che la popolazione deve adottare in caso di calamità acquatiche. È verosimilmente da inserire in questo contesto la sempre maggior “presenza” delle società di salvamento nelle classifiche della Federnuoto, stabilite attraverso gli appuntamenti previsti.
Ciascuna disciplina sportiva, a differenza di quanto accadeva in un passato neppure tanto lontano, dipana ormai i suoi appuntamenti lungo tutto l’arco temporale dell’anno: che non è più agonistico, come si diceva una volta, ma è totale, full time. Fa forse eccezione, ma sempre in parte, il ciclismo, la cui stagione agonistica va dalla primavera all’autunno, in questi mesi riservando e concentrando, per lo più sulle strade della “vecchia” Europa, le sue gare più intense e appassionanti, dalle classiche in linea - a cominciare dalla classica di apertura per eccellenza, la Milano-Sanremo - ai grandi appuntamenti a tappe, Giro d’Italia e Tour de France ovviamente su tutte. È stato forse per questo affannato e affannoso rincorrersi che ormai – mutuando un ricorrente luogo comune – si è soliti dire che “non ci sono più le stagioni”. E neppure latitudini franche, libere vogliamo dire da impegni agonistico-sportivi, come poteva essere, per restare al ciclismo d’antan, il Sudamerica.
Forse è stato proprio per questo rincorrersi che lo sport, inteso globalmente come compendio di tutte le discipline, ha smarrito la sua vecchia identità di momento ludico, di divertissement, di passatempo, per configurarsi ora come una vera e propria attività “industriale” a tutto campo. Questo rincorrersi ha naturalmente spalmato nel tempo, e nello spazio, la disputa dei campionati: una volta c’erano i campionati (erano gli Assoluti, allora così etichettati), poi sono stati “inventati” i campionati invernali, e poi ancora quelli primaverili, per arrivare infine ai campionati di categoria, un appuntamento dal sempre crescente successo, e sempre con rinnovati consensi. Come abbiamo personalmente constatato a Riccione in occasione dei campionati di categoria di nuoto, specialità “salvamento”, una nicchia di antica costituzione (è “nata” ad Ancona nel settembre 1899… ) che sta riappropriandosi di un ruolo che merita – in un Paese molto meno marinaio di quanto geograficamente sembri – ben altri spazi, altre attenzioni.
Il nuoto per salvamento (questa la dizione ufficiale come indicato dalla Federnuoto) si è dunque ritrovato in riva all’Adriatico, per tre giorni di gare che hanno visto scendere in piscina quasi mille e trecento atleti, per una novantina di società. E sono stati campionati arricchiti da un record europeo e ben tredici primati italiani. Tra questi merita una segnalazione quello stabilito da Lucrezia Fabretti nei 100 manichino pinne categoria ragazze (57”81), a 83 centesimi dal primato europeo della categoria cadette (56”58). Ricordiamo che nella categoria ragazze rientrano atlete di 12-14 anni; nelle cadette, atlete di 16-18 anni.
Spulciando tra quelle classifiche, abbiamo scoperto alcuni nomi celebri, Chiellini e Rivera, Vianello e De Filippo, Boccaccio e Canova, Carraro e Caruso: omonimie, certamente, mentre c’è da ipotizzare una qualche parentela tra il Gilardi (Federico) vincitore di tre medaglie gareggiando per la Sa.Fa. di Torino e il Gilardi (Giuseppe) che ricordo anni addietro presidente Libertas del Piemonte. Come è facile ipotizzare una qualche parentela dell’Ormezzano della Sa.Fa. Torino plurivincitore a Riccione con quel Gian Paolo, apprezzato e valentissimo collega in giornalismo, non solo sportivo è giusto aggiungere. Della serie, possiamo concludere, che buon sangue non mente.