Come si può notare, i veri problemi, a livello mentale, sembrano arrivare adesso, nel periodo post pandemico.
Evidentemente la nostra mente ha dimostrato la tanto auspicata resilienza, è stata in grado di supportare e sopportare tante cose, essendo il dato emergenziale dominante e per l’appunto urgente.
Il problema è il dopo. Come spesso succede, anche per cose decisamente minori rispetto a questi due anni di pandemia, quando come si dice “cala la tensione”, proprio quando ci si può gradualmente riprendere, ebbene è allora che la nostra mente si incaglia nelle pieghe delle difficoltà.
Sembra un fenomeno inspiegabile: ma come, proprio ora che le cose migliorano, che sembrano andare meglio, perché non reagire immediatamente bene, perché non riprendersi subito, riprendendo in mano la propria vita?
Come prima cosa, la mente non ama il cambiamento rapido, che sia in negativo come in positivo. La gradualità è amica del benessere, lo sbalzo no.
E dopo due anni di ansie, lutti, costrizioni, limitazioni, paure, la mente si era per così dire adattata ad uno status di limitazione, mentre ora le cose cambiano. E sembrano cambiare in maniera radicale: il programma di ripresa, l’andamento del PIL, la riduzione programmata delle attuali limitazioni, questi ed altri aspetti rappresentano segnali inequivocabili di un cambiamento in atto. Un cambiamento che non si sa bene dove e come andrà, ma tant’è, di cambiamento radicale si tratta.
In secondo luogo, emergono due tipologie di reazioni emotive e comportamentali che, a livello più o meno evidente e con gravità differenziata, sono ormai sotto gli occhi di tutti:
- la reazione depressiva: l’abbassamento del tono dell’umore, lo scoraggiamento, l’apatia, la mancanza di desideri e di piacere nel fare le cose, la mancanza di ideazione sono reazioni che possiamo facilmente notare in questo periodo;
- la reazione aggressiva: le violenze verbali e gli attacchi comportamentali, la rabbia, il rancore, la difficile gestione dell’invidia, la rivalsa sono tutte facce dell’aggressività che emerge in maniera molto intensa nelle persone in questo periodo.
Queste reazioni appaiono particolarmente evidenti nell’età evolutiva, in modo più significativo negli adolescenti, come si legge dai fatti di cronaca recente. Tuttavia, non ne sono certo esclusi gli adulti.
Il fenomeno a ben vedere appare trasversale, colpisce gli uomini come le donne, le differenti età, caratterizza le diverse classi sociali e culturali.
Vorrei qui suggerire tre rimedi per una migliore gestione di tutti questi aspetti:
- è particolarmente importante prendere tempo, non avere fretta nell’adattarsi alla realtà diversa da prima: è utile ritirarsi per qualche ora o giorno, riposarsi, recuperare le forze, dandosi il tempo necessario affinché la mente si assesti su un nuovo equilibrio;
- collegato al punto precedente, è fondamentale il sonno: con le sue diverse fasi, il sonno consente un graduale ed efficace recupero non soltanto fisico ma anche psichico;
- occorre prestare attenzione ai ritmi circadiani: l’adattamento agli orari giusti, dal risveglio, ai pasti, al movimento, al ritiro serale, al sonno, appaiono fondamentali al riequilibrio, sono vere e proprie carte da giocare bene sempre, ma in modo particolare in questa fase storica e sociale.
Se tutto questo non si rivela sufficiente, il ricorso ad un sostegno psicologico può rivelarsi uno strumento ulteriore, utile soprattutto nell’ottica del superamento della situazione indubbiamente traumatica e protratta nel tempo che la nostra mente ha dovuto gestire.