Nel mondo del tè l’isola di Taiwan è conosciuta ancora col nome di Formosa, e produce prevalentemente tè oolong, e cioè tè semi-fermentati, con una percentuale di produzione che copre circa il 50% del livello mondiale. In quest’isola il tè è coltivato da oltre un secolo e mezzo, introdotto da immigranti cinesi provenienti dalla regione del Fujian, situata proprio di fronte all’isola di cui sopra.
Oriental Beauty - uno dei nomi con il quale è solitamente indicato - è tè famoso per la peculiarità della sua produzione. Il segreto della sua bontà sta tutto nella prima fase: la coltivazione. Leggenda vuole che un agricoltore della contea taiwanese di Hsinchu lasciò all’incuria la sua coltivazione, trovandola in seguito in balia dell’attacco di piccoli insetti ghiotti delle verdi foglie di tè. Senza perdersi d’animo, il fiducioso coltivatore volle comunque raccogliere e processare le foglie. Con grande stupore il sapore del tè di questo raccolto aveva un gusto particolarmente dolce e fruttato, e questo inaspettato successo lo portò addirittura a venderlo a un mercante straniero (John Dodd o Jardine Matheson, entrambi inglesi) a un prezzo più alto rispetto ai raccolti degli altri agricoltori. Da questo racconto provengono due degli appellativi con cui ci si riferisce a questo tè: Oriental Beauty, il nome più famoso, coniato dalla Regina Elisabetta II agli inizi del Novecento e ancora oggi usato frequentemente anche nella traduzione cinese Dong Fang Mei Ren; Pong Fong Cha (ossia “Tè dello spaccone”), nome con cui lo si chiama spesso a Taiwan e relativo appunto alla inaspettata vendita di un prodotto apparentemente danneggiato.
Jacobiasca Formosana è invece il nome scientifico di questi piccoli insetti che durante il periodo estivo, nei mesi di giugno e luglio, invadono le migliori coltivazioni di tè – mantenute quindi senza l’uso di pesticidi – e succhiando la linfa delle giovani foglie causano l’ingiallimento di queste e il caratteristico aspetto ondulato. Le piante reagiscono per difesa liberando degli anticorpi (una sotto categoria di Phytoalexine) che contribuiscono a un anticipato stadio di ossidazione responsabile del gusto zuccherino. Sono proprio queste foglie a essere scelte durante la fase del raccolto, prelevando il germoglio apicale e le due foglie sottostanti. Lo si chiama anche Bai Hao Oolong, ovvero Oolong dai Germogli Bianchi in cinese, proprio perché ottenuto con germogli molto giovani.
Per eliminare l’abbondanza di umidità che le caratterizza rispetto agli altri tè oolong di alta montagna, le foglie vengono poi fatte appassire e successivamente agitate in panieri di bambù, in modo che il contatto causi la rottura delle foglie e la fuoriuscita di quegli enzimi che innescano il processo di ossidazione. Raggiunto poi un sufficiente grado di ossidazione - con una percentuale che arriva al 70 % - le foglie sono sottoposte al trattamento di calore che ne bloccherà una ulteriore fermentazione. La fase di rollatura è svolta con pressioni moderate rispetto al metodo tradizionale che prevede movimenti di torsione più decisi, in tal modo le piccole foglie non correranno il pericolo di esser rotte e di avere con l’infusione un sapore amarognolo e astringente. Un’ultima fase, quella dell’asciugatura, prevede che le foglie siano messe su una macchina detta “a tamburo” e riscaldata a una temperatura di 60-80° C. Tali parametri sono soggetti a variazione in base al grado di umidità presente nelle foglie dopo il raccolto.
A processo terminato, l’aspetto delle foglie è uno splendido miscuglio di colori che ricorda un po’ quelli dell’autunno, con una gamma che va dal verde al marrone passando per il rosso, il giallo e qualche screziatura di bianco. Il termine cinese Wu Se Cha (Tè dei cinque colori), un altro nome con cui è conosciuto, indica appunto questa caratteristica che lo rende facilmente riconoscibile all’occhio esperto. L’aroma del suo liquore richiama alla mente il miele e la fragranza moscata, e il suo gusto delicato e rotondo persiste a lungo nel palato.
Per la preparazione si consiglia l’uso di una teiera di vetro precedentemente riscaldata, con la quantità di un cucchiaino di tè per tazza. La temperatura dell’acqua deve essere di 85° C con un tempo di infusione di 30 secondi per la prima, 40’’ e 50’’ per la seconda e terza infusione, col privilegio di non assumere mai un sapore astringente. L’utilizzo di bicchieri di vetro, anche questi precedentemente riscaldati con acqua calda prima di accogliere il liquore, contribuirà ad apprezzare meglio il suo colore giallo oro che tende all’arancione; ed è forse inutile aggiungere che l’uso di dolcificanti di varia natura contribuirebbe solo ad alterarne il gusto di per sé particolare e suadente.
In India e Cina esistono varie imitazioni di questo tè, produzioni che non raggiungono però le proprietà di quello che nelle aree d’alta quota della contea di Hsinchu, nella bellissima isola di Taiwan, viene coltivato a 1000 metri d’altezza. Ecco svelato il suo “segreto di bellezza” con il quale conquista già da tempo i palati più esigenti.