L’interesse verso le tecniche di filatura tradizionali, la bellezza del territorio umbro e il “fare artigiano” di una famiglia dedita alla sartoria dal 1976, hanno orientato la sensibilità di Rocco Ragni verso la moda, sviluppandone la passione per le lavorazioni di maglieria e del pregiato cashmere. Abbiamo intervistato Rocco nella magica quiete di Compresso, borgo poco distante da Perugia, nella sua “Bottega Perugina”, dove si respira ancora l’autenticità e l’artigianalità della sua tradizione familiare.
Cosa significa essere il direttore creativo del brand Rocco Ragni oggi e cosa ha significato essere il direttore creativo di Mila Schön, a livello di esperienza ed arricchimento professionale?
Ho avuto l’opportunità di essere il direttore creativo di Mila Schön per il mercato coreano e questo, in particolare, mi ha fatto crescere nella consapevolezza dei gusti e della reattività di un target che è vicino a quello del mio brand.
La mia proposta si rivolge infatti ad una donna cosmopolita che desidera un look ricercato e al tempo stesso limpido, lineare. Come Mila Schön, amo muovermi anch’io tra rigore e fasto, alternando capi essenziali a creazioni più elaborate.
Il brand Rocco Ragni nasce da una famiglia di artigiani sarti nel 1976. Il sarto è ad oggi una delle figure professionali più ricercate, cosa significa secondo lei essere sarti nell’epoca digitale e quali sono le competenze e le qualifiche richieste?
Potrei definirmi un “sarto 2.0” effettivamente. Oggi occorre infatti avvantaggiarsi utilizzando i tanti strumenti digitali che sono a disposizione. Non parlo solo della progettazione, per questi aspetti si può rimanere tradizionali e una buona matita è sempre la migliore alleata, così come lo sono gli spilli e la sensibilità delle mani. Ma occorre anche sviluppare molta competenza a livello gestionale. Così l’intera filiera, che nel distretto perugino è di grande valore, potrà essere efficientata al massimo.
Il Made in Italy nelle vostre creazioni si riconosce per quali caratteristiche?
La cartina di tornasole che prova inconfutabilmente che “Rocco Ragni” offra un vero Made in Italy si trova nelle creazioni in maglia. L’azienda, fondata da mia madre nel 1970, è nata grazie al cashmere, che nel distretto di Perugia è di casa. Prima di mia madre c’era mia nonna, una sarta con clienti privati che ha lavorato con passione alla sua macchina per cucire fino a novantatré anni. Ecco... il Made in Italy secondo me si riconosce in questo, nella passione per ciò che si fa e nella saggezza. Perché mia madre decise di non industrializzare la nostra produzione. Nel 1985 preferì chiudere l’attività piuttosto che snaturarsi. Con il senno di poi fu una scelta senza dubbio dolorosa, ma molto lungimirante perché tanti fasonisti, dopo la trasformazione, a causa dell’insostenibile concorrenza dell’estero, si trovarono a dover chiudere ugualmente, ma con in più tanti debiti.
Dopo vent’anni dalla chiusura del 1985, partendo quindi da zero, ma con la forza e la determinazione che mi hanno trasmesso mia madre e mia nonna, ho avviato la mia impresa. Il brand “Rocco Ragni” nasce nel 2005 mantenendo la maglieria protagonista. Volevo che tutte le persone che avevano avuto sfortuna con questo lavoro avessero una nuova opportunità. Per questo il fil rouge di tutte le mie collezioni è ancora la maglieria. La maglieria esprime al massimo tutto il know how, tutta la nostra tradizione locale e tutta la nostra determinazione per preservarla, di generazione in generazione.
Come nasce la sua personale passione per la moda e il bello?
Respirando in casa, fin da bambino, l’aria frizzante della moda e della bellezza, non mi sono mai posto la domanda di come e quando sia accaduto. Quello che posso dire è che sono sempre stato attratto fin da piccolo da tutto ciò che era prezioso, che dava un senso di ricchezza e di bello. Come ad esempio i filati e i tessuti che vedevo in casa e tutte quelle meravigliose perline che vedevo dentro a grandi buste, pronte per essere applicate su pullover e tessuti.
Quanti dipendenti avete in azienda?
La mia impresa è un tipico esempio delle PMI italiane, attualmente siamo in venti persone. Nel 2005, quando ho riaperto l’attività, mi sono rivolto alle tante donne che, come un tempo, lavoravano in casa con la loro macchina da maglieria. Ho iniziato con le loro piccole produzioni perché all’inizio non avevo una grande distribuzione. Poi per fortuna le cose sono andate bene e abbiamo dovuto ampliare la nostra rete di fornitori, ma ho sempre portato nel cuore tutte le persone che all’inizio hanno lavorato insieme a me, persone che sono diventate di famiglia. Quando arrivavo nelle loro case a portargli il lavoro spesso mi accoglievano con una colazione o con qualcosa di speciale che avevano appena cucinato. La cosa più bella dei primi anni era l’umanità, un valore che cerco di mantenere anche oggi. Non manca mai un regalo di Natale per tutti coloro che lavorano o che hanno in passato lavorato per noi. E, sempre a Natale, festività che sentiamo molto, per continuare a sentirci tutti vicini, organizzo una grande cena con tutti coloro che lavorano all’interno e fuori dall’azienda, includendo anche chi è andato in pensione. Una tradizione che ci permette di ritrovarci e di sentirci uniti.
La mission del brand?
Fare in modo che una donna possa sentirsi sempre sé stessa e sicura di sé ogni giorno e in qualunque latitudine del globo viva.
Utilizzate il digitale nel vostro processo produttivo?
Sì, oggi è imprescindibile, soprattutto se si vuole commercializzare una linea total look, com’è oggi “Rocco Ragni”, decisamente complessa da produrre considerando che include anche accessori complementari come borse e cappelli. Colori e materiali, ogni dettaglio, deve sincronizzarsi perfettamente e garantire non solo la riconoscibilità di uno stile ma esprimere anche una totale armonia estetica.
Sostenibilità per voi è?
Rigenerazione. Abbiamo dato vita alla “Rocco Ragni Cashmere Clinic”, un programma di assistenza completo, al servizio della cliente finale, che comprende lavaggio, asciugatura, vaporizzazione delicata, de-fuzzing con un pettine e un’accurata riparazione dei potenziali fori. La nostra missione? Mantenere vive le conoscenze e le maestranze delle nostre botteghe artigiane, riparando i capi preferiti in cashmere e non solo, di Rocco Ragni e di altre marche, restituendoli, quando è possibile, come nuovi.
Tre aggettivi per descrivere la vostra FW collection.
Moderna, avvolgente, essenziale
Per la FW 2022-23 a cosa vi siete ispirati?
Questo inverno l’ispirazione ha voluto fondere, in un unico metaforico abbraccio, il territorio perugino e le donne che lo abitano e lo vivono. Per questo abbiamo deciso di coinvolgerle in prima persona, realizzando una sfilata con donne vere, di età diverse. Teatro della presentazione?
La Villa del Colle del Cardinale, una magnifica dimora cinquecentesca che si trova proprio davanti alla nostra fabbrica. Naturalmente protagonista è l’iconica maglia in cashmere fatta a mano, declinata in tutte le sue forme, dal twin set al maxi cardigan, fino agli shorts, e in tutte le sue matericità, dalle trecce alle più complesse geometrie in rilievo.
La sua città d’arte, fonte di continua ispirazione?
Il brand Rocco Ragni nasce nella cornice incantevole del borgo cinquecentesco di Compresso, a una dozzina di chilometri da Perugia, un tempo luogo di ritiro spirituale dei frati cappuccini. È qui, dove l’unione tra territorio e artigianalità rappresenta il perfetto connubio tra mani e cuore, che ho fondato la “Bottega Perugina”, un team di esperti artigiani, mossi da autentica passione, che esprimono giorno dopo giorno l’impegno per preservare e tramandare l’unicità del loro lavoro supportato dalla tecnologia, con lo scopo di diffondere l’eleganza e lo stile italiano in tutto il mondo. L’approccio “slow” alla quotidianità permette di andare in profondità, concentrarsi sui dettagli preziosi, sviluppare nuove idee nel solco della tradizione.
La vostra terra, l’Umbria, dove si riflette nel vostro brand?
La morbidezza del profilo delle nostre colline, si specchia nelle forme cocoon dei nostri modelli. Così la palette dei colori, che può rispecchiare i tramonti, la gamma dei verdi della nostra natura, che pare uscita da una tela rinascimentale, o il calore delle terre e del tufo. Non a caso l’Umbria è al centro dell’Italia e ne riassume tutta l’iconica bellezza.
Come avete affrontato la pandemia?
Nell’unico modo possibile. Con prudenza, coraggio e speranza. È stata anche l’occasione per riflettere, pensare a un nuovo modello di business che includa la sostenibilità e l’etica, nonché investire nella crescita digitale.
All’estero dove si sviluppa maggiormente il vostro mercato?
Il nostro mercato più importante è costituito da tutti i paesi dell’ex unione sovietica. Nell’ultimo anno abbiamo aperto cinque corner a Mosca e malgrado la guerra siamo riusciti a consegnare tutti i nostri prodotti anche se con qualche difficoltà. Subito a seguire c’è l’Oriente. Un mercato molto maturo che ci dimostra di comprendere profondamente il valore della qualità.
Il brand nasce nel 2005: il segreto del vostro successo ad oggi? Quali le sfide che avete dovuto affrontare e gli ostacoli superati?
Nel corso degli anni ho dovuto affrontare molti problemi, ma li ho sempre superati, ho sempre cercato di vedere la luce oltre l’ostacolo, il covid è stato il momento più duro, ma adesso abbiamo tanti altri progetti e prospettive che si sono aperte.
Progetti per il futuro?
Rafforzare la visibilità e la riconoscibilità del brand. Comunicare di più. La personalità c’è, il prodotto anche. Sono sempre stato molto riservato, un po’ per discrezione, un po’ per modestia, ma oggi devo sforzarmi e raccontare di più ciò che siamo. Lo devo fare per il bene dell’impresa e questa intervista è la prova che mi sto impegnando!