Dopo i consistenti lavori di ristrutturazione durati alcuni anni, lo scorso dicembre ha visto il taglio del nastro il rinnovato Museo Paleontologico e gli ambienti dell’Accademia Valdarnese del Poggio, situati nel chiostro di Cennano, l’antico di convento francescano di San Ludovico, nella cittadina di Montevarchi.
L’Accademia Valdarnese del Poggio, dedicata a Poggio Bracciolini, illustre umanista e cancelliere della Repubblica fiorentina, viene istituita dalla sovrana reggente dell’Etruria, Maria Luisa di Borbone, accogliendo la “supplica” dei diciotto membri fondatori del sodalizio, nella quale si esaltavano i pregi della provincia del Valdarno “abbondante di prodotti naturali e di monumenti, di arti, e nella quale l’istoria, l’agricoltura, il commercio e le scienze presentano un vasto campo agli scrittori di soddisfare la curiosità dei dotti nazionali e stranieri”. Così i firmatari “penetrati dal dispiacere che tanti oggetti preziosi siano stati finora trascurati, e desiderando che la Patria del Petrarca, dei Ficini, dei Bracciolini, dei Varchi, dei Giovanni da S. Giovanni e di altri soggetti benemeriti delle Scienze e delle Lettere venga conforme al merito e desiderando altresì di promuovere questi oggetti di pubblica cultura” ottengono nel 1805 l’autorizzazione a erigere l’Accademia.
Negli anni seguenti la sua costituzione si vanno formando la Biblioteca Poggiana, attualmente con un consistente fondo librario di più di 23.000 volumi, tra i quali preziosi manoscritti del XV secolo e soprattutto la significativa collezione di reperti paleontologici, il cui primo nucleo origina grazie alla donazione del monaco vallombrosano Luigi Molinari fatta nel 1804 a Giacomo Sacchetti, primo presidente e fautore dell’Accademia. A questo iniziale patrimonio si aggiunsero nel tempo numerosi altri fossili, mentre il riconoscimento e la prima classificazione dei reperti da parte del francese Georges Cuvier, considerato iniziatore della Paleontologia, fu una sorta di prestigioso segno distintivo d’origine dell’Accademia stessa.
Nel corso di due secoli si sono succeduti più di quaranta presidenti e l’istituzione registra tra i suoi soci personalità del mondo della scienza e della cultura, come Vittorio Fossombroni a cui si deve la bonifica della Valdichiana, Pietro Benvenuti, celebre artista neoclassico, Vincenzo Monti, Alessandro Manzoni, Niccolò Tommaseo, numerosi eruditi, filosofi, chimici, matematici, storici, politici, e soprattutto i più importanti scienziati europei nelle discipline della geologia, del naturalismo, della paleontologia e dell’antropologia.
Nel museo sono centinaia i reperti conservati, tra cui spicca il cranio con le enormi zanne di elaphas meridionalis ma non meno importanti, del pleistocene inferiore, sono i fossili di istrix etrusca, di equus stenonis, di hippopotamus antiquus, un cranio di canis etruscus, la mandibola e il bacino di mammuth meridionalis. Databili al pleistocene medio invece i crani di bos primigenius e di bison priscus, un cranio di equus ferus, ma sono anche presenti fossili di foglie della prima fase lacustre del Valdarno superiore. Vi è inoltre un laboratorio per lo studio e la conservazione di reperti fossili e una grande sala è dedicata alla ricostruzione dello scavo di un sito.
Il patrimonio non si esaurisce però solo nell’ambito della paleontologia e della biblioteca storica, vi è infatti anche una ricca audioteca con numerosi dischi in vinile di incisioni di musica classica. All’interno delle sale dell’Accademia sono poi conservati numerose opere d’arte, sculture, busti di personalità illustri, dipinti e medaglie e sono approntate alcuni ambienti destinati ad accogliere anche reperti archeologici di epoca romana ed etrusca.