Kaufmann Repetto è lieta di presentare The sky is black and golden and the moon is shining red, la prima mostra personale dell’artista turco Gökhun Baltacı in Italia. In questa nuova serie di pastelli a olio, Baltacı presenta la sua ricerca visiva attraverso scene che sembrano familiari a prima vista, per poi rivelare una narrativa più profonda e complessa a uno sguardo più attento. Ciò che inizialmente appare semplice, presto si complica con aggiunte sottili — oggetti ovattati che, accumulandosi, modificano il tono dell’opera, e creano un’atmosfera placida ma intrigante. Questi dettagli meticolosi formano una costellazione di riferimenti, coinvolgendo l’osservatore nell’universo straordinario dell’artista, dove i confini tra lo scibile e l’inconsueto si confondono.
Nato ad Ankara nel 1989, Gökhun Baltacı prese parte alla scena underground della sua città già nei primi anni all’Università di Hacettepe, co-fondando il collettivo Avareler, un gruppo di street-art che si concentrava su interventi provocatori negli spazi pubblici della capitale turca. Il forte senso di comunità che emerse da questa esperienza facilitò le discussioni intellettuali tra i membri, creando l’opportunità per un’espressione artistica anarchica in una città conosciuta principalmente per la sua burocrazia rigida e la sua politica inflessibile.
Il salto dagli interventi guerrilla con bombolette e stencil su enormi cartelloni pubblicitari nel traffico cittadino, ai pastelli ad olio nell’intimità della sua casa familiare è stato “intuitivo”, come lo definisce lo stesso Baltacı. Passando a un medium più tradizionale, l’artista si è concentrato su una narrazione più personale, raccogliendo elementi della sua crescita e elaborandoli in un percorso di scoperta di sé.
La pratica artistica di Gökhun Baltacı è dunque segnata da una costante esplorazione del subconscio. Traendo spunto dai principi – di ispirazione surrealista – di trasferimento e sintesi, riconfigura oggetti quotidiani in simboli carichi di un significato psicologico da lui inesplorato. Questi oggetti, sebbene apparentemente ordinari, diventano veicoli per esplorare la tensione tra desideri interiori e realtà esterne, rappresentata figurativamente dal continuo cambiamento tra paesaggi del mondo esterno, e i ritratti e le nature morte in ambienti chiusi, domestici. Permeate da un’atmosfera onirica, quasi ipnotica, le opere invitano a entrare in uno spazio dove il significato è fluido e le interpretazioni in continuo mutamento.
Ciò che risulta particolarmente affascinante nel lavoro di Baltacı è la sua capacità di illustrare l’ordinario con una meraviglia e un timore quasi infantile. La scelta del mezzo stesso, il pastello ad olio morbido e duttile, sembra quasi rispecchiare la malleabilità dell’immaginazione di un bambino. Gli oggetti nelle sue opere — spesso ripetuti nelle composizioni — sono impregnati di un senso di ritualità, collocati in spazi che evocano allo stesso tempo disagio e curiosità. I paraventi semi-trasparenti – quasi un ossimoro – ricorrono nelle opere di Baltacı come a incoraggiare lo spettatore a squarciare il primo strato, mentre le audiocassette di Johann Sebastian Bach e Nirvana fungono da sorta di colonna sonora sparsa nelle opere. Riferimenti all’iconografia del XVIII e XIX secolo appaiono in forma di coralli – che a lungo si pensava scacciassero il malocchio nel Rinascimento a causa della loro somiglianza con i vasi sanguigni – e cibi di colori vivaci come angurie e ricci di mare, in perturbante contrasto con i toni più scuri della palette di Baltacı. Ogni ripetizione, invece di smorzare l’impatto, approfondisce il mistero, come se gli oggetti stessero gradualmente rivelando nuovi strati di significato.
Il titolo della mostra è estratto da un verso della canzone Picture of Maryanne dei Swans del 1992—un altro testamento dell’importanza della musica nell’opera di Baltacı. The sky is black and golden and the moon is shining red sembra alludere ulteriormente a un senso amplificato di un mondo che oscilla tra il conosciuto e l’inafferrabile. C’è una bellezza estraniante nel lavoro di Baltacı, una sorta di riconoscimento malinconico di come la realtà, vista attraverso le lenti della memoria e della malinconia, diventi distorta. Questo titolo evoca la stessa tensione che percorre le sue opere, come dire che anche gli oggetti più ordinari — se osservati attraverso lo sguardo dell’artista — possano evocare sia turbamento che conforto, angoscia e meraviglia.