Quando Alessandro Magno morì nel 323 a.C. il suo generale Tolomeo prese il controllo dell’Egitto e, nella città che portava il nome del defunto conquistatore, fondò due tra le istituzioni culturali più celebri del mondo antico: il Museo e la Biblioteca.
(Juan Pablo Sánchez)
La Biblioteca di Alessandria d'Egitto è uno dei simboli più potenti del sapere umano e della sua conservazione, rappresentando l'emblema di un'epoca in cui la conoscenza era ritenuta il più alto valore civile e culturale. In essa venivano custoditi e curati i pensieri, i preceti e le teorie degli studiosi dell'antichità, affinché servissero la curiosità umana e la portassero a nuove visioni. Oggi, le biblioteche accolgono dati digitali sempre nuovi e digitalizzano i libri. Il sapere è nel cloud, nello spazio delle nubi, uno spazio illimitato.
Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore italiano, ha trattato il tema della memoria in molte delle sue opere, soprattutto dal punto di vista filosofico, storico e culturale. L’autore riconosce che la memoria non è un contenitore passivo, ma un filtro altro che seleziona, organizza e archivia le informazioni. La memoria, secondo Eco, è una sorta di "archivio dinamico", non statico, che filtra costantemente i dati che riceviamo dal mondo. Non possiamo ricordare tutto, quindi la memoria, per necessità, scarta molte informazioni e trattiene solo quelle che considera rilevanti. Le società non solo preservano la memoria individuale, ma costruiscono anche archivi collettivi, che includono testi, documenti, opere d'arte, monumenti e altro ancora.
Questi archivi costituiscono una "memoria esterna" alla mente umana e svolgono un ruolo essenziale nel processo di trasmissione del sapere. Citando Borges, Eco racconta una storia divertente: Funes el memorioso, protagonista di un breve racconto scritto da Jorge Luis Borges nel 1942 e pubblicato nella raccolta Ficciones.
Ireneo Funes, il protagonista, è un giovane che, a seguito di un incidente, acquisisce un’abilità straordinaria: una memoria perfetta. Funes è in grado di ricordare ogni dettaglio di ogni momento della sua vita con una precisione spaventosa. Tuttavia, questa capacità eccezionale diventa per lui una condanna. Non riesce a dimenticare nulla, nemmeno il più piccolo particolare, e questa sovrabbondanza di informazioni paralizza la sua capacità di pensare in maniera astratta. Nel racconto, Borges esplora il paradosso di Funes: sebbene possieda una memoria prodigiosa, è privo della capacità di analizzare, sintetizzare o riflettere sul mondo che lo circonda. Funes riesce a ricordare tutto, ma non può pensare in modo critico o creativo. Non è in grado di elaborare concetti generali, perché per lui ogni dettaglio è unico e irripetibile. Borges scrive che Funes vede il mondo "come una valanga interminabile di dettagli", incapace di dimenticare o trascurare nulla.
Questa incapacità di dimenticare rende Funes un personaggio "idiota" nel senso classico del termine: il suo intelletto è limitato dalla sua incapacità di pensare in maniera complessa o astratta. Borges sembra suggerire che la capacità di dimenticare sia fondamentale per il pensiero umano e la creazione di significato. Dimenticare permette di semplificare e astrarre, rendendo possibile il ragionamento e la comprensione. A livello di società, Eco è consapevole che la memoria collettiva e culturale segue lo stesso processo selettivo della memoria individuale. Le culture scelgono cosa preservare e cosa dimenticare. Questa selezione, tuttavia, non è neutrale: è influenzata dal potere, dalla politica, dalle dinamiche sociali e dagli interessi economici. In questo senso, dobbiamo stare vigili di fronte ai rischi dell'oblio selettivo, specialmente quando serve a manipolare o distorcere la storia.
La Biblioteca di Alessandria fu fondata all'incirca nel III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo I, forse su consiglio del filosofo ateniese Demetrio Falereo. Tuttavia, la struttura architettonica originaria della Biblioteca è avvolta da un alone di mistero. Non esistono fonti archeologiche precise che possano descriverla dettagliatamente, ma dalle testimonianze storiche si deduce che fosse parte di un grande complesso chiamato "Museion" (Casa delle Muse), un istituto di ricerca e centro culturale dove gli studiosi vivevano, insegnavano e scambiavano idee.
Immaginiamo che la Biblioteca fosse composta da un insieme di edifici o padiglioni, situati probabilmente nei pressi del porto di Alessandria, e che comprendesse grandi sale di lettura e ampie collezioni di testo. Alessandria, come città, era un crogiolo di culture: greca, egizia, ebraica, persiana e indiana, e la biblioteca rifletteva questa fusione culturale. Il materiale architettonico era probabilmente composto da pietra locale, come calcare e granito, ma mancano prove per sostenere questa ipotesi. L'obiettivo della biblioteca era ambizioso: raccogliere e conservare tutto il sapere del mondo antico. Ospitava opere letterarie, scientifiche e filosofiche di tutte le principali culture conosciute.
Si pensa che contenesse oltre mezzo milione di rotoli di papiro, che venivano copiati e tradotti dai mercati e dai porti del Mediterraneo. Ogni nave che attraccava ad Alessandria era obbligata a consegnare tutti i libri a bordo affinché fossero copiati; i testi originali venivano spesso trattenuti, mentre le copie venivano restituite ai proprietari. L’incendio che distrusse la biblioteca avvenne, secondo fonti diverse, in più fasi. Il primo episodio noto risale a Giulio Cesare nel 48 a.C. durante la guerra civile romana. Tuttavia, la sua completa scomparsa potrebbe essere avvenuta nei secoli successivi a causa di varie invasioni e saccheggi, tra cui quelli dei cristiani e dei musulmani.
Nonostante la perdita fisica, il concetto della Biblioteca di Alessandria è rimasto nella memoria collettiva come simbolo del desiderio umano di accumulare e preservare il sapere universale. Questo mito ha ispirato la creazione della Bibliotheca Alexandrina, inaugurata nel 2002, con l'intento di onorare l'antica biblioteca e, al contempo, fungere da ponte tra passato e futuro.
Progettata dallo studio di architettura norvegese Snøhetta, la struttura vuole incarnare la fusione di antico e moderno. Ha una forma monolitica circolare inclinata che richiama il disco solare, simbolo di luce e conoscenza, una struttura che sorge dalle rive del Mediterraneo e sembra emergere dal terreno. L'edificio ha un tetto inclinato che guarda verso il mare e la città, suggerendo un dialogo tra passato e futuro, tra la cultura classica e la modernità tecnologica. I materiali scelti per la costruzione includono granito egiziano per il rivestimento esterno, inciso con caratteri di oltre 120 lingue antiche e moderne, simboleggiando il multilinguismo e la multiculturalità che un tempo caratterizzavano la biblioteca originale.
I capitelli della Bibliotheca Alexandrina sono moderni nella loro essenza, ma si ispirano a motivi storici e culturali, riprendendo in parte l'estetica dei capitelli classici, con una reinterpretazione contemporanea. La loro semplicità ed eleganza richiamano l'idea di stabilità e durata nel tempo, evocando la missione della biblioteca come custode del sapere per le future generazioni. Uno degli elementi architettonici più emblematici nell'architettura egiziana antica è la colonna egizia.
Capitello a loto: Si ispira al fiore di loto, simbolo di purezza e rigenerazione nell’antico Egitto. Il loto, che chiude i suoi petali di notte per poi riaprirli al sorgere del sole, era associato al ciclo di vita, morte e rinascita.
Le colonne egiziane erano spesso decorate con geroglifici o rilievi che narravano storie religiose o celebravano il potere del faraone, conferendo all'architettura un valore simbolico oltre che strutturale. Le colonne non erano soltanto elementi di supporto, ma veicoli di messaggi spirituali e politici. La colonna aveva una duplice funzione: strutturale e iconografica. Sul piano strutturale, le colonne supportavano il peso dei tetti massicci dei templi e degli edifici monumentali, ma sul piano iconografico e simbolico, esse fungevano da collegamento tra il mondo terrestre e il mondo divino. La forma delle colonne e la loro decorazione variavano a seconda delle funzioni degli edifici e dei contesti religiosi o celebrativi in cui erano inserite.
La nuova Biblioteca di Alessandria è anche un hub digitale all'avanguardia. Con il supporto dell'UNESCO, ospita vasti archivi digitali, piattaforme di ricerca avanzate e un accesso online a innumerevoli risorse, incarnando lo spirito del passato mentre si proietta verso il futuro della conservazione del sapere. Con l'avvento di Internet, la sfida di raccogliere e organizzare il sapere umano ha assunto nuove dimensioni. Se l'antica Biblioteca di Alessandria tentava di accumulare fisicamente i testi di tutte le culture conosciute, oggi la sfida è catturare e conservare l'enorme quantità di dati prodotti globalmente in formato digitale.
In questo contesto, la Biblioteca Alexandrina si è adattata ai tempi moderni, partecipando a progetti di conservazione digitale e collaborando con giganti della tecnologia come Google e Internet Archive. Uno degli obiettivi principali è quello di digitalizzare e rendere accessibili online vaste collezioni di testi storici e accademici, non solo per salvaguardare il passato, ma per democratizzare l'accesso alla conoscenza.
La quantità di dati che oggi fluisce attraverso la rete è immensa: articoli scientifici, archivi storici, letteratura, media digitali e molto altro ancora. La difficoltà principale risiede nel fatto che i dati non sono statici, come i rotoli di papiro o i libri fisici, ma continuamente generati e modificati. Infine, il problema più importante resta la proprietà di questi dati. Uno degli esempi più significativi di raccolta di dati su Internet è stato il Progetto Internet Archive, poi accusato di violazione del copyright durante il Covid.
Nel 2002, la Bibliotheca Alexandrina disponeva di soli 500.000 libri, un numero considerato modesto rispetto alla media delle principali biblioteche nazionali a livello mondiale. Poiché la biblioteca dipendeva esclusivamente da donazioni per l'acquisto dei volumi, alcuni critici sollevarono la questione dell'opportunità di intraprendere un simile progetto, specialmente in presenza di questioni sociali più urgenti, come il significativo tasso di analfabetismo, che colpiva il 41% della popolazione femminile e il 17% di quella maschile.
In questo contesto, si propose che sarebbe stato più utile concentrare gli sforzi sullo sviluppo di programmi educativi per promuovere la lettura nel paese, piuttosto che su una struttura dalle ambizioni così elevate. Oggi, tuttavia, questo vasto complesso è una realtà che accoglie circa 1,5 milioni di visitatori ogni anno ed è considerata una delle più grandi e importanti biblioteche del mondo.
Con l’aiuto degli studenti dei miei corsi in Burkina Faso ho elaborato le seguenti immagini generate con Midjourney sulla biblioteca oggi, una biblioteca verde e illuminata.