Nella Mantova dei Gonzaga il concetto di essere isola nell'acqua era vissuto come privilegio e forza, punto di vista e osservazione del mondo: esattamente come quello dell'uomo visto come “nano” sulle spalle del “Gigante Storia” che Bernardo di Chartres esprimeva nel XII secolo.
L'isola può essere il dorso dell'acqua, la sua parte più prominente. Chi si erge su di essa ha un punto di vista privilegiato sul mondo attraverso quello che è solo apparente annichilimento idrico. L'acqua, da muro, diviene fluido veicolo del creato e del creativo che è nell'uomo. L'acqua scorre come il tempo nella Storia. La Storia che da gigante ci porta con Lei. La storia che da un'isola diviene percezione del sé corporeo, sua logica comportamentale e discernente gli sconosciuti mondi al di là della riva: insula cerebrale.
Ne consegue che la bellezza sia ravvisabile anche grazie a questo stato: al suo capovolgimento emotivo carico di possibilità espressive. L'isola terrestre della Mantova rinascimentale e l'isola marina e ancor più mediterranea della Sardegna nell'oggi e nella tradizione. Il confronto diviene pertinente se si parla di un creativo della moda come Antonio Marras e se a parlarne è la Mantova del Fondo Ambientale Italiano. L'intento è di sentire il respiro della terra isolana attraverso uno dei suoi testimoni ed interpreti. Un figlio di Sardegna che dei suoi arti ha fatto espressione d'Arte e che ha espresso dell'isolamento il suo diapason emotivo.
Il 2 Febbraio nell'Aula Magna dell'Università di Mantova Marras ha parlato: con mimica e fonetica, con tratteggio e macchia, con fibra e minerale, con pelo e pelle, con peso e misura, con storia, luoghi e tradizioni. Nella terra arricchita dalle opere di Mantegna e Giulio Romano si pone in relazione il concetto di isola creativa con chi si è fatto collettore e vettore dei cardini estetici della Sardegna. Antonio Marras e i suoi percorsi stratificati nell'arte e nel valore etnico del costume, visto come voce armonizzante l'altro e il diverso, l'apparentemente lontano. Nel '500, Giulio Romano per i Gonzaga, dettava forma e sostanza all'architettura giustapponendo materiali e soluzioni strutturali ed estetiche sino ad allora inutilizzate. Su di un'isola rinnovava, in funzione e bellezza, le scuderie di Federico II, in Palazzo Te, trasformandole in residenza di piacere e degna dimora di principi e imperatori.
Nel nostro tempo Antonio Marras, su di un'isola, detta nella moda la stratificazione culturale del costume isolandolo dalla logica del luogo d'origine in una nuova insula espressiva dove il pregio si esprime nell'imperfezione della sbavatura di ogni singolo lembo e pensiero dell'abito. L'isola Sardegna come luogo di sperimentazione di un lessico stratificato dei costumi del mondo. L'isola del Teieto come luogo di sperimentazione di un lessico stratificato di cultura edificativa. Giulio Romano esprime in Palazzo Te il senso logico del significato antico del labirinto: non intersezione di strade e bivi, ma tracciato curvilineo di pareti che includono un percorso che se seguito ci porta alla rivelazione del fine ultimo dei suoi segreti. Tali pareti esprimono la via, la delimitano, ma sono anche occlusione e smarrimento, possono divenire sostitute della strada maestra: non perdersi lungo di esse permette il raggiungimento del significato complessivo del tracciato.
Per Marras i tratti della sua moda sono le reinterpretazioni dei costumi di mondi a lui vicini e lontani che disegnano la via estetica del corpo dell'abito: non vanno seguiti singolarmente, ma nella visione d'insieme, guidati dal sentimento nuovo che ad essi il poeta ha donato. La moda di Marras è l'accostamento di differenti percorsi culturali, all'apparenza indefiniti, coagulati dal rosso di pensieri e creazioni che si chiudono nello strato denso della “dizione” delle sue origini linguistico lessicali, che nel metterla al centro la si pone “tra - dizione”. Sguardo che non volge al passo espresso ma a quello a venire.
Marras elabora, come se muovesse il diaframma, il lessico del suo stile e della sua terra natale. Il Teieto, chiuso al mondo dalla sua condizione insulare, al mondo guarda suggerendo attraverso la curvilinearità delle sue aperture la perfezione della sua armonia architettonica. L'abito Marras, concepito in terra sarda, guarda al mondo e suggerisce nello svolgersi delle sue trame il profilo lessico culturale della moda. Marras parla e lo fa col vivo suono del suo verbo e nell'espressione di un'istallazione del suo archivio che diviene l'insieme delle sue note: “provvisoria” manifestazione di ciò che è già Storia di un'emozione.