Mami Wata (Mamba Muntu, Water Mother, La Sirene, Mama Glo, Mama de Agua and Watramama) è una Divinità collegata all’elemento acqua venerata nell'Africa occidentale, centrale e meridionale e nella diaspora afroamericana. A lei sono collegati una moltitudine di entità di natura maschile e feminile. L'aspetto dei suoi capelli varia da lisci, ricci al nero lanoso e pettinati all'indietro. Nei culti afroamericani prende l’aspetto di un’altra entità del Voodoo Domenicano Marta La Dominadora, dai capelli ricci e folti con un serpente attorcigliato addosso.
La maggior parte delle fonti accademiche suggeriscono che il nome Mami Wata sia una derivazione inglese pidgin di "Madre Acqua", che riflette il titolo della dea ("madre dell'acqua" o "nonna dell'acqua") nella lingua Agni della Côte d'Avorio, mentre taluni africanisti propongono una derivazione etimologica dall’antico egiziano o da lingue mesopotamiche. In ogni interpretazione etimologica è chiaro, comunque, il legame tra questa divinità e l’elemento acqua.
Sebbene il nome sia di derivazione straniera questa è una divinità importantissima nel contesto della religione voodoo, anche se non è facile capire l’origine cronologica del culto. Mami Wata è spesso descritta come una figura simile a una sirena, con la parte superiore del corpo di una donna (spesso nuda) e la parte posteriore di un pesce o di un serpente. In altri racconti, Mami Wata ha un aspetto completamente umano.
L’immagine di Mami Wata è profondamente radicata nell'antica tradizione e nella mitologia delle popolazioni nigeriane costiere del sud-est (popoli Efik, Ibibio, Igbo, Bahumono e Annang). Mami Wata porta spesso con sé oggetti costosi come pettini, specchi e orologi. Un grande serpente (simbolo di divinazione e forza divina) l'accompagna spesso, avvolgendosi attorno a lei e posando la testa tra i suoi seni. Altre volte, può apparire come un essere completamente umano, vagando per mercati affollati o frequentando bar. Può anche manifestarsi in una serie di altre forme, incluso come uomo.
I commercianti del XX secolo portavano con sé credenze simili dal Senegal fino allo Zambia. Man mano che le tradizioni su Mami Wata continuavano a riemergere, le divinità acquatiche native vi furono sincretizzate. Sebbene comunemente vista con uno specchio in mano, Mami Wata è in grado di incarnare spettacoli rituali e cerimonie di culto per gli africani attraverso questo strumento. Il suo specchio, nelle rappresentazioni lei spesso si pettina specchiandosi, rappresenta un movimento attraverso il presente e il futuro; i suoi devoti sono in grado di creare la propria realtà immaginando sé stessi nella loro ricreazione del mondo di Mami Wata. In questo mondo, si possono incarnare i propri poteri sacri, realizzando le invenzioni della propria realtà.
Le tradizioni su entrambe le sponde dell'Atlantico raccontano di Mami Wata che rapisce i suoi seguaci o persone a caso mentre nuotano o vanno in barca. Li porta nel suo regno paradisiaco, che può essere sott'acqua, nel mondo degli spiriti o entrambi. Se permette loro di partire, i viaggiatori di solito ritornano con abiti asciutti e con una nuova comprensione spirituale riflessa nel loro sguardo. Questi rimpatriati spesso diventano più ricchi, più attraenti e più accomodanti dopo l'incontro.
Il suo culto è tanto vario quanto i suoi iniziati, il sacerdozio e i fedeli. Ha molti sacerdoti e medium in Africa, America e nei Caraibi che sono nati e iniziati appositamente da lei. Il suo culto comunque è spesso di natura mistica e privo di intermediari. In Nigeria, i devoti indossano tipicamente abiti rossi e bianchi, poiché questi colori rappresentano la doppia natura di Mami. Nell'iconografia Igbo, il rosso rappresenta qualità come la morte, la distruzione, il calore, l'essere maschile, la fisicità e il potere. Al contrario, il bianco simboleggia la morte, ma può anche simboleggiare la bellezza, la creazione, l’essere femminile, la nuova vita, la spiritualità, la translucenza, l’acqua e la ricchezza.
Queste insegne possono includere un serpente di stoffa avvolto intorno alla vita. Anche i santuari di Mami Wata possono essere decorati con questi colori e oggetti come campane, intagli, stampe cristiane o indiane, bambole, incenso, liquori e resti di sacrifici precedenti che spesso adornano difatti tali luoghi. Danze intense accompagnate da strumenti musicali come chitarre africane o armoniche costituiscono spesso il nucleo del culto di Mami Wata. I seguaci ballano fino al punto di entrare in trance. A questo punto, Mami Wata possiede la persona e le parla. Anche le offerte allo spirito sono importanti e Mami Wata preferisce doni di cibi e bevande (spesso Coca Cola), alcol, oggetti profumati (come pomata, polvere, incenso e sapone) e beni costosi come i gioielli.
I fedeli moderni di solito le lasciano in dono manufatti e gioielli firmati. Tuttavia, desidera in gran parte che i suoi seguaci siano sani e benestanti. Più in generale, le persone incolpano lo spirito per ogni tipo di disgrazia. In Camerun, ad esempio, Mami Wata è considerata la causa della forte risacca che ogni anno uccide molti bagnanti lungo la costa.
Questa divinità è collegata al sesso e alla lussuria e a volte, secondo una tradizione nigeriana, i seguaci maschi possono incontrarla sotto le spoglie di una bella donna sessualmente promiscua, come una prostituta. Nelle storie popolari nigeriane, Mami Wata può sedurre un devoto maschio favorito e poi mostrarsi a lui dopo il coito. Quindi richiede la sua completa fedeltà sessuale e la segretezza sulla questione. L'accettazione significa ricchezza e fortuna; il rifiuto significa la rovina della sua famiglia, delle sue finanze e del suo lavoro.
Un altro aspetto importante di Mami Wata è la connessione con la guarigione. Se qualcuno si ammala di una malattia incurabile, Mami Wata spesso se ne prende la colpa. La malattia è la prova che Mami Wata si è interessata alla persona colpita e che solo lei può curarla. Allo stesso modo, molti altri disturbi possono essere attribuiti allo spirito dell’acqua (dal semplice mal di testa alla sterilità). Le madri sterili spesso invocano la dea per curare la loro afflizione. Molte tradizioni sostengono che la stessa Mami Wata sia sterile, quindi se dà un figlio a una donna, quella donna si allontana intrinsecamente dalla vera natura dello spirito. La donna avrà quindi meno probabilità di diventare ricca o attraente grazie alla sua devozione a Mami Wata. Immagini di donne con bambini spesso decorano i santuari dello spirito.
Le persone che abitano la regione costiera del Benin, del Ghana e del Togo adorano un vasto pantheon di divinità dell'acqua, di cui Mami Wata è la più importante. In questa regione esiste un'intera gerarchia del sacerdozio di Mami Wata per officiare cerimonie, mantenere i santuari, condurre rituali di guarigione e avviare nuovi sacerdoti e sacerdotesse al servizio delle varie divinità collegate a Mami Wata. Il 15 febbraio 2020, alle 9:00 nella città di Cotonou, Benin, Hounnon Behumbeza (un sacerdote voodoo), fu ufficialmente nominato Capo Supremo del culto di Mami Wata.
L’evento fu ripreso in diretta su vari notiziari televisivi e apparso sui giornali locali. All'incoronazione parteciparono centinaia di sacerdoti provenienti da tutta la regione e i più alti dignitari del Vodou e della tradizione Mami Wata. Erano presenti anche il ministro della Cultura della Repubblica del Benin e diversi funzionari del governo locale. Le disparità sociali nell’Africa occidentale diffusero la credenza nei contratti individuali con gli spiriti come causa della ricchezza personale e del successo nella vita terrena. Mami Wata incarna il potere del denaro, della ricchezza e della fama acquisita in assenza di leggi etiche e obblighi verso il prossimo. Sono molti anche coloro che stipulano con la Dea un contratto a vita.
Il culto di Mami Wata è continuamente in espansione, ed in Africa, è presente in Nigeria, Benin, Ghana, Togo, Senegal, Camerum, Congo, Zambia, Costa d’Avorio, Sud Africa. Dall’altra parte dell’oceano il culto, talvolta sotto altre denominazioni, è invece presente negli Stati Uniti, Cuba, Repubblica Domenicana, Haiti, Brasile e Suriname.
Bibliografia
AA.VV., Atabaques. Il Tamburo degli Dei, Edizioni il Crogiuolo, Milano 1998.
Bellagamba A., L'Africa e la stregoneria. Saggio di antropologia storica, Laterza, Roma-Bari 2008.
Beneduce R., Trance e possessione in Africa. Corpi, mimesi, storia, Bollati Boringhieri, Milano 2002.
Bibaki N., La stregoneria. Un discernimento africano sui poteri spirituali, EMI, Verona 1998.
Brivio A., Il vodu in Africa. Metamorfosi di un culto, Viella, Roma 2013.
Brivio A., Serpenti, sirene e sacerdotesse. Antropologia dei mondi acquatici in Africa occidentale, Viella, Roma 2023.
Cecchini R., Guarire con gli antichi Dei: Il Pagan Healing, Youcanprint, Lecce 2023.
Cecchini R. - Fabiani B. - Federici F., Magia Africana: Culti del Madagascar, Voodoo e fenomeni culturali del Continente Nero, Amazon, Torino 2024.
Dammann E., Religioni africane. Maschere, riti e credenze a sud del Sahara, Ghibli, Milano 2017.
De Rachewiltz B., Sesso magico nell’Africa Nera, Roma, Basaia Editore, Roma 1983.
Deren M., I cavalieri divini del vudù, il Saggiatore, Milano 2018.
Di Lernia S., Archeologia africana. Preistoria, storia antica e arte rupestre, Carocci, Roma 2022.
Fantazzini G. - Forti P., Memorie della terra. Tracce di antropologia africana nelle collezioni etnografiche di G.F., La Venta, Treviso 2020.
Frobenius L., Storia della Civiltà Africana, Adelphi, Milano 2013.
Giusti F. - Sommella V., Storia dell'Africa. Un continente fra antropologia, narrazione e memoria, Donzelli, Roma 2007.
Nassetti R., Magia Vaudou. Magia nera africana e haitiana. I rituali - gli zombi, Edizioni Mediterranee, Roma 1998.
Metraux A., Il Vodu Haitiano. Magia, Stregoneria e possessione, Ghibli, Milano 2015.
Monti L., Magia africana. Usi e rituali magici, Edizioni Mediterranee, Roma 1990.
Moore S.F., Antropologia e Africa, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003.
Neri S., Note antropologiche ed etnobotaniche su alcune popolazioni africane, Pavia University Press, 2019.
Pennacini C., Kubandwa. La possessione spiritica nell'Africa dei Grandi Laghi, Trauben, Torino 2012.
Pierre J. D., L'Africa tra Dio e il Diavolo. Stati, etnie e religioni, Liguori, Napoli 2014.
Quarello S. e Bocchi F., Guida alla scoperta delle sirene, Edizioni NPE, Eboli (SA) 2023.
Visca D., Sulle tracce del diavolo. La scoperta di Satana in Africa, Bulzoni, Roma 2006.