Ha inaugurato il 7 giugno, e resterà aperta fino al 20 agosto 2014 nelle monumentali sale di Palazzo Te a Mantova, la mostra Bertozzi & Casoni. Dove Come Quando, del duo Bertozzi & Casoni.
Provenienti dall’Istituto Statale d’Arte per la ceramica di Faenza, Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, dal 1980 in società come Bertozzi & Casoni, hanno conquistato già negli anni ’90 galleristi e critici di tutto il mondo, riuscendo nell’impresa titanica per un artista italiano, di ottenere il riconoscimento internazionale soprattutto sulla competitiva piazza di New York, da tempo oramai centro nevralgico dell’arte contemporanea internazionale.
La mostra, curata da Marco Tonelli, comprende 19 opere che documentano il percorso artistico di Bertozzi & Casoni: dalla salamandra, riferimento esplicito agli emblemi dei Gonzaga, alla monumentale opera Composizione in bianco (un orso polare imprigionato da una rete che contiene i resti del suo orrido pasto e i rifiuti di una spedizione polare) allestita nella Sala dei Cavalli, da Waiting (2013) allestita nella Sala dei Venti a Sedia elettrica con farfalle (2011), Madonna scheletrita (2008), Scegli il Paradiso (1997), Cuccia Brillo (2003), Ossobello (2007) e tante altre ancora.
Decisamente coraggiosa la scelta della loro pratica artistica, soprattutto se pensiamo al clima nel quale cominciano a muoversi e creare, un clima post-informale di ricerca di essenzialità e di rigore anche cromatico. Di fronte alle nuove possibilità offerte dai media, dalla fotografia e dal suo realismo, dal video, dalla performance e dalla loro capacità relazionale, credo che nessuno al mondo avrebbe scommesso sulla ceramica, in quanto priva di qualsiasi caratteristica capace di esprimere la contemporaneità sempre più protesa verso forme artistiche essenzialmente “partecipative”, essendo appunto la partecipazione una delle parole chiave della nostra società. Eppure loro ci hanno creduto e come il Faust di Goethe non si sono accontentati della propria condizione andando continuamente verso nuove mete, aspirando a superare con il virtuosismo tecnico i limiti umani, rivaleggiando così con le infinite possibilità del computer, con la precisione della resa fotografica, con le reazioni e relazioni del video e della performance. Ma attenzione, non si tratta solo di un esercizio virtuoso di perizia tecnica perché la loro pratica ha a mio avviso anche una matrice antropologica riflettendo sulla condizione umana di caducità e fragilità (la porcellana), di aspirazione all’eternità (i rifiuti che diventano opera d’arte) e di superamento dei limiti umani (la precisione chirurgica, quasi maniacale). Tutto questo con una giusta dose di ironia.
La nostra è una società che consuma, che celebra il transitorio e il momentaneo, che genera rifiuti organici, culturali, ma anche umani, e che si nutre continuamente di bellezza. Lo ha affermato anche il sociologo francese Yves Michaud, che nel libro L’arte allo stato gassoso (L’Art à l’état gazeux : essai sur le triomphe de l’esthétique, 2003) afferma che l’interesse per il bello in tutte le sue forme (estetica) permea tutti gli ambiti della nostra vita assopendo la nostra responsabilità sociale e l’impegno civile (etica). La bellezza dunque nobilita anche i rifiuti rendendoli attraenti, piacevoli, affascinanti. Ma la bellezza nell’opera di Bertozzi & Casoni diventa anche la chiave che apre la nostra coscienza, il nostro sentire, il nostro essere. È da essa che parte la nostra scoperta. È da essa che parte la nostra rinascita. Chissà se la bellezza ci salverà. Di sicuro però ci aiuterà a capire meglio noi stessi e a capire meglio dove stiamo andando e dove vogliamo andare.
Palazzo Te
Viale Te, 13
Mantova 46100 Italia
palazzote@ comune.mantova.gov.it
www.palazzote.it
Orari di apertura:
Tutti i giorni alle 9.00 alle 18.00