“L'alba ha una sua misteriosa grandezza che si compone d'un residuo di sogno e d'un principio di pensiero.” Il fascino dell’alba ha da sempre ispirato poeti, artisti e scrittori come il romantico francese Victor Hugo che ne esprime in questi versi tutta la sua poesia.
Sicuramente la creazione della nuova Capsule Collection del brand Not After Ten, “Sunrise” evoca i versi dello scrittore romantico, in quanto si compone di un residuo di sogno e di un principio di pensiero, nati dalla mente e della creatività dell’influencer italiana Veronica Ferraro.
Una coloratissima capsule di body realizzati in tulle stretch di alta manifattura rigorosamente Made in Italy, trasparenti e audaci ma al tempo stesso minimal ed eleganti, i Sunrise Bodysuit sono stati pensati in dodici differenti colori che spaziano dal fluo alle tonalità nude, rispecchiando i modi di vivere della giornata di ognuno di noi e ponendosi come mantra per poterla affrontare al meglio. All’interno di ogni body viene infatti cucita una etichetta con uno dei dodici “way of living” di Veronica come “Honor yourself, Enjoy sunrise, Protect your energy, Wake up early, Exercise, Never beg anyone to stay, Stop overthinking”.
Ironica, solare e positiva, Veronica voleva creare una capsule che potesse far sentire a proprio agio le donne in ogni momento della giornata, senza rinunciare alla propria femminilità e sensualità, ma soprattutto la sua sfida più grande era quella di realizzare un capo inclusivo, dove ogni donna potesse riconoscersi ed esprimersi al meglio. Abbiamo incontrato Veronica durante la presentazione milanese del lancio.
Come nasce l’idea del brand e come mai un bodysuit come capo iconico?
Fin da quando ho iniziato questo lavoro, ormai nel 2009, ho sempre avuto il desiderio di realizzare un brand tutto mio. Inizialmente pensavo di limitarmi all’ambito dell’athleisure e così, sono partita a maggio dell’anno scorso con una prima collezione di capi sportivi in collaborazione con Yoox. Poi però mi sembrava fosse un po’ riduttivo, avevo in mente l’idea di una linea più ampia, una vera e propria collezione che mantenesse, come cuore pulsante, capi dall’impronta sportiva ma al tempo stesso sensuali, femminili e soprattutto, una linea che fosse espressione del mio vestire nel quotidiano, come si può anche vedere dal mio feed. Ho sempre pensato al body come al capo più adatto per esprimere questa mia esigenza e più rappresentativo per il lancio di Not After Ten, che dal prossimo Autunno-Inverno comprenderà dei veri e propri total look.
I Sunrise Bodysuit sono stati pensati in dodici differenti colori per ogni diverso momento della giornata: il tuo mood di oggi che colore ha? Quale bodysuit indosseresti?
Mi preparo ad un mese intenso che mi metterà alla prova sotto molti aspetti, lavorativi, emotivi e anche fisici e mi capita sempre di subire un po’ di agitazione in questi casi, credo sia normale. Dunque, se dovessi scegliere oggi opterei per il colore verde. È un colore che associo sempre a tranquillità, calma, sicurezza e perchè no, anche speranza!
Oltre ai bodysuit inizierete a produrre anche delle capsule collection?
Come anticipavo, è già pronta la collezione Autunno-Inverno 2022-2023 che comprenderà appunto dei total look, e stiamo già lavorando alla Primavera-Estate 2023! Per ora questi sono i focus principali ma sicuramente, non mancheremo di sorprendere con delle capsule speciali tra una stagione e l’altra!
Il pittore astrattista Kandinskij diceva che il “colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta e che poteva avere due possibili effetti sullo spettatore: un effetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un effetto psichico dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui il colore raggiunge l'anima. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”. C’è un colore che ha un’influenza diretta sulla tua anima e perché?
Devo dire la verità, credo che il colore mi influenzi indirettamente, a crearmi sensazioni forti sono gli odori, la musica o i posti dove ho creato dei ricordi. Ma se devo scegliere un colore scelgo l’azzurro, nulla mi rilassa come un cielo sereno o il mare. L’ho scelto anche come colore delle pareti di casa, favorisce la pace della mente e rende più diplomatici, cosa da non dare per scontato. Non a caso è anche il mio colore preferito tra tutti i 12 dei Sunrise Bodysuit.
Sempre Kandinskij affermava che il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un "effetto fisico", superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un "effetto psichico" dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui il colore raggiunge l'anima. Esso può essere diretto o verificarsi per associazione con gli altri sensi. Nel mondo dell’arte si dice che l’osservatore deve imparare a guardare l’immagine come una rappresentazione grafica di uno stato d’animo e non come una rappresentazione di oggetti. Anche nel mondo della moda un capo di abbigliamento può lasciar trasparire uno stato d’animo? Da influencer cosa pensi del connubio arte e moda? La moda è stata sempre stata una tua passione?
Personalmente il mio abbigliamento riflette sempre o quasi il mio stato d’animo, soprattutto riflette la sicurezza in me stessa in un dato momento. Ci sono giornate in cui se non mi sento al massimo, questo si riflette anche nei look, resto nella mia “comfort zone” anche in termini di abbigliamento, e poi giornate in cui invece mi sento al top, piena di energia, e in questi casi oso di più.
Arte e moda viaggiano su binari paralleli, la moda è essa stessa un’arte, come qualsiasi mezzo che ci permetta di esprimerci liberamente. Se poi pensiamo a quanto gli stilisti nel passato abbiano mantenuto rapporti stretti con gli artisti, basti pensare a Yves Saint Laurent che frequentava Andy Warhol, Picasso, Matisse e che spesso trovava spunto per le sue collezioni proprio dalle loro opere, o Elsa Schiapparelli e Dalì, o, viceversa, l’artista Sonia Delaunay che trasferiva invece sui tessuti le proprie ricerche sulla luce, sul colore e l’elenco potrebbe continuare.
Ho sempre avuto la passione per la moda, come ogni passione, nasce in maniera quasi spontanea fin da bambini e poi cresce, va coltivata. Io, ad esempio, amavo giocare con gli abbinamenti, mi ribellavo qualsiasi cosa mia mamma mi facesse indossare e andavo a cambiarmi di nascosto se non mi piaceva.
Hai lavorato e lavori con i più prestigiosi magazine italiani come Grazia, Tu Style, Donna Moderna e con noti brand del fashion system. Hai ricevuto qualche insegnamento che ti è poi tornato utile per la creazione del brand?
Lavorare con magazine e brand di questo calibro è stata la mia più grande vittoria e sotto un certo punto di vista anche una piccola “rivincita” rispetto a un periodo della mia vita nel quale avevo ricevuto due grosse delusioni lavorative a causa del mio aspetto fisico, mentre seguivo l’università. Avevo fatto due colloqui di lavoro come addetta alle vendite per due brand, non del lusso, ed entrambi mi avevano scartato perché non rispettavo i loro canoni estetici, definita “troppo in carne”. La cosa buffa è che anni dopo per il mio lavoro da influencer sono stata contattata per lavorare proprio da uno di questi brand, ho rifiutato raccontando loro l’accaduto e questo “etichettare” superficiale. Ma mi fa sorridere pensare a come davvero spesso la sorte si possa ribaltare e come sia importante rimanere sempre saldi ai propri valori. Non a caso la prima cosa che ho pensato e volevo quando ho realizzato Not After Ten è proprio l’inclusività.
Influencer da 1,4 milioni di follower: come gestisci il rapporto con i tuoi follower, sapendo che il tuo lavoro ha una grande responsabilità, come quella di influenzare il pubblico che ti segue? Ci sono dei rischi e delle difficoltà che hai dovuto superare? Quando hai iniziato a renderti conto di essere un’influencer e che questo sarebbe diventato poi il tuo lavoro? Sognavi anche un’altra professione da bambina?
Se fosse esistita la professione di influencer quando ero piccola, probabilmente avrei desiderato già allora di diventarlo. Ma quando a diciannove, vent’anni mi sono affacciata a questo mondo, ancora non era considerato un lavoro e in un certo senso, è stato proprio il bello dei miei inizi. Ho fatto tutto in maniera spontanea, senza velleità di guadagno, cosa che ora sarebbe davvero difficile.
Sono consapevole di avere una grossa responsabilità nei confronti dei miei lettori, proprio per questo cerco sempre di trasmettere messaggi positivi, il che non significa mostrare sempre e solo cose positive, non sarebbe reale. E anche se c’è chi pensa sia impossibile, la mia vita è una montagna russa fatta di alti e bassi, proprio come quella di ognuno di noi.
Lavori molto anche all’estero ma vivi a Milano: si dice che “le città sono come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia”. Con Milano che tipo di rapporto hai, quale personalità di questa metropoli vivi maggiormente? Vivresti anche all’estero in futuro e dove?
Milano è l’unica città dove al momento vivrei. Amo molto anche Los Angeles, ci passo spesso lunghi periodi. Per il mio lavoro però, l’unico altro posto dove potrei vivere oltre a Milano è Parigi… ma è qui che ho tutti i miei affetti, amici, famiglia e il mio fidanzato, è la mia città.
Una delle tendenze che caratterizza il mercato del lavoro è sicuramente la richiesta di flessibilità da parte delle persone e di soluzioni che rispondano al loro bisogno di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. In questo contesto si inserisce il work-life balance, che consiste proprio nel bilanciamento tra il tempo dedicato al lavoro e alla carriera e quello dedicato a prendersi cura di se stessi, della famiglia e a trascorrere il proprio tempo libero. Il tuo work life balance giornaliero? Quali sono le tue priorità?
Cerco sempre di conciliare vita professionale e vita privata. Parte fondamentale sono i miei amici, il mio fidanzato e la mia famiglia, che sono sempre al mio fianco e che spesso condivido nel mio Instagram, mostrando anche parti di me inedite, più fragili, o aneddoti divertenti.
Tendenzialmente per prendermi cura di me stessa, cerco il più possibile di ritagliarmi dei momenti nell’arco della giornata per allenarmi, un vero e proprio sfogo toccasana e mangiare sano. Tutto senza mai eccedere, trovando il giusto equilibrio.
Come hai affrontato la pandemia dal punto di vista personale e professionale?
Non è stato facile per tutti e, in generale, ci siamo tutti “ricreati” e adattati ad un nuovo modo di vivere la vita. Sicuramente è stato un periodo di grandi cambiamenti e di riflessione, che mi ha permesso di prendermi del tempo per me stessa e fare ricerca, trovare una nuova creatività, nuove idee.
Da un certo punto di vista il positivo è stato poter rallentare i ritmi, creare un dialogo maggiore con le persone che mi seguono, tutte cose che, presi dalla quotidianità, spesso mancano. Nonché dedicarsi ad attività che nella vita di tutti i giorni spesso vengono trascurate, cose semplici, come ascoltare della buona musica, leggere o chiacchierare al telefono con gli amici.
I tuoi “way of living”, cuciti sull’etichetta di ogni capo del brand, sono legati a particolari momenti della tua vita? In questo momento… il tuo “way of living”?
Sono dei mantra arrivati dagli amici come supporto, o che io stessa mi sono “sussurrata” in questo ultimo anno emotivamente impegnativo per mille e più motivi personali e non solo, sicuramente la pandemia è stata un duro colpo per tutti, ha cambiato le prospettive e priorità per molte cose. Semplici frasi che però mi hanno aiutata a tenere duro in momenti difficili e che ho voluto condividere sulle etichette dei miei capi con la speranza che, nel loro piccolo, possano fare altrettanto anche con chiunque acquisti un mio abito come indurre un sorriso, amare se stessi, darsi delle linee guida.
In questo momento della mia vita ho riscoperto l’amore, e come tutti gli amori più forti si ha sempre timore che possano finire o che qualcuno ce li porti via, ma poi ti accorgi che questa paura rischia di rovinare anche i momenti più belli, quindi, ho deciso che il mio mantra del momento è: “Basta aver paura di essere felici”. Un consiglio che voglio condividere con tutti.