Dopo la laurea in Psicologia, formazione presso Clinica Neurologica dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - disturbi neuropsicologici e delle funzioni corticali superiori - e formazione clinica e terapeutica presso Associazione di Studi Psicoanalitici per la terapia dell’adulto e successivamente del bambino e dell’adolescente.
Esperienze professionali principali: presso Astri (Associazione Studi e Terapie Riabilitative Italiana); SIMEE (Servizio di Igiene Mentale Età Evolutiva) e Consultorio familiare; CPBA (Centro Psicologia Bambini e Adolescenti); Follow up del neonato prematuro Clinica Mangiagalli.
Sono nata nel ‘45 da una famiglia piccolo borghese e molto radicata nel milanese. I miei genitori tenevano i figli fermamente dentro la famiglia. Oggi penso che la faticosa ricerca di una mia autentica identità sia stata possibile grazie al fermento sociale in atto in quel periodo che in qualche modo mi ha costretta a spingermi fuori casa. In adolescenza ero incerta su cosa fare di me stessa, e dopo aver tergiversato su varie possibilità, ho lasciato la facoltà che frequentavo e sono passata a Psicologia. È stata una buona scelta perché il mio interesse è andato articolandosi e mi ha accompagnato per tutto il percorso professionale. In questo percorso ho incontrato mio marito col quale ho condiviso interessi culturali e professionali: lui nell’ambito della medicina e io in quello della psicologia. Siamo anche stati accomunati da un corso sullo sviluppo del linguaggio e la sua patologia.
Da dove e quando è germinata la passione per la psicologia e gli accadimenti della mente?
Le radici più profonde e vere della scelta le trovo nella mia nascita e nel mio nome: sono nata alla fine della Seconda guerra mondiale e mia madre si risposa dopo la morte del primo marito del quale porto il nome al femminile. Ciò mi ha creato incertezza di appartenenza ma anche interesse a capirne di più. Mi sono avvicinata a comprendere di più mia mamma, persona molto chiusa in sé stessa. Ho avuto un padre molto comunicativo e affettuoso e questo mi ha dato la possibilità di accedere alla comprensione di me stessa. Nell’ambito dello studio sulla nascita del linguaggio e il suo fallimento nella crescita dei bambini si inserisce il mio percorso formativo terapeutico presso l’Associazione di Studi Psicanalitici.
Si è impegnata in un percorso formativo molto impegnativo ed articolato. Ce ne vuole parlare?
Nel mio ambito lavorativo nel pubblico, mi è stato offerto la gestione di gruppi di mamme e bambini da 0 a 24 mesi. Questa osservazione dello sviluppo dei bambini, la relazione delle mamme con loro, ha declinato la nascita del linguaggio verbale.
Gli ambiti in cui è intervenuta sono variegati e complessi, ha assunto anche ruoli di grande responsabilità.
In questa esperienza mi sono sentita riconoscente verso le mamme che mi hanno arricchita mostrandomi la varietà dei modi di stare con il bambino. La mia attenzione si è concentrata sul crinale tra la varietà dei modi di essere e il rischio di patologia, cercando di suggerire con molto tatto il cambiamento più utile allo sviluppo del bambino.
L’età evolutiva e la cura della genitorialità sono un intervento a cui si è molto dedicata….
Ho avuto modo di occuparmi di vari modi di realizzare il desiderio di genitorialità: adozioni nazionali e internazionali, affidi familiari e gravidanze medicalmente assistite.
E poi la neonatologia al Policlinico.
È in questa esperienza presso il follow up dei prematuri che ho riflettuto sulle mie conoscenze teoriche e sul mio modo di accostarmi alle esperienze così speciali di questi genitori e questi bambini. Non potevo usare le tecniche terapeutiche conosciute, ma non potevo prescindere da esse perché le sentivo indispensabili. Entrare in empatia con i genitori e i loro bambini è stato prioritario per poter essere di aiuto.
Quali emozioni nell’essere testimone così da vicino di quell’evento misterioso e miracoloso che è la nascita?
Ho percepito nell’incontro con loro il potere trascinante del desiderio di diventare genitori, forza che li ha portati anche a cercare nel mondo il modo di poterlo realizzare. Questa forza mi ha anche spaventata perché percepivo quanto fosse precario l’equilibrio fra la realizzazione del desiderio e l’onnipotenza che porta al di là dei limiti di realtà. La loro nascita e la loro forza nell’entrare nella vita rimane ancora qualcosa di misterioso.
Si occupa dell’accompagnamento dei genitori nel follow up dei prematuri: come entra la figura dello psicologo in queste situazioni così delicate, da “maneggiare con cura”… situazioni da fiato sospeso?
È importante che lo psicologo si mantenga in ascolto entrando solo quando si percepisce il rischio di perdita di quell’equilibrio che i genitori hanno trovato ma che è ancora fragile. Lo psicologo è indispensabile nell’accompagnamento dell’evoluzione psico-fisica del bambino insieme agli altri professionisti della sanità.
Winnicott parla di angosce agoniche neonatali, angosce che riguardano tutti i neonati per cui assistere alle difficoltà dei nati prematuri, essere presenti alle loro fatiche e a quelle dei loro genitori, credo generi vissuti intensamente toccanti. Avrà partecipato a tante storie…
Mi vengono in mente in particolare dei genitori che dopo aver sofferto per la nascita prematura che ha messo in bilico il loro bambino fra la vita e la morte, si trovano ad affrontare il rifiuto del cibo del loro bambino confrontandosi di nuovo con l’impotenza e la sensazione di incapacità di genitori e la paura di nuovo della morte.
I gruppi con le mamme, un impatto di grande emozione. Ce ne vuole parlare? Quali riverberi controtransferali?
Nei gruppi oltre a condividere le difficoltà di crescita e di alimentazione, ho avuto modo di veder emergere la forza vitale nei bambini e la resilienza nelle mamme, dopo il trauma del parto prematuro.
Anche lei è madre. Come è riuscita a conciliare la sua attività con la famiglia?
Sì ho due figli e ho avuto un lavoro che mi ha impegnata per molte ore al giorno ma la disponibilità a relazionarmi con altre mamme per condividere l’organizzazione dei figli mi è stata di grande aiuto insieme all’aiuto che mio marito ha sempre dato.
Milano come si pone di fronte alla maternità, quale supporto, quale apertura, quale sensibilità, quali spazi di accompagnamento.
Milano è una città molto sensibile e rispettosa di bebè e delle loro madri, ma l’apertura e il supporto che il Comune di Milano e l’Azienda Sanitaria avevano organizzato nelle zone della città sono andati man mano riducendosi.