Per la cabala ebraica l’artista è colui che è in contatto col mondo degli angeli, perché sa parlare la loro lingua, una lingua capace di intrecciare immagini e parole emergenti da profondità sconosciute e proprio per questo tanto più necessarie al nostro vivere quotidiano. Questa prerogativa degli artisti di farsi tramiti o canali tra la quotidianità e un altrove ineffabile, emerge soprattutto in tempi di incertezza come quelli attuali, poiché nell’oscurità della notte i sensi di molti di noi si stanno affinando sempre di più.
Così sembrano parlare la lingua degli angeli anche i venti disegni sull’Eros di Octavia Monaco in mostra, dal 30 gennaio, alla Libreria Bocca di Milano. Infatti, osservando le venti tavole pittoriche, parte del più ampio progetto TESSITURE che insieme a Octavia Monaco stiamo portando avanti, si può percepire come i corpi ritratti siano in un certo qual modo consapevoli, fino in ogni cellula, della sacralità che rappresentano e di come Eros agisca tra le due individualità dissolvendone i confini fisici e mentali. I soggetti di queste opere, infatti, rendono ben palpabile, sulla carta, quell’idea che attraverso il contatto amoroso si esca dal tempo lineare, costretto entro l’unico binario di presente - passato - futuro, per entrare nel tempo senza tempo, ossia in quello circolare dell’eternità.
Si potrebbe quindi dire che l’Eterno Presente dell’Amore appartenendo al tempo cosmico, non conosca Thanatos, la Morte, che avanza sì, inevitabile, ma solo se rimaniamo imprigionati nell’idea del tempo lineare. Eros, in questo modo, ci consente di vivere l’eternità nel momento presente: qui e ora. Così oggi in una società in movimento caotico come la nostra, chi, come Octavia Monaco, è in qualche modo portatore di una luce, e quindi attraverso ciò che fa è in connessione con una porzione di eternità, ha il compito, forse il dovere, di trasmetterla al mondo rendendola visibile e palpabile. Cosicché si tratti di un’opera d’arte o anche solo di un oggetto di uso quotidiano non importa, purché racchiuda lo spirito creativo di chi lo ha fatto, in quanto come ha scritto qualcuno affinché i deserti che avanzano perdano sabbia... oggi il compito dell’uomo, nel mondo, è di gridare, di urlare nel deserto: perché anche quando gli altri uomini rimangono sordi il deserto ascolta.
Io penso poco e perciò capisco tutto ciò che sento. Io sento attraverso la carne e non con l’intelletto.
– da Il diario di Nijinsky
La lingua degli angeli
Libreria Bocca
Galleria Vittorio Emanuele II
Milano
Dal 30 gennaio al 24 febbraio 2014