Il forte di Gavi (Alessandria), vigile e imponente sentinella di pietra a presidio di un appartato angolo tra Piemonte e Liguria, appare incorniciato da uno scenario collinare incantevole, regno incontrastato dei vigneti da cui ha origine il prestigioso Cortese di Gavi D.O.C.G.
I momenti importanti nelle vicende storiche di questo manufatto furono parecchi, a cominciare dall’epoca ligure, quando antiche popolazioni dotarono di strutture difensive lo sperone roccioso, protetto su tre lati dal corso del Lemme e del Neirone, oggi occupato dalla maestosa fortezza.
Nel II secolo a. C. ai liguri successero i romani, che consolidarono in importanza il sito per il controllo della Via Postumia. L’arteria, decisa nel 148 a. C., fu realizzata per consentire un più rapido e agevole percorso militare e commerciale tra il mare, la Valle Scrivia e la Padania, e si fondò sul sostrato di tracciati e nuclei demici preesistenti.
La posizione strategico-militare di Gavi, ritenuta “porta della Lombardia” fu rafforzata a partire dal 1202, quando la fortificazione passò sotto il dominio di Genova.
Infatti dal XIII secolo in poi la storia del borgo e del fortilizio s’intrecciarono sempre più con quella della Serenissima Repubblica, che munì di strutture fortificate il luogo, definendolo “antemurale di là da Giogo” contro il Ducato di Milano.
Nei secoli XIV e XV il castello di Gavi e il territorio da questo controllato, incuneato tra la Repubblica di Genova, il Ducato di Milano, il Marchesato di Saluzzo, il Ducato del Monferrato e il Piemonte sabaudo, furono al centro di lotte tra Milano e Genova.
Gavi, dopo alterne vicissitudini, fra cui il possesso del maniero da parte dei Visconti di Milano (1348-1358), dei francesi (1397-1411), ancora dei Visconti (dal 1421) e dei Guasco di Alessandria (dal 1468), nel 1528 tornò nuovamente a far parte dei territori genovesi.
La località divenne, sia per ragioni economiche che militari, uno dei centri più importanti dell’intero Oltregiogo, comprendente l’Alta e Media Valle della Scrivia, la Val Borbera e la Valle del Lemme.
Impossibile non avvertire il rapporto simbiotico creatosi in età medievale tra il forte sovrastante e la cittadina, tuttora caratterizzata dall’impianto medievale della struttura urbanistica dell’abitato, diviso in due porzioni dalla contrada maestra.
Agli inizi del XVII secolo il Maschio, ereditato dal Medioevo e consistente nella parte più alta della fortezza, chiamata anche Altoforte, era già “ridotto a la moderna” con l’aggiunta di bastioni. Sono ancora ben visibili la rampa di accesso, le fenditure ricavate nella parete legata alla roccia affiorante e alcune tracce dell’apparecchio lapideo medievale.
Gli interventi attuati sulla cortina negli anni Venti del Seicento dal padre domenicano Vincenzo da Fiorenzuola, furono decisivi per la connotazione morfologica e funzionale dell’architettura, che subì una dirompente trasformazione, collegabile alla scelta della Repubblica di Genova di riaffermare e consolidare il ruolo di Gavi nell’Oltregiogo.
Restaurato sul finire del Novecento con il ripristino di bastioni, cannoniere e volte a prova di bomba il forte, a cui si accede dalla “ridotta del Monte Moro”, un portone d’ingresso scavato nella roccia, che ricorda un girone dantesco, ospita mostre ed eventi culturali.
Con un poco di tempo a disposizione anche la bella parrocchiale nel centro storico di Gavi val bene una visita. Testimone dell’agiatezza nel Medioevo di questo centro mercantile minore la chiesa, dedicata a San Giacomo, è ritenuta un capolavoro dell’architettura romanica in provincia di Alessandria. Fulcro della struttura religiosa risulta l’alto tiburio, attorno a cui ruota e si dispone l’intero abitato.
Bellissima la facciata, ornata da un ricco patrimonio di altorilievi, su cui si distingue lo straordinario fregio sopra il portale, dedicato alla Pentecoste e firmato nel XII secolo dallo scultore magister Albertus.
L’interno dell’edificio religioso, a tre navate con robuste colonne monolitiche poste a sostegno di arcate, che sorreggono una volta barocca, presenta una profonda abside affiancata da due absidiole minori e un presbiterio dagli evidenti richiami stilistici cluniacensi e transalpini.