Il “parmesao” brasiliano, i “San Marzano pomidori pelati” americani, la “palenta” croata, sono solo alcuni dei prodotti gastronomici che è possibile trovare nei supermercati di tutto il mondo. Nulla di male se fossero prodotti realmente realizzati in Italia e commercializzati all'estero, ma, purtroppo, cosi non è. Sempre più diffusa è la contraffazione di prodotti che, sfruttando il brand del made in Italy, ingannano i consumatori stranieri. Uno studio effettuato dalla Coldiretti ha dimostrato come il mercato dei prodotti “falsi” made in Italy ha raggiunto un fatturato annuo di 60 miliardi di euro. Cifra che testimonia quanto sia apprezzata l'immagine dei prodotti italiani nel mondo, ma che al tempo stesso rimarca l'importanza di una seria campagna a difesa degli imprenditori italiani, che si vedono, ingiustamente, privati di lavoro e reddito. Inoltre, l'espandersi del mercato della contraffazione, comporta un discredito dell'immagine dei prodotti agricoli italiani, da sempre sinonimo di qualità eccellente.
Il consumatore, nella fase di valutazione dell'acquisto, analizza le caratteristiche intrinseche ed estrinseche del prodotto; una delle caratteristiche estrinseche è rappresentata dal paese di origine, ovvero dove il prodotto è stato realizzato. Nel corso degli anni il tema è divenuto di stringente attualità, principalmente a causa dell'agguerrita concorrenza proveniente dalla Cina e da tutto il sud-est asiatico, paesi che dispongono di costi del lavoro che non sono minimamente comparabili a quelli italiani (o europei), ma che allo stesso tempo hanno acquisito quel know how necessario a riprodurre i beni richiesti dai mercati europei e americani.
L'effetto made in è quell'effetto esercitato sul processo di scelta del consumatore, il quale effettua l'acquisto non per le caratteristiche proprie del prodotto bensì perché esso è espressione dell'immagine del paese nel quale è stato realizzato. L'immagine del paese d'origine sostituisce agli occhi del consumatore le caratteristiche intrinseche del prodotto nella valutazione della qualità dello stesso. Tale effetto svolge un ruolo predominante negli acquisti ad alto coinvolgimento psicologico. L'effetto paese incide positivamente sul brand che ne beneficia, infatti grazie a tale effetto il consumatore è disposto ad accettare una maggiorazione del prezzo e ciò consente all'impresa di incrementare i suoi profitti senza alcun costo aggiuntivo. L'effetto made in si concretizza in due diverse situazioni; la prima riguarda la nazione nella quale l'azienda risiede, mentre la seconda riguarda il luogo di produzione nel quale l'azienda intende collocarsi.
Studi empirici hanno dimostrato che agli occhi del consumatore un'azienda italiana che colloca i propri stabilimenti produttivi all'estero perde una considerevole parte degli effetti positivi generati dal “brand” Italia. Questo discorso è da ritenersi valido principalmente per le aziende che hanno come punto di forza l'alta qualità e grazie ad essa riescono a praticare prezzi più elevati rispetto ai concorrenti. L'industria della contraffazione negli ultimi anni ha effettuato un salto di qualità; oggi, grazie all'utilizzo di semplici kit, è possibile realizzare nel giro di pochi giorni prodotti che, solitamente, prevedono un lungo tempo di lavorazione, come ad esempio il Parmigiano o il vino Brunello. Aziende straniere, grazie al brand Italia, acquisiscono indebitamente vantaggi competitivi nei confronti dei competitors, privando le aziende italiane dei sacrifici effettuati nel corso degli anni per riuscire ad acquisire un'immagine forte e riconosciuta in tutto il mondo.
Il prodotto italiano che detiene il primato di falsificazioni è il Parmigiano, che a seconda del paese assume il nome di “parmesao” (Brasile ), “parmesan” (Stati Uniti e Regno Unito), “regianito” (Argentina), “pamesello” (Belgio); evidentemente le imitazioni non potranno mai avvicinarsi all'originale. Altro prodotto al centro di numerosissime contraffazioni è il vino italiano, il quale grazie a un kit miracoloso viene riprodotto con estrema facilità e a costi contenuti. Tutto ciò oltre a screditare l'immagine del vino italiano, rappresenta anche un grave problema per i produttori onesti, i quali si trovano costretti a competere sul prezzo con rivali scorretti che riescono a proporre sul mercato del “vino” a prezzi estremamente contenuti. Oltre a singoli prodotti si sta diffondendo la moda di presentare delle pietanze già preparate, come i "maccaroni mit tomatensauce" o gli "gnocchi rucola-parmesan" prodotti in Germania, l'unico elemento che non manca mai è l'associazione alle terre italiane.
Un'efficiente lotta alla contraffazione e falsificazione dei prodotti agricoli italiani consentirà ai produttori locali di incrementare i fatturati e il numero di occupati e certamente, aspetto rilevante, sarà garantita anche la qualità dei prodotti made in Italy.