Romano di Vitinia l’uno, Alessandro Florenzi, centrocampista che la stampa non solo capitolina ha definito “cuore di nonna” per via di quell’abbraccio coram populo che il calciatore giallorosso ha dedicato alla nonna dopo il suo goal al Cagliari. Inglese di Sicilia (o siciliano di Londra?) l’altro, Niccolò Carosio, radiocronista storico del calcio nazionale e assurto agli onori delle vicende sportive per aver raccontato cinquant’anni di football all’italiana.
Non si tratta, è evidente, di vite parallele, troppe essendo le differenze tra questi due personaggi protagonisti comunque di spicchi non indifferenti dello sport nazionale per antonomasia. C’è tuttavia un sottile fil rouge che, a nostro modo di vedere, lega Carosio con Florenzi: e non è solo l’essere sia l’uno che l’altro protagonisti e interpreti del momento agonistico, quanto piuttosto aver avuto un loro seppur casuale punto d’incontro negli stessi giorni.
Quando infatti le gazzette ricordavano l’immarcescibile Carosio nel trentesimo anniversario della morte, Florenzi volava, ci sembra proprio il caso di descriverlo così, tra le braccia di nonna Aurora, 82 anni, all’Olimpico per la prima volta. Ma c’è di più. Quella corsa e quell’abbraccio di Florenzi non possono non ricordare – fatte, è naturale, le debite proporzioni e sedimentato il tutto – il “whiskaccio” che Carosio annunciò di andarsi a prendere a conclusione di una tremenda per il freddo ed epica per gli sviluppi radiocronaca di una partita della Nazionale.
Come raccontato e commentato ampiamente, il giovane centrocampista della Roma, dopo il goal che di fatto sanciva la peraltro scontata vittoria sul Cagliari, è corso direttamente verso la tribuna per abbracciare la nonna che, per la prima volta, aveva deciso di andare allo stadio per veder giocare il nipote: dopo l'abbraccio, la signora Aurora non è riuscita a trattenere la commozione, regalando al pubblico dell’Olimpico di Roma un momento emozionante. Che tuttavia non ha commosso più di tanto l’arbitro della partita, Sebastiano Peruzzo, che a norma di regolamento ha ammonito il calciatore per aver “festeggiato” fuori dal campo. Le regole sono regole, certo, ma non si poteva fare un'eccezione?
Dell’ammonizione comunque Florenzi non se n’è proprio dispiaciuto: “Questo goal è per mia nonna, è fantastica. E' la prima volta che viene a vedermi – ha detto nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo - non lo aveva mai fatto, nemmeno quando ero bambino, quando poteva farlo più facilmente. Invece si è fatta questa scarpinata, e per una donna di 82 anni non è da tutti. Questo goal è per lei perché mi ha detto 'Vengo a vedere solo te, però vieni a salutarmi'. E allora l'ho fatto solo per lei: ne è valsa la pena prendere il cartellino giallo”. “Mi sono messa a piangere – ha poi commentato l’anziana protagonista dell’episodio che avrebbe fatto felice De Amicis - perché anche mio marito giocava a pallone, e mi è venuto subito in mente. Anche lui di cognome si chiamava Florenzi. Stamattina, quando ho lasciato Ostia, ho chiesto a mio nipote la promessa di venirmi a salutare se avesse segnato e Alessandro l’ha mantenuta”.
Una scena da libro Cuore, che certo non ci si sarebbe aspettato in uno scenario in genere più avvezzo a tumulti e cori spesso ingiuriosi che a gesti di tenerezza, uno scenario che solo pochi giorni prima aveva replicato quell’ordinaria follia già assurta alle cronache nere del teppismo, del tumulto forse fine solo a se stesso, dell’incidente voluto indipendentemente dalle vicende agonistiche e sportive. Che ci sia da lavorare, sotto questo specifico aspetto, lo ha confermato, proprio commentando il gesto di Florenzi, anche il presidente della Federcalcio Tavecchio: “L'obiettivo – ha detto a GR Parlamento - è riportare la Serie A al livello dei migliori tornei europei. L'esultanza di Florenzi, al di là della sanzione che riceverà come da regolamento, è un gesto che tende a riportare la vera etica dello stadio. La nonna di 82 anni era presente, speriamo che allo stadio vadano anche i bambini. Un gesto concreto in grado di avvicinare il calcio alle famiglie interpretando al meglio lo spirito che si dovrebbe sempre vivere all'interno degli stadi”.
Anche Antonio Conte, da poco nominato CT della Nazionale azzurra, ha elogiato il gesto di Florenzi: intervistato dal Processo del Lunedì, RaiSport 1, l'ex allenatore della Juventus ed ora come si sa responsabile della Nazionale, ha osservato: "È stato davvero un gesto molto bello, ho avuto il piacere di conoscere Alessandro, e ho visto che è davvero un ragazzo genuino, bravo e pieno di sentimenti sani". All’intervistatore che gli faceva notare come al Conte giocatore non fosse mai capitato nulla del genere, il neo CT si è giustificato notando di aver "sempre segnato pochi goal". E se dovesse succedere al Conte allenatore? "Prima mi aspetto che Florenzi faccia un goal anche con la Nazionale, poi se non avrà già raccolto la prima ammonizione, gli possiamo concedere di ripeterlo anche con la maglia azzurra".
E veniamo a Carosio, scomparso nel settembre di trent’anni fa e per più di una trentina d’anni “voce” delle cronache della Nazionale italiana di calcio. Padre genovese funzionario di dogana e madre inglese, Josy Holland, pianista, si era laureato in giurisprudenza a Venezia. Inaugurò per la EIAR (la Rai d’antan…) le radiocronache del campionato del mondo 1934 di calcio, che l'Italia padrona di casa organizzò, e vinse; fu poi la voce della Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino 1936 e al campionato del mondo, vinto anche questo, nel 1938, in Francia. A causa della concomitante cerimonia della Cresima del figlio, dovette rinunciare alla trasferta di Lisbona al seguito del Grande Torino, circostanza che gli salvò la vita. Nel viaggio di ritorno, difatti, l'aeroplano della squadra granata si schiantò contro la Basilica di Superga.
In televisione nel 1954, anno dell'inizio ufficiale delle trasmissioni, divenne famoso per il suo «quasi goal» che corredava un'azione da gioco conclusa di poco fuori dallo specchio della porta. Fu la voce anche al campionato del mondo 1966 in Inghilterra, all’europeo 1968 (Carosio commentò la prima finale, Martellini la seconda), e al mondiale di Mexico 70: durante l’incontro con Israele (0-0) del girone eliminatorio, su segnalazione del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn l'arbitro annullò agli azzurri due goal apparentemente regolari. Per anni venne attribuita a Carosio un'espressione denigratoria nei confronti di Tarekegn che provocò una protesta ufficiale del governo dell'Etiopia tramite il suo ambasciatore a Roma e la sostituzione, per la telecronaca successiva dei quarti di finale contro il Messico, con Nando Martellini; in realtà Carosio non fece mai alcuna affermazione di stampo razzistico nei confronti di Seyoum Tarekegn come ha testimoniato nel maggio del 2009 la videoregistrazione della telecronaca, ritrasmessa dalla Domenica Sportiva.
Pensionato dal 1971, con l'avvento dell'emittenza privata Carosio si dedicò sporadicamente al commento di incontri di campionato per l'utenza locale. Nel film L'arbitro apparve anche nella parte di se stesso, usando una fraseologia tipica dei suoi commenti reali. Curò a lungo anche una rubrica sul settimanale a fumetti Topolino (“Vi parla Nicolò Carosio”) e per la stessa testata disneyana firmò alcuni ritratti di personalità dello sport, dello spettacolo e dell'arte. Nel centenario della nascita, il 15 marzo 2007, le Poste italiane dedicarono un francobollo alla sua memoria.